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La fuga di Enea da Troia di Federico Barocci

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L'Arte di fotografare l'Arte © Photo by Massimo Gaudio Federico Barocci detto il FIORI, La fuga di Enea da Troia (1598) L’opera, firmata e datata, è documentata come replica del dipinto per Rodolfo II d’Asburgo, purtroppo perduto. La rappresentazione di questo episodio della storia di Enea costituisce un unicum nella produzione del pittore urbinate, costantemente impegnato su temi religiosi o ritratti. Non è chiaro come la tela sia giunta in Collezione, ma si ipotizza che sia stato lo stesso committente, Giuliano della Rovere, a donarla al cardinal Scipione. Nella tela si riconoscono riferimenti a due famosi artisti urbinati: Raffaello, per la ripresa dell’affresco con l’Incendio di Borgo in Vaticano, e Donato Bramante, per la presenza sullo sfondo del tempietto di S.Pietro in Montorio al Gianicolo.  (testo tratto dal sito della Galleria Borghese) Autore: Federico Barocci detto il Fiori   (Urbino 1535 -1612) Titolo: La fuga di Enea da Troia Datazione:

Andrea d'Agnolo detto ANDREA DEL SARTO alla Galleria Borghese

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   #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Andrea d'Agnolo detto ANDREA DEL SARTO, Pietà con quattro santi (1507) Citata per la prima volta nell’inventario del 1693 con l’attribuzione al Perugino, l’opera ha mantenuto il riferimento all’area umbra fino a quando è stata assegnata al catalogo di Andrea del Sarto, includendola tra le opere giovanili. Si tratta verosimilmente della predella della dispersa tavola della chiesa delle monache di Monte Domini a Greve in Chianti. Le figure (nel centro Cristo, la Madonna,san Giovanni evangelista e la Maddalena e ai lati da sinistra a destra, i santi Apollonia, Antonio da Padova, Elisabetta d’Ungheria e Margherita) sono coerentemente disposte nello spazio secondo quel rapporto architettonico figura-ambiente che diverrà costante nella sua produzione più matura.   (testo tratto dal sito della Galleria Borghese) Autore: Andrea d’Agnolo detto Andrea del Sarto   (Firenze 1486 -1531) Titolo: Pietà e quattro santi Da

Lorenzo Lotto alla Galleria Borghese

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#artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Lorenzo Lotto, Madonna col Bambino e i santi Ignazio di Antiochia e Onofrio (1508) Il dipinto firmato e datato risulta in collezione dal 1613. Nella tavola, con cornice originale, sono evidenti riferimenti a pittori veneti (Giovanni Bellini e Cima da Conegliano) così come forte è la ripresa di Dürer, attivo a Venezia nel 1506. Nulla si conosce sulla provenienza del dipinto, forse eseguito durante il soggiorno a Recanati (1506-08), oppure nel corso di quello romano iniziato alla fine del 1508, quando Lotto è attivo nelle Stanze Vaticane. La presenza dei due religiosi Onofrio e Ignazio di Antiochia è stata avvicinata alle idee riformatrici del tempo, che li proponevano come modelli di imitazione. (testo tratto dal sito della Galleria Borghese) Autore: Lorenzo Lotto (Venezia 1480 - Loreto 1557) Titolo: Madonna col Bambino e i santi Ignazio di Antiochia e Onofrio Datazione: 1508 Supporto : Olio su tela Misu

Negretti Jacopo detto Jacopo Palma il Vecchio alla Galleria Borghese

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Negretti Jacopo detto Jacopo Palma il Vecchio , Sacra Conversazione con le sante Barbara e Cristina e due devoti (1510-1520) Il dipinto è sicuramente rintracciabile negli inventari solo a partire dal fidecommisso del 1833. Il soggetto della tela, comunemente definito ‘Sacra conversazione’, sarà particolarmente gradito alla committenza privata, tanto da avere uno straordinario successo nel secolo XVI. Ai lati della Vergine, assisa su un trono dal basamento scolpito, sono inginocchiati i due committenti del quadro, rispettivamente presentati a sinistra da santa Barbara, identificabile per l’attributo della torre, e a destra da santa Cristina, che reca sotto il braccio la pietra da macina del martirio. (testo tratto dal sito della Galleria Borghese) Autore: Negretti Jacopo detto Jacopo Palma il Vecchio (Serina 1480 - Venezia 1528) Titolo: Sacra Conversazione con le sante Barbara e Cristina e due devoti Datazione:

Marco Basaiti, Adamo ed Eva alla Galleria Borghese

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Marco Basaiti, Adamo (1504) La tavola è pendant dell’altra con Eva (inv.131). In occasione del riordinamento del 1925, le tavole sono state riferite a un allievo di Bellini, Marco Basaiti: attribuzione in seguito accolta dalla critica. Evidenti sono i richiami all’incisione, ai disegni e ai dipinti raffiguranti i medesimi personaggi eseguiti dal grande artista tedesco Albrecht Dürer prima, durante e subito dopo il secondo soggiorno veneziano (1505-1507). All’incisore tedesco rimandano il bue e i conigli, desunti dal una stampa del 1504: i due animali simboleggiano rispettivamente l’indolenza flemmatica e la sensualità sanguigna, che avrebbero avvinto l’uomo dopo il peccato. (testo tratto dal sito della Galleria Borghese) Autore: Basaiti Marco (Venezia 1470 ca. - post 1530) Titolo: Adamo Datazione: 1504 Supporto : olio su tavola Misure (cm): 152 x 86 Si trova: Galleria Borghese Luogo:

Tiziano Vecellio, San Domenico

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Tiziano Vecellio, San Domenico (1565) Questa opera di Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1488/1490 - Venezia 1576), è esposta nella Sala di Psiche della Galleria Borghese in Roma. La notizia certa sull'ingresso nella Collezione Borghese del San Domenico , è il suo lascito da parte del cardinale Girolamo Bernerio del 1611 a favore del cardinale Scipione Borghese. Questa opera fa parte dell'ultimo periodo stilistico dell'artista (1565). Nell'olio su tela che misura 97 x 80 cm, Tiziano ha raffigurato il santo che emerge dallo sfondo scuro, ma non nero, dove viene evidenziata la sua figura nel cosueto abito dei frati predicatori formato da una tonaca bianca ed un mantello con cappuccio nero. Un raggio di luce proveniente di lato, oltre l'abito illumina il suo volto e la mano che ha l'indice rivolto verso l'alto.

Raffaello Sanzio, Deposizione di Cristo

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Raffaello Sanzio, Deposizione di Cristo (1507) Galleria Borghese - Roma La tavola, firmata e datata in basso a sinistra “Raphael Urbinas MDVII.”, fu commissionata da Atalanta Baglioni in memoria del figlio Grifonetto, ucciso durante una lotta fratricida per il possesso della signoria di Perugia. L’opera, utilizzata come pala d’altare nella chiesa di San Francesco, rimase nella città umbra per cento anni, finché una notte, con la complicità dei frati, fu prelevata di nascosto e inviata a Roma a papa Paolo V, che ne fece dono al nipote Scipione Borghese (1608). Originariamente era sormontata da una cimasa con l’immagine di Dio Padre benedicente (Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria) e accompagnata da una predella con la raffigurazione delle Virtù teologali, oggi ai Musei Vaticani. Nel mettere in scena il dramma della rappresentazione, Raffaello prese a modello il Compianto su Cristo morto di Perugino a Palazzo Pitti, eseguito nel 1495, in

TIZIANO Vecellio, Ritratto di violinista

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio TIZIANO Vecellio, Ritratto di violinista (1512-1513) Galleria Spada - Roma Probabilmente eseguito intorno al 1512-13, il Ritratto di musico è un capolavoro giovanile di Tiziano Vecellio, che sfruttò qui in modo magistrale tutte le possibilità espressive delle tonalità dei neri, dei grigi e dei bruni. Originalissima è la ripresa del personaggio – un suonatore di violone di cui non conosciamo l'identità – fissato dal pittore mentre si volta verso lo spettatore, trattenendo con la mano guantata un lungo cartiglio che sporge oltre una balaustra. L'atteggiamento profondamente naturale e dinamico della figura, non priva di una qualità leggermente enigmatica, è accentuato dall'acutezza dello sguardo, acceso dal tono luminoso dell'incarnato. La maestria di Tiziano nell'uso di un colore vivo, che dà sostanza alle cose senza definirle con il disegno, è evidente nei minimi dettagli: nel lembo di camicia che spunta dal g

Giuseppe Cesari detto CAVALIER D'ARPINO, La cattura di Cristo

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Giuseppe Cesari detto CAVALIER D'ARPINO, La cattura di Cristo (1598) Galleria Borghese - Roma Il dipinto venne definito già nel Seicento come la più bella opera eseguita dal Cavalier d’Arpino. Giunse nella collezione di Scipione Borghese in seguito al sequestro delle opere conservate nello studio del pittore, ordinato nel 1607 da Paolo V. L’aggressione notturna rappresentata nel dipinto è tra le composizioni più celebri e imitate del Cesari.    (testo tratto dal sito Galleria Borghese) Autore: Giuseppe Cesari detto CAVALIER D'ARPINO (Arpino 1568 - 1640) Titolo: La cattura di Cristo Supporto: Olio su rame Anno: 1598 Misure (cm.): 79 x 58 Posizione: Galleria Borghese Località: Roma

Scipione Pulzone, Sacra Famiglia con i santi Giovannino ed Elisabetta

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Scipione Pulzone, Sacra Famiglia con i santi Giovannino ed Elisabetta (dopo 1570) Galleria Borghese - Roma L’opera compare, con l’esatta attribuzione a Scipione Pulzone, nell’inventario della collezione del 1693. Il dipinto costituisce uno dei capolavori d’arte sacra del pittore per l’attenzione alla resa dei particolari e lo studio della luce che evidenzia le figure in primo piano, sottolineando la modestia della Madonna e la semplice umanità di Elisabetta. (testo tratto dal sito Galleria Borghese) Autore: Scipione Pulzone (Gaeta 1550 ca - Roma 1598) Titolo: Sacra Famiglia con i santi Giovannino ed Elisabetta Supporto: Olio su tela Anno: 1570 - 1598 Misure (cm.): 135 x 105 Posizione: Galleria Borghese Località: Roma

Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Autoritratto in veste di Bacco (Bacchino malato)

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Autoritratto in veste di Bacco (Bacchino Malato) (1592-1595)  Come il Giovane con canestra di frutta, la tela proviene dal gruppo di opere che nel 1607 furono confiscate al Cavalier d’Arpino (1568-1640) dopo la pretestuosa incarcerazione per possesso illegale di archibugi. Il pittore, per essere rilasciato, fu costretto a donare la propria quadreria alla Camera Apostolica, così che Paolo V la potè regalare al nipote Scipione Borghese, presumibile autore della pianificata sottrazione. Si tratta di una raffigurazione di tipo allegorico in cui il soggetto, ritratto con estremo realismo, è ornato con gli attributi di Bacco, dio del vino e dell’ebbrezza. Il giovane si rivolge allo spettatore in posa atipica, di tre quarti, mostrando fra le mani un naturalistico grappolo d’uva bianca, in evidente contrasto con il suo incarnato ceruleo e insalubre. La critica individua nel soggetto un possibile au

Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Giovane con canestro di frutta

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Giovane con canestro di frutta (1593-1595) Galleria Borghese - Roma La tela proviene dal gruppo di opere che, nel 1607, furono confiscate al Cavalier d’Arpino (1568-1640) dopo l’incarcerazione seguita all’accusa pretestuosa di possesso illegale di alcuni archibugi. Il pittore, per essere rilasciato, fu costretto a donare la propria quadreria alla Camera Apostolica, in questo modo Paolo V potè consegnarla al nipote Scipione Borghese, presumibile autore della pianificata sottrazione. Il dipinto risale con ogni probabilità al periodo in cui Caravaggio lavorava presso la bottega del celebre pittore arpinate, dove assolveva al compito di “generista”.Il soggetto raffigurato non è contraddistinto da alcun elemento iconografico esplicito e utile per poter individuare un preciso contenuto simbolico. Il giovane, in posa di tre quarti, con la camicia che lascia intravedere una spalla, mostra  un cane

Giovanni Luteri detto Dosso Dossi, Melissa

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Giovanni Luteri detto DOSSO DOSSI, Melissa (1520) Galleria Borghese - Roma Il dipinto è da collocarsi negli anni della prima maturità del pittore ferrarese. Raffigura una donna in primo piano dall’aspetto imponente, che indossa un turbante e abiti sontuosi dai colori sgargianti. Immersa in un paesaggio boschivo, è seduta all’interno di un cerchio in cui sono trascritti simboli che richiamano la Cabala ebraica; nella mano sinistra impugna una fiaccola, mentre con la destra regge una tavoletta con disegni geometrici.  La figura femminile è stata identificata con una maga, inizialmente Circe, successivamente Melissa, secondo la descrizione data da Ludovico Ariosto nell’Orlando Furioso (VIII canto 14-15). Melissa libera da malvagi incantesimi alcuni paladini: il riferimento potrebbe trovarsi nelle piccole figure umane appese all’albero sulla sinistra dell’opera.  Il restauro ha evidenziato vari pentimenti: sulla sinistra del dipint