Post

Giovanni da Milano, Polittico con Madonna con Bambino

Immagine
#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Giovanni da Milano, Polittico con Madonna con Bambino (1355 ca.) - Galleria Corsini - Roma Giovanni da Milano, attivo a Firenze e in Lombardia tra 1346 e 1369, fu esponente di spicco della scuola giottesca. Il piccolo polittico, databile ai primissimi anni della sua carriera, è suddiviso in sette riquadri. Quello centrale è spartito in due scene: in alto, la  Vergine con il Bambino  in trono, circondati da angeli, in basso, il  Compianto sul Cristo morto . Nel registro superiore compaiono altre due scene cristologiche,  l’Annunciazione  e la  Natività , mentre in basso, accanto al Compianto, è raffigurata la  Crocifissione . Nei riquadri laterali del registro centrale si riconoscono, a sinistra,  San Nicola , che sorregge tre sfere d’oro, e  Santo Stefano  (o  San   Lorenzo , vista l’assenza di riferimenti precisi); a destra,  Sant’Eustachio , contraddistinto dalla presenza del cervo, e  San Giacomo , col bastone del pellegrino. I

Christian Berentz, Lo spuntino elegante

Immagine
#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Christian Berentz, Lo spuntino elegante (1717) - Galleria Corsini - Roma Quando Berentz, pittore tedesco che trascorre gran parte della sua vita a Roma, dipinge  Lo spuntino elegante , la natura morta ha assunto già da un secolo dignità di genere pittorico autonomo. La particolarità di questo quadro è il contrasto tra la frugalità del pasto e la preziosità degli oggetti, tra la raffinatezza del contesto e l’apparente disordine di alcuni dettagli: il lembo sollevato della tovaglia che scopre il legno sottostante e lascia intravedere il cassetto semiaperto, le calotte dell’arancia, il pane quasi in bilico. I sofisticati calici, le posate d’argento, la tabacchiera dorata, indicano il livello sociale dei commensali. L’angolo inferiore destro del tavolo punta verso l’osservatore e la non-frontalità della scena aumenta il senso di provvisorietà della visione. Le nature morte, soprattutto dal Seicento in poi, nel loro costruito

Leonardo da Vinci, San Girolamo

Immagine
#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Leonardo da Vinci, San Girolamo (1482 ca.) - Pinacoteca dei Musei Vaticani Non abbiamo notizie sulla destinazione e sul committente del dipinto, ancora allo stato di abbozzo e tra i più enigmatici del grande pittore, scultore, architetto, ingegnere e filosofo toscano. La più antica citazione del S. Girolamo infatti risale solo agli inizi dell'Ottocento, quando è menzionato, con attribuzione a Leonardo, nel testamento della pittrice svizzera Angelica Kauffmann. Alla morte della Kauffmann se ne persero nuovamente le tracce, finché fu ritrovato per caso e acquistato dallo zio di Napoleone, il Cardinal Joseph Fesch. Secondo la tradizione il cardinale rinvenne il quadro diviso in due parti: quella inferiore nella bottega di un rigattiere romano dove costituiva il coperchio di una cassetta, mentre quella con la testa del santo presso il suo calzolaio che ne aveva fatto il piano dello sgabello. Al di là del racconto romanzato la tav

Anton Van Dyck, Madonna della paglia

Immagine
#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Anton Van Dyck, Madonna della paglia (1625-1627) - Galleria Corsini - Roma La Vergine, seduta con il braccio poggiato sulla greppia, sostiene il Bambino addormentato sul suo grembo, avvolgendolo nel lenzuolo bianco. L’opera prende il titolo dalla paglia che sporge dalla mangiatoia, che insieme alla presenza dell’asino e del bue richiama il tema della  Natività  e fa della scena qualcosa di più di una semplice  Madonna col Bambino . L’immagine è infatti intessuta di molteplici riferimenti alla passione di Cristo: Gesù è disteso sulle ginocchia della madre, come nella  Pietà , avvolto nel lenzuolo, così come resterà per tre giorni nel sudario; sulla destra, gli assi di legno inchiodati e incrociati, potrebbero alludere alla Crocifissione; e le spighe che spuntano a sinistra ricordano il sacrificio dell’Eucarestia. Tutto ciò spiega lo sguardo preoccupato e velato di tristezza della Vergine. Sebbene analoghe allusioni simboliche

Salvator Rosa, Il supplizio di Prometeo

Immagine
#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Salvator Rosa, Il supplizio di Prometeo (1646-1648) - Galleria Corsini - Roma Prometeo, figura della mitologia classica, giace supino incatenato a una rupe del Caucaso. Dalla tensione delle membra, oltre che dalla smorfia del volto, si percepisce tutta la brutalità del supplizio. Una mano è serrata, l’altra è spalancata, e i tendini quasi fuoriescono dal polso; le gambe divaricate sono entrambe tesissime; il ventre squarciato offre un brano di anatomia umana; l’aquila sta divorando l’intestino, anche se nel mito si parla solamente del fegato, che, ricrescendo ogni giorno, è pasto quotidiano di una tortura senza fine.  Ciò che identifica il personaggio come Prometeo è la torcia accesa nell’angolo in basso a destra, strumento con cui il titano aveva donato all’umanità il fuoco. L’aquila, attributo di Zeus, si fa ambasciatrice della vendetta del padre degli dei. Il supplizio di Prometeo è un tema in cui questioni figurative, le

Orazio Gentileschi, Madonna col Bambino

Immagine
#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Orazio Gentileschi, Madonna col Bambino (1605-1610) - Galleria Corsini - Roma Nel dipinto di Orazio Gentileschi né la Vergine, né il piccolo Gesù guardano verso l’osservatore: tutto rimane come trattenuto all’interno della tela e l’essenza dell’opera è giocata sul reciproco scambio di sguardi e contatti tra madre e figlio. Non si percepisce quella solennità rituale che caratterizza le raffigurazioni della Vergine con il Bambino: se non fosse per il bordo dorato dell’aureola potrebbe sembrare un soggetto profano, un momento d’intimità familiare. Questo effetto è ottenuto anche grazie all’uso del colore: su uno sfondo spento, basato su toni ocra e bruni, il dipinto si accende di luce negli incarnati di madre e figlio e nella tripartizione di colori puri (rosso, giallo, blu) scelti per gli abiti. La naturalezza della scena e l’impostazione luminosa, vicine all’estetica caravaggesca, testimoniano quanto Gentileschi avesse compreso la

Giambattista Piazzetta, Giuditta e Oloferne

Immagine
#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Giambattista Piazzetta, Giuditta e Oloferne (1715-1720) - Galleria Corsini - Roma Giuditta è l’unico personaggio femminile cui sia dedicato un libro del Vecchio Testamento. L’eroina, con un astuto stratagemma, riesce nell’impresa di salvare il suo popolo dall’assedio dell’esercito assiro, comandato da Oloferne. Fingendo di voler tradire il popolo ebraico, viene accolta nell’accampamento nemico. Dopo un fastoso banchetto, si avvicina furtivamente al letto del generale, ormai vinto dall’abuso del vino, e lo uccide con la sua stessa scimitarra. Mentre molti artisti si erano soffermati sul momento più truce dell’episodio, la decapitazione di Oloferne, qui Piazzetta raffigura l’attimo immediatamente precedente. Giuditta con una mano scioglie il laccio che tiene legata la scimitarra e con l’altra scosta la cortina che circonda il letto. La scena assume così un forte sapore teatrale: il sipario-tenda si apre, fa cadere la luce su Giud

Beato Angelico, Trittico (Ascensione, Giudizio Universale, Pentecoste)

Immagine
#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Giovanni da Fiesole detto BEATO ANGELICO, Trittico con Ascenzione Giudizio Universale e Pentecoste (1447-1448) - Galleria Corsini - Roma L’opera, donata al cardinale Lorenzo Corsini, ha fatto discutere a lungo gli studiosi: non era infatti chiaro se le tre tavolette fossero state concepite da Beato Angelico come un’opera unitaria oppure fossero state riadattate e messe assieme successivamente. I dubbi sorgevano per l’inusuale accostamento dei tre episodi raffigurati -  Ascensione ,  Giudizio   Universale ,  Pentecoste  – e per una erronea lettura di un inventario Corsini, secondo la quale le tavolette furono donate separatamente e poi assemblate. Studi recenti hanno invece smentito sia quest’ultima ipotesi, sia la presunta incongruità dei tre episodi: tale associazione si ritrova infatti anche in altre opere ed è motivata da connessioni tematiche e dottrinali. Il recente restauro ha permesso di recuperare i colori brillanti e

Salomè con la testa del Battista di Guido Reni

Immagine
#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Guido Reni, Salomè con la testa del Battista (1638-1639 ca.) - Galleria Corsini - Roma La figura di Salomè si staglia su un fondo grigio e indistinto, dal quale emerge portando su un piatto la testa recisa del Battista, da consegnare alla madre Erodiade. Il Vangelo (Mt. 14, 1-12) narra, infatti, che Erode Antipa avesse fatto arrestare il santo per l’aperta critica alla sua unione con Erodiade, già moglie del fratello, ma che non avesse avuto il coraggio di farlo uccidere.  Durante un banchetto in suo onore, Salomè si esibì in una sensuale danza che colpì Erode talmente tanto da prometterle di esaudire qualunque suo desiderio; la fanciulla, istigata dalla madre, chiese allora di avere «su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».  La versione di Guido Reni si concentra sulla messa in scena del contrasto tra l’episodio narrativo – una fanciulla che porta una testa mozzata su un piatto – e il volto di Salomè, che punta gli occhi

Disputa di Gesù fra i dottori di Luca Giordano

Immagine
#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Luca Giordano, Cristo tra i Dottori (1656-1660) - Galleria Corsini - Roma L’episodio raffigurato nel dipinto è narrato nel Vangelo di Luca (2, 41-50): Giuseppe e Maria, smarrito il giovane Gesù a Gerusalemme, lo ritrovano all’interno del tempio, intento a interrogare gli esperti su questioni teologiche. Nel dipinto sono riuniti due momenti: la disputa di Gesù coi dottori del tempio e il ritrovamento da parte di Giuseppe e Maria, questi ultimi visibili sul fondo del quadro, tra la gamba di Gesù e uno dei dottori. L’impostazione del dipinto è articolata su due centri visivi: il giovane Gesù seduto sulla destra e la colonna del tempio a rappresentare la nuova fede contrapposta alla vecchia. Attorno si dispone la folla dei dottori, che ascoltano ammirati e sbigottiti, oppure discutono allarmati, confrontando le parole di Gesù con le sacre scritture. (dal sito Galleria Corsini) Autore: Luca Giordano   (Napoli 1634 - 1705)

La morte di Adone di Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto

Immagine
#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto, La morte di Adone (1637) - Galleria Corsini - Roma Il mito di Venere e Adone è qui giunto al suo ultimo atto. Adone, il bellissimo giovane amato da Venere, è stato ferito a morte da un cinghiale durante una battuta di caccia. La dea irrompe sulla scena con un vero e proprio salto, che non è semplicemente una trovata scenica ma è legato alla narrazione. Ovidio, infatti, nel X libro delle  Metamorfosi , narra che Venere si trova sul suo carro trainato da cigni, di ritorno a Cipro, quando da lontano sente i gemiti di Adone morente e si precipita giù dal cielo.  Alle spalle di Adone vediamo un cane da caccia, un tronco spezzato e un paesaggio dai colori foschi. Il corpo del giovane risalta sul rosso del panneggio, probabile allusione al colore dell’anemone, il fiore in cui verrà tramutato il suo sangue. L’episodio è riletto in chiave cristologica, come già era avvenuto in ambito letterario con i