LA CASA DI MASTRO TITTA, "ER BOJA DE ROMA"

© Photo by Massimo Gaudio

L'Arte di fotografare l'Arte


Vicolo Campanile, Casa del boia di Roma

Molti turisti che si recano in San Pietro sicuramente non lo sanno, ma in una traversa di via della Conciliazione e più precisamente in vicolo del Campanile 2, risiedeva Giovanni Battista Bugatti meglio conosciuto come Mastro Titta, il boia di Roma. Nacque a Senigallia e per "lavoro" si trasferì a Roma non prima di aver praticato l'arte in altri luoghi del centro Italia. Aveva cura di annotare su un taccuino tutte le esecuzioni effettuate nella sua lunga carriera durata ben 68 anni dei 90 vissuti. Eseguì ben 614 esecuzioni in vari modi diversi, sicuramente l'impiccagione era quella meno violenta, ma egli utilizzava altri modi per portare a termine quello per il quale veniva pagato dallo Stato Pontificio. Utilizzava anche la decapitazione, la mazzolatura, lo squartamento e in alcuni anche il rogo, che a Roma venivano eseguite in luoghi ampi, capaci di contenere tanta gente come Piazza del Popolo, piazza Campo de' Fiori e il Velabro che fu utilizzato anche nel film Il Marchese del Grillo con Alberto Sordi. In una scena del film, al termine dell'esecuzione, si vedono i genitori dare un ceffone ai figli come monito per fargli capire che se non rigano dritti durante la vita, faranno la stessa fine.
Quando non era impegnato nel ruolo di boia, Bugatti vendeva ombrelli sotto la sua abitazione nel rione Borgo, all'interno della cinta vaticana per avere una sorta di protezione verso il popolo romano che non lo vedeva di buon occhio. Ovviamente la sua fama durò per molto tempo tanto da ispirare commedie e film sulla vita popolare del XIX secolo come il Rugantino dove Mastro Titta nella versione teatrale fu interpretato da Aldo Fabrizi (lo vidi al Teatro Sistina nel '79, bellissimo!), mentre in quella cinematografica di Pasquale Festa Campanile fu interpretata da Paolo Stoppa, inoltre comparve anche nel film Nell'anno del Signore di Luigi Magni. Anche il poeta romano Giuseppe Gioacchino Belli, che lo vide all'opera, volle dedicargli alcuni sonetti.




Vi ringrazio.

Arrivederci al prossimo articolo.

Massimo

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