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CICLO CRISTO BENEDICENTE ED EVANGELISTI al Monastero di San Bebedetto (Sacro Speco) di Subiaco

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  © Photo by  Massimo Gaudio Sala del Capitolo vecchio Il Monastero di San Benedetto, detto anche Santuario del Sacro Speco, si trova addossato a una parete rocciosa del monte Taleo a un'altezza di 600 m slm nel comune di Subiaco nella provincia di Roma. Il monastero è formato da due chiese sovrapposte unite tra loro da una serie di scalinate che servono anche le varie cappelle. Prima di arrivare alle due chiese, si deve passare attraverso una porta gotica di piccole dimensioni sormontata da una croce cosmatesca. Da qui si accede al corridoio d'ingresso che corre addossato alla parete della montagna che conduce alla Sala del Capitolo vecchio dove si trova una serie di affreschi realizzati nel primo quarto del XVI secolo. Tra questi risalta un ciclo pittorico formato da cinque affreschi che raffigurano Gesù Cristo nell'atto di impartire la benedizione, mentre di lato, sia a destra che a sinistra, sono raffigurati i quattro evangelisti: a sinistra ci sono Giovanni e Marco, me

FARMACIA della CERTOSA DI TRISULTI

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  © Photo by  Massimo Gaudio L'antica farmacia settecentesca Nella provincia di Frosinone e più precisamente nel territorio del comune di Collepardo, si trova a 825 m.s.l.m la Certosa di Trisulti, un antico monastero che risale al XIII secolo che, nonostante faccia parte dei Beni dello Stato Italiano, è gestito dalla congregazione dei Cistercensi di Casamari. Tra i vari edifici presenti all'interno delle mura, ce n'è uno che è stato adibito a Farmacia risalente al XVIII secolo, costituito da vari ambienti disposti su due livelli.  Dopo aver salito le scale che portano all'Antica Farmacia, si arriva di fronte a un affresco sotto il loggiato realizzato da Filippo Balbi che rappresenta l'Immacolata Concezione. Dal loggiato si accede alla farmacia e subito si viene accolti da vari tromp-l'oeil realizzati da Filippo Balbi. Da questo corridoio si accede in tre distinti locali. Il primo, a sinistra, ospita la Farmacia dove ci sono arredi di fine Settecento con vetrine

PICCOLO CHIOSTRO DEL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA QUERCIA A VITERBO

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© Photo by  Massimo Gaudio Il pozzo Poco fuori Viterbo, bellissima città nell'Alto Lazio, in zona la Quercia si trova il santuario dedicato alla Madonna della Quercia, luogo di sicuro interesse religioso e perché no anche artistico che vanta nomi illustri tra i quali anche quello del Bramante a cui è stato attribuito il Piccolo Chiostro (ne è presente nel santuario uno più grande) che porta appunto il suo nome. Vi si accede dalla navata di destra della chiesa nella quale da una grande vetrata è possibile averne un anticipo. Il chiostro è di forma rettangolare costituito da una serie di campate (6x3) strutturate in un duplice ordine di colonne. La parte inferiore costruita tra il 1479 e il 1481 dove sono presenti dei piccoli rosoni, ricalca lo stile gotico del complesso domenicano di Santa Maria in Grandi sempre a Viterbo. L'ordine superiore realizzato tra il 1511 e il 1513 presenta caratteristiche rinascimentali che hanno portato a pensare che l'opera fosse stata realizzata

GIORGIO VASARI, CRISTO PORTACROCE (1553)

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    © Photo by  Massimo Gaudio Giorgio Vasari, Il Cristo portacroce (1553) Mi è capitato di vedere qualche anno fa alla Galleria Corsini di Roma un dipinto del celebre pittore aretino Giorgio Vasari dal titolo Il Cristo Portacroce realizzato nel 1553. È stata sicuramente una grande fortuna poterlo ammirare in tutta la sua bellezza visto che fa parte di una collezione privata. Il dipinto, passato nel Seicento nelle collezioni Savoia, era da tempo considerato perduto, finché non è stato identificato da Carlo Falciani studioso di pittura vasariana, che lo ha riconosciuto nel quadro registrato da Vasari nel proprio libro delle Ricordanze, indicando la data e il nome del prestigioso destinatario “Ricordo come a dì XX di maggio 1553 Messer Bindo Altoviti ebbe un quadro di braccia uno e mezzo drentovi  una figura dal mezzo in su grande,  un Cristo che portava la Croce  che valeva scudi quindici d’oro” Dopo essere stato restaurato in uno studio di Firenze, grazie alla generosità dei proprietar

GIOVANNI PAOLO PANINI, CAPRICCIO ROMANO (1734)

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  © Photo by  Massimo Gaudio Giovanni Paolo Pannini, Capriccio con i più celebri monumenti e sculture dell'antichità di Roma (1734) Nel museo di Palazzo Barberini a Roma si trova la sala dedicata alla veduta romana. Ci sono molti dipinti del pittore olandese Gaspar Van Wittel celebre per i suoi paesaggi romani conosciuto con il nome italianizzato Gaspare Vanvitelli. Nella sala c'è soltanto un dipinto non suo ed è stato eseguito dal pittore piacentino Giovanni Paolo Pannini (1691-1765) che si intitola Capriccio con i più celebri monumenti e sculture dell'antichtà di Roma del 1734. L'olio su tela che misura 98 x 135 cm, racchiude attraverso un fantasioso gioco architettonico di cui il pittore era un affermato interprete, vari monumenti e sculture dell'antichità romana. Si notano tra il Pantheon, il Tempio di Vesta, quello di Minerva e di Marte, la Colonna Antonina, la statua equestre di Marco Aurelio esposta ai Musei Capitolini insieme al Leone che azzanna il Cavallo

LA PRIMAVERA DI CHINI AL MUSEO BONCOMPAGNI-LUDOVISI

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© Photo by  Massimo Gaudio Galileo Chini, La Primavera che perennemente si rinnova (1914) Nel Museo Boncompagni-Ludovisi per le arti decorative, il costume e la moda del XIX e XX secolo di Roma, si può ammirare un dipinto del pittore e scultore fiorentino Galileo Chini (Firenze 1873 - 1956) eseguito per la biennale di Venezia nel 1914. L’opera si intitola La Primavera che perennemente si rinnova. Nella stessa stanza, sono esposti sulle pareti altri pannelli che fanno sempre parte della Primavera. Sempre nella stessa stanza è stata esposta un’altra opera d’arte però di genere diverso, ma comunque di grande bellezza. Si tratta di un abito da sera dello stilista Valentino della collezione Autunno-Inverno 1992. Galileo Chini per la creazione della sua opera, è stato sicuramente influenzato dallo stile di Klimt, stile ripreso dallo stilista per le applicazioni sull'abito. Penso che la scelta di metterli vicini non sia stata soltanto casuale, perché si ha la sensazione che l’abito entri