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GIORGIO VASARI, CRISTO PORTACROCE (1553)

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    © Photo by  Massimo Gaudio Giorgio Vasari, Il Cristo portacroce (1553) Mi è capitato di vedere qualche anno fa alla Galleria Corsini di Roma un dipinto del celebre pittore aretino Giorgio Vasari dal titolo Il Cristo Portacroce realizzato nel 1553. È stata sicuramente una grande fortuna poterlo ammirare in tutta la sua bellezza visto che fa parte di una collezione privata. Il dipinto, passato nel Seicento nelle collezioni Savoia, era da tempo considerato perduto, finché non è stato identificato da Carlo Falciani studioso di pittura vasariana, che lo ha riconosciuto nel quadro registrato da Vasari nel proprio libro delle Ricordanze, indicando la data e il nome del prestigioso destinatario “Ricordo come a dì XX di maggio 1553 Messer Bindo Altoviti ebbe un quadro di braccia uno e mezzo drentovi  una figura dal mezzo in su grande,  un Cristo che portava la Croce  che valeva scudi quindici d’oro” Dopo essere stato restaurato in uno studio di Firenze, grazie alla generosità dei proprietar

GIOVANNI PAOLO PANINI, CAPRICCIO ROMANO (1734)

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  © Photo by  Massimo Gaudio Giovanni Paolo Pannini, Capriccio con i più celebri monumenti e sculture dell'antichità di Roma (1734) Nel museo di Palazzo Barberini a Roma si trova la sala dedicata alla veduta romana. Ci sono molti dipinti del pittore olandese Gaspar Van Wittel celebre per i suoi paesaggi romani conosciuto con il nome italianizzato Gaspare Vanvitelli. Nella sala c'è soltanto un dipinto non suo ed è stato eseguito dal pittore piacentino Giovanni Paolo Pannini (1691-1765) che si intitola Capriccio con i più celebri monumenti e sculture dell'antichtà di Roma del 1734. L'olio su tela che misura 98 x 135 cm, racchiude attraverso un fantasioso gioco architettonico di cui il pittore era un affermato interprete, vari monumenti e sculture dell'antichità romana. Si notano tra il Pantheon, il Tempio di Vesta, quello di Minerva e di Marte, la Colonna Antonina, la statua equestre di Marco Aurelio esposta ai Musei Capitolini insieme al Leone che azzanna il Cavallo

LA PRIMAVERA DI CHINI AL MUSEO BONCOMPAGNI-LUDOVISI

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© Photo by  Massimo Gaudio Galileo Chini, La Primavera che perennemente si rinnova (1914) Nel Museo Boncompagni-Ludovisi per le arti decorative, il costume e la moda del XIX e XX secolo di Roma, si può ammirare un dipinto del pittore e scultore fiorentino Galileo Chini (Firenze 1873 - 1956) eseguito per la biennale di Venezia nel 1914. L’opera si intitola La Primavera che perennemente si rinnova. Nella stessa stanza, sono esposti sulle pareti altri pannelli che fanno sempre parte della Primavera. Sempre nella stessa stanza è stata esposta un’altra opera d’arte però di genere diverso, ma comunque di grande bellezza. Si tratta di un abito da sera dello stilista Valentino della collezione Autunno-Inverno 1992. Galileo Chini per la creazione della sua opera, è stato sicuramente influenzato dallo stile di Klimt, stile ripreso dallo stilista per le applicazioni sull'abito. Penso che la scelta di metterli vicini non sia stata soltanto casuale, perché si ha la sensazione che l’abito entri

TRITTICI E POLITTICO ALLA GALLERIA NAZIONALE D'ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA IN ROMA

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   © Photo by  Massimo Gaudio Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea Grande, è anche bello? Nei musei sono esposte opere di varie forme e grandezze. Personalmente ritengo che le dimensioni non influiscono sulla bellezza di un'opera, alcune volte però le grandi dimensioni di un dipinto permettono di vedere meglio i dettagli che l'artista ha voluto inserire nell'opera, oppure di capire meglio la tecnica usata. Nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea in Roma, ci sono molte sale espositive di grandi di mensioni, che permettono di poter esporre opere che richiedono grandi pareti. Tra le tante tele presenti ne ho scelte tre e a ognuna di esse sarà presente una foto con delle persone vicino per dare il senso della grandezza, perché vedendo un'opera sul PC o sullo smartphone non sempre si ha la percezione delle dimensioni, anche quando si sanno le misure. Giuseppe De Nittis, Le corse al Bois de Boulogne (1881) Autore: Giuseppe De N

IL MOAI DI VITORCHIANO

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  © Photo by  Massimo Gaudio Il Moai di Vitorchiano Quando si pensa a un MOAI subito il pensiero viaggia verso l'Isola di Pasqua, quindi vedendo le fotografie di questo articolo si potrebbe pensare a una statua creata per un parco giochi a tema. Invece no. Ci troviamo a Vitorchiano, uno dei borghi più belli d'Italia a pochi chilometri da Viterbo. Nella collina di fronte alla cittadina dove c'è un belvedere da dove si può ammirare il borgo in tutta la sua bellezza, è stato collocato un vero e proprio MOAI. Si tratta di una gigantesca statua in peperino, alta sei metri, che riproduce i monoliti antropomorfi dell’Isola di Pasqua o Rapa Nui chiamati appunto MOAI. Nel 1990 venne fatta arrivare da Rapa Nui la famiglia Atan composta da 19 persone che con la forza delle proprie braccia costruì un originale Moai identico a quelli di Rapa Nui utilizzando le stesse tecniche di realizzazione con asce e pietre, facendola diventare l'unico esemplare in pietra di dimensioni originali

IL MISTERO DELLA SALA 22 DI PALAZZO BARBERINI

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   © Photo by  Massimo Gaudio Annibale (o Lodovico) Carracci, Tabernacolo portatile con la Pietà, scene di santi e martiri (1603) La sala 22 delle Gallerie Nazionali d'Arte Antica - Palazzo Barberini in Roma è bellissima ed è ricca di marmi e decorazioni che dalle pareti salgono su fino alla volta. Non conosco la sua destinazione iniziale, ma le decorazioni non hanno riferimenti religiosi quindi non credo che fosse una cappella privata. La sala è dedicata a una sola singola opera esposta all'interno di una teca che la protegge. L'opera è di un pittore bolognese della famiglia Carracci che si intitola Tabernacolo portatile con la Pietà, scene di santi e martiri realizzata intorno al 1603 ed è un olio su tavola, rame, ebano e oro che misura cm 43,8 x 31,2 chiuso. La descrizione del museo dell'opera recita così:       "L’altarolo, prezioso oggetto di devozione privata, ha una forma a trittico, con le ante laterali richiudibili e dipinte su entrambi i lati. Nello sc

JOHANN WENZEL PETER, ADAMO ED EVA NEL PARADISO TERRESTRE (1800-1829)

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  © Photo by  Massimo Gaudio Johann Wenzel Peter, Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre Alla fine del percorso all'interno della Pinacoteca dei Musei Vaticani , sono esposti alcuni dipinti del pittore austriaco Johann Wenzel Peter attivo tra il '700 e '800. Nato nella città di Karlsbad l'8 settembre del 1745, egli divenne medaglista presso la corte imperiale di Vienna, questo gli valse una certa esperienza nel ritrarre soggetti in modo minuzioso e una volta arrivato a Roma grazie all'ambasciatore austriaco presso la Santa Sede, si mise a studiare pittura. Divenne un bravissimo anatomista tanto da diventare egli stesso nel 1812 professore presso l'Accademia di San Luca. Morì a Roma il 28 dicembre del 1829. Nella pinacoteca tra quadri di Zebre, Tigri e Leoni si trova un dipinto di grandi dimensioni (336 x 247 cm) intitolato Adamo ed Eva nel paradiso terrestre . L'anno della sua morte è essenziale per poter datare l'opera perché non c'è una data certa,