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La morte di Adone di Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto, La morte di Adone (1637) - Galleria Corsini - Roma Il mito di Venere e Adone è qui giunto al suo ultimo atto. Adone, il bellissimo giovane amato da Venere, è stato ferito a morte da un cinghiale durante una battuta di caccia. La dea irrompe sulla scena con un vero e proprio salto, che non è semplicemente una trovata scenica ma è legato alla narrazione. Ovidio, infatti, nel X libro delle  Metamorfosi , narra che Venere si trova sul suo carro trainato da cigni, di ritorno a Cipro, quando da lontano sente i gemiti di Adone morente e si precipita giù dal cielo.  Alle spalle di Adone vediamo un cane da caccia, un tronco spezzato e un paesaggio dai colori foschi. Il corpo del giovane risalta sul rosso del panneggio, probabile allusione al colore dell’anemone, il fiore in cui verrà tramutato il suo sangue. L’episodio è riletto in chiave cristologica, come già era avvenuto in ambito letterario con i

NEGAZIONE DI PIETRO DI JUSEPE DE RIBERA

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Jusepe de Ribera detto LO SPAGNOLETTO, Negazione di Pietro (1615-1616) - Palazzo Barberini - Roma  Il soggetto ebbe molta fortuna tra gli imitatori di Caravaggio, giacché consentiva una ambientazione notturna, con vivaci effetti di luce, uno studio realistico dei tipi fisionomici, nonché una più immediata attualizzazione del racconto evangelico in termini di costumi, attitudini ed atmosfere. Il pittore, memore della concentrata retorica gestuale della messa in scena del Merisi nella Chiamata di san Matteo , rovescia, per così dire, la dinamica drammaturgica dell'azione. Qui è san Pietro, ancora al limite del quadro, ma rimasto solo, ad esser fatto segno di un gesto che lo chiama in causa personalmente, un movimento che si ripete, come un'eco, nella mano scura del vecchio e in quella pallida della donna, cui l'apostolo risponde col proprio gesto, quasi a rendere tangibile il dramma della triplice negazione. (dal sito

L'INFLUENZA DI CARAVAGGIO NELLA PITTURA NAPOLETANA

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudi o Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Davide con la testa di Golia (1609-1610) - Galleria Borghese - Roma Nella prima decade del '600, Michelangelo Merisi detto Caravaggio (Milano 1571 - Porto Ercole 1610), ebbe guai seri con la legge e, a seguito del ferimento a morte di un suo rivale, venne condannato a morte. Fuggì da Roma grazie all'appoggio della famiglia Colonna che attraverso alcuni stratagemmi, riuscì a proteggerlo fino al suo arrivo a Napoli. Nella città partenopea, egli vi soggiornò in due periodi diversi, intervallati da un viaggio che fece in Sicilia e Malta. Le sue opere esposte nelle chiese napoletane, furono di stimolo per i pittori del posto, che seguirono lo stile del Merisi. Il primo di questi fu Giovanni Battista Caracciolo detto Battistello (Napoli 1578 - 1635) che seguì alla lettera lo stile caravaggesco, e nel dipinto del 1625 intitolato Sant'Onofrio lo si nota chiaramente. La luce cruda pr