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Visualizzazione dei post da dicembre, 2020

Negretti Jacopo detto Jacopo Palma il Vecchio alla Galleria Borghese

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Negretti Jacopo detto Jacopo Palma il Vecchio , Sacra Conversazione con le sante Barbara e Cristina e due devoti (1510-1520) Il dipinto è sicuramente rintracciabile negli inventari solo a partire dal fidecommisso del 1833. Il soggetto della tela, comunemente definito ‘Sacra conversazione’, sarà particolarmente gradito alla committenza privata, tanto da avere uno straordinario successo nel secolo XVI. Ai lati della Vergine, assisa su un trono dal basamento scolpito, sono inginocchiati i due committenti del quadro, rispettivamente presentati a sinistra da santa Barbara, identificabile per l’attributo della torre, e a destra da santa Cristina, che reca sotto il braccio la pietra da macina del martirio. (testo tratto dal sito della Galleria Borghese) Autore: Negretti Jacopo detto Jacopo Palma il Vecchio (Serina 1480 - Venezia 1528) Titolo: Sacra Conversazione con le sante Barbara e Cristina e due devoti Datazione:

Marco Basaiti, Adamo ed Eva alla Galleria Borghese

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Marco Basaiti, Adamo (1504) La tavola è pendant dell’altra con Eva (inv.131). In occasione del riordinamento del 1925, le tavole sono state riferite a un allievo di Bellini, Marco Basaiti: attribuzione in seguito accolta dalla critica. Evidenti sono i richiami all’incisione, ai disegni e ai dipinti raffiguranti i medesimi personaggi eseguiti dal grande artista tedesco Albrecht Dürer prima, durante e subito dopo il secondo soggiorno veneziano (1505-1507). All’incisore tedesco rimandano il bue e i conigli, desunti dal una stampa del 1504: i due animali simboleggiano rispettivamente l’indolenza flemmatica e la sensualità sanguigna, che avrebbero avvinto l’uomo dopo il peccato. (testo tratto dal sito della Galleria Borghese) Autore: Basaiti Marco (Venezia 1470 ca. - post 1530) Titolo: Adamo Datazione: 1504 Supporto : olio su tavola Misure (cm): 152 x 86 Si trova: Galleria Borghese Luogo:

Tiziano Vecellio, San Domenico

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Tiziano Vecellio, San Domenico (1565) Questa opera di Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1488/1490 - Venezia 1576), è esposta nella Sala di Psiche della Galleria Borghese in Roma. La notizia certa sull'ingresso nella Collezione Borghese del San Domenico , è il suo lascito da parte del cardinale Girolamo Bernerio del 1611 a favore del cardinale Scipione Borghese. Questa opera fa parte dell'ultimo periodo stilistico dell'artista (1565). Nell'olio su tela che misura 97 x 80 cm, Tiziano ha raffigurato il santo che emerge dallo sfondo scuro, ma non nero, dove viene evidenziata la sua figura nel cosueto abito dei frati predicatori formato da una tonaca bianca ed un mantello con cappuccio nero. Un raggio di luce proveniente di lato, oltre l'abito illumina il suo volto e la mano che ha l'indice rivolto verso l'alto.

Tiziano Vecellio, Cristo flegellato

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Tiziano Vecellio, Cristo flegellato (1560) Questa opera di  Tiziano Vecellio  (Pieve di Cadore 1488/1490 - Venezia 1576), è esposta nella Sala di Psiche della Galleria Borghese in Roma. Il  Cristo flagellato  risale all'ultimo periodo artistico di Tiziano (1560). Nell'olio su tela che misura 87 x 62,5 cm, l'artista enfatizza la drammaticità espressiva del Cristo legato alla colonna con toni scuri ed in alcuni punti i tratti risultano poco delineati. La luce che corre su parte del corpo martoriato e sofferente tanto da preannunciare l'inevitabile epilogo, porta lo sguardo sul volto che risalta sullo sfondo scuro in modo chiaro e ben definito rispetto al resto del dipinto, dove lo sguardo è rivolto verso l'alto come volesse comunicare con colui che lo avrebbe accolto a breve.  Com'è successo per le altre opere di Tiziano esposte nella Sala, anche di questa non si hanno notizie certe del suo ingresso all'interno de

Giovanni Bellini, Madonna col Bambino

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Giovanni Bellini, Madonna col Bambino (1510 ca.) La tavola, firmata sul cartiglio, è databile al 1510 circa, cioè nell’ultima fase dell’attività di Bellini, scomparso nel 1516. La totale paternità dell’artista è data poi dalla particolare relazione, compositiva e simbolica, che si crea tra i due personaggi in primo piano e lo sfondo. Quest’ultimo è costituito dalla cortina posta alle spalle della Vergine, tenuta aperta sul paesaggio caratterizzato in lontananza da montagne, da colline con castelli e da un sentiero percorso da due viandanti che termina, fisicamente e idealmente, nel punto dove si erge un pioppo tremulo, prossimo alla Madonna e al Bambino. Il pioppo è un noto simbolo della Passione di Cristo che, preannunciata anche dalle espressioni tristemente pensose della Vergine e del Bambino, conferisce a questo quadro di devozione privata un chiaro significato salvifico. (testo tratto dal sito Galleria Borghese) Autore: G