Raffaello e l'armonia delle forme

Uno Sguardo alle Opere d'Arte citate nel Romanzo "Raffaello" di Cinzia Giorgio

A cura di Manuela Moschin

Il romanzo “Raffaello” di Cinzia Giorgio è un piacevole viaggio nell’epoca rinascimentale che ha la capacità di catturare l'attenzione attraverso una scrittura scorrevole e amabile che invita il lettore a compiere diversi salti temporali. L’autrice, nel proporre un mistero da svelare, ha infatti intrecciato magistralmente il periodo storico attuale con la vita di Raffaello. Il libro è interessante per quanto riguarda le opere d'arte citate, in quanto, oltre a narrare in versione romanzata le vicissitudini dell’artista, la scrittrice compie una descrizione di numerose opere appartenenti al patrimonio artistico.
Per questo articolo ho scelto di parlarvi di due opere menzionate: "L'Incendio di Borgo" e "La Madonna della Seggiola di Raffaello Sanzio.

 "Incendio di Borgo" di Raffaello Sanzio, 1514 - Affresco, (dimensione massima 728 cm.) Città del Vaticano, Stanza dell'Incendio di Borgo e lo Stile Classico (Fig.1).

"Incendio di Borgo" di Raffaello Sanzio, 1514 - Affresco, (dimensione massima 728 cm.) Città del Vaticano, Stanza dell'Incendio di Borgo e lo Stile Classico. (Fig.1)
Racconta l'autrice Cinzia Giorgio:
A Giulio II era piaciuta molto questa sua brama di sapere, tanto che gli aveva commissionato subito un ciclo di affreschi per la Stanza della Segnatura, da adibire a biblioteca e studio. Un successo che gli era valso il contratto per la Stanza di Eliodoro e la stesura di altri due contratti per altrettante stanze: quella dell'Incendio al Borgo e la Sala di Costantino, che avrebbe affrescato negli anni a venire. Una commissione mastodontica che lo aveva fatto entrare nel mondo dell'altissima committenza romana dalla porta principale. 

La "Stanza dell'Incendio di Borgo" e lo Stile Classico di Raffaello

Le quattro Stanze Vaticane furono affrescate dal 1508-09 al 1520.  In ordine cronologico di esecuzione sono: la Stanza della Segnatura, la Stanza di Eliodoro, la Stanza dell'Incendio di Borgo e  la Stanza di Costantino.
Fu papa Giulio II (1443-1513) (Fig.2) che nel 1508 chiese a Raffaello (1483-1520)(Fig.11) di affrescare la prima Stanza detta della Segnatura che venne chiamata così perché in essa aveva sede la biblioteca privata del pontefice che lì firmava i documenti. Nel 1513 durante il periodo della decorazione della seconda Stanza, quella di Eliodoro, morì  Giulio II,  pertanto fu il suo successore papa Leone X (1475-1521)(Fig.3) che si incaricò di seguire Raffaello nel compimento delle opere.
In questo articolo vi parlerò della "Stanza dell'Incendio di Borgo" (Fig.1) iniziata il 1 luglio 1514 e terminata nel 1517 sotto il pontificato di Leone X.
Raffaello Sanzio "Ritratto di Giulio II" 1511 - Olio su tavola (cm. 108,7x80) National Gallery Londra  (Fig.2)
Raffaello Sanzio "Ritratto di Leone X con i Cardinali Giulio de' Medici e Luigi de' Rossi" (1518) Olio su tavola - Galleria Palatina Firenze (cm. 155,2x118,9) (Fig.3)
Nello stesso anno Raffaello, nominato architetto di San Pietro, si interessò di studiare gli edifici antichi di Roma e il trattato De Architectura  di Vitruvio il quale,  scritto intorno al 15 a.C. risulta un fondamento teorico basilare per conoscere i metodi costruttivi degli antichi romani.
Raffaello incaricò il suo amico e collaboratore Fabio Calvo (1450-1527) di tradurre il trattato vitruviano per poterlo studiare direttamente. Ne conseguì una trasformazione del linguaggio dell'artista caratterizzato da uno stile classicista manifestato anche nella Stanza dell'Incendio di Borgo.

Lo storico dell'arte Konrad Oberhuber a proposito della classicità di Raffaello scrisse:

E' intorno al 1514 che assistiamo a una definitiva tendenza volta a sviluppare uno stile antiquario nell'architettura e nell'arte plastica, che negli ultimi anni della sua carriera riscosse l'ammirazione di tutti gli umanisti e trasformò in maniera decisiva l'arte a Roma, e con essa quella del mondo intero.
"L'Incendio di Borgo" allude a un avvenimento accaduto nell'anno 847 in Borgo, il quartiere adiacente alla basilica vaticana. Accadde che, in seguito a un incendio divampato nell'Urbe, papa Leone IV affacciatosi dalla Loggia delle Benedizioni del palazzo pontificio spense il fuoco miracolosamente con il gesto del segno della croce. Il committente papa Leone X con questo episodio intende far riferimento alla guerra che in quel momento imperversava tra il re di Francia Francesco I e l'imperatore Carlo V. 
Lo stile narrativo è molto particolare, Raffaello infatti, ha rappresentato l'incendio soltanto sul lato sinistro dell'affresco illustrando vari personaggi che stanno fuggendo dagli edifici in fiamme. In primo piano ha ritratto alcune figure in estasi di fronte al miracolo e a destra invece alcuni astanti sono impegnati a spegnere l'incendio.
Tutta la scena è stata concepita al fine di ottenere una prospettiva scenografica teatrale conseguita utilizzando diversi punti di vista prospettici. 
Il dipinto è ricco di movimento percepibile nella raffigurazione delle singole figure in pose teatrali, ritratte nude come usavano riprodurre gli antichi. A sinistra del dipinto l'artista ha rappresentato un uomo che porta in salvo il vecchio padre sulle spalle seguito da una donna e un bambino. Si tratta di una ripresa letteraria dall'Eneide di Virgilio, nella quale  viene narrata la fuga da Troia in fiamme da parte di Enea con il padre Anchise, il figlio Ascanio e la moglie Creusa. In questo gruppo e nel corpo nudo muscoloso del giovane che scavalca il muro è riconoscibile in Raffaello la predilezione  per la statuaria antica, essa risulta maggiormente evidente nei disegni preparatori conservati all'Albertina a Vienna (Fig.4-5-6) dove in ogni singolo personaggio è evidente un effetto anticheggiante reso dal volume dei corpi.

Raffaello Sanzio "Giovane che porta sulle spalle un vecchio" 
Sanguigna su foglio 1514 ca. (cm. 30x17,3) Vienna, Graphische Sammlung Albertina (Fig.4)
Raffaello Sanzio "Giovane nudo aggrappato a un muro" Sanguigna su disegno a matita nera (cm. 26.5x16.1), Vienna, Graphische Sammlung Albertina (Fig.)Studio per una figura nell'atto di calarsi da un muro presente nell'Incendio di Borgo (Fig.5)

Raffaello Sanzio "Due donne con un bambino" Sanguigna su tracce di matita nera -  Studio per un gruppo di figure che si trovano al centro dell'affresco "Incendio di Borgo"cm.33,6x25) Vienna, Graphische Sammlung Albertina (Fig.6)
Non solo i personaggi ma anche le architetture rappresentate da Raffaello sono dei riferimenti agli edifici della classicità.
Sullo sfondo del dipinto egli ha raffigurato la facciata dell'antica Basilica paleocristiana di San Pietro ornata da mosaici nota anche come Basilica di Costantino (Fig.7) che era  situata nella zona occupata attualmente dalla nuova Basilica.
A sinistra si trova il tempio in rovina, probabilmente  una ripresa del colonnato corinzio del tempio del Dioscuri (Fig.8) e a destra ha dipinto un tempio ionico che ricorda  quello di Saturno (Fig.9) Al Centro il papa si sta affacciando da un'architettura in stile bramantesco a bugnato (Fig.1).
Nell'affresco pertanto sono presenti diversi ordini architettonici: il corinzio della loggia papale, lo ionico con colonne di marmo venato a fusto liscio dell'edificio di destra, colonne scanalate corinzie in marmo bianco a sinistra.
Raffaello Sanzio "Incendio di Borgo" dettaglio, Basilica paleocristiana di San Pietro nota anche come Basilica di Costantino (Fig.7)
Il Tempio dei Dioscuri  noto come Tempio dei Castori - Foro Romano (Fig.8)

Il Tempio di Saturno - Roma (Fig.9)

"La Madonna della Seggiola" di Raffaello Sanzio 1513-1514 olio su tavola (71x71cm) Galleria Palatina di Palazzo Pitti - Firenze (Fig.10)

"La Madonna della Seggiola" di Raffaello Sanzio 1513-1514 olio su tavola (71x71cm) 
Galleria Palatina di Palazzo Pitti - Firenze (Fig.10)

Racconta ancora l'autrice:

A quella mastodontica commissione si erano aggiunte le richieste di ritratti e le opere di devozione privata: aveva dipinto diverse Madonne, compresa la sua preferita, la "Madonna della Seggiola", alla quale aveva dato il  volto di Margherita. La sua Margherita, il volto perfetto della bellezza.
La "Madonna della Seggiola" (Fig.10) è una delle opere di Raffaello che ha suscitato maggior pathos, si dice persino che è talmente coinvolgente da indurre lo spettatore a immaginare di inginocchiarsi davanti a lei. Il dipinto appare in perfetta armonia percepibile dall'abbraccio materno, tenero e avvolgente di Maria.
La scena nel suo insieme risulta molto suggestiva e ammaliante, l'artista collocando le figure entro un tondo ha donato all'opera un carattere proporzionato e plastico creando una scenografia alquanto realistica.
La Vergine dallo sguardo amorevole e dolce si rivolge verso l'osservatore inclinata in avanti, dando l'impressione che stia dondolando il Bambino Gesù stringendolo tra le braccia. A destra è raffigurato San Giovannino che sta posando lo sguardo verso Maria e il Fanciullo, egli ha le mani giunte, un'espressione angelica e sul suo capo è abbozzato un sottile filo d'aureola.
E' una composizione geometrica equilibrata e armonica, essa trasmette un senso di tenerezza e mette in risalto il rapporto intimo e affettuoso tra la Madre e il Figlio. In questo abbraccio divino, permeato di dolcezza, l'osservatore si sente partecipe emotivamente.
Nel 1514 nel campo della pittura devozionale si verificò una svolta, la Madonne assumono un atteggiamento più materno e i bambini vengono raffigurati più infantili. In quest'opera Maria non è rappresentata in modo ieratico su un trono ma seduta su una sedia che è adornata da un pomolo "camerale" e da uno schienale decorato in oro, dotato di frange solitamente usato nelle corti pontificie. Ella  indossa uno scialle di seta in stile orientale ornato d'oro e sul capo porta un panno rigato. I colori sono stesi con maestria tramite una pennellata sciolta di alta qualità pittorica e mirabile cromia nell'accostamento dei colori caldi e freddi (rosso, giallo, blu, verde).

Alcuni storici dell'arte hanno ipotizzato che l'opera sia stata commissionata da papa Leone X e che egli l'abbia inviata ai parenti a Firenze. Il dipinto fa parte dei capolavori trafugati dall'esercito napoleonico e trasferiti in Francia nel 1799; essa tornò a Firenze nel 1882 dove si trova tutt'ora nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti.

Termino l'articolo citando una frase di Pierre-Auguste Renoir, che quando vide la "Madonna della Seggiola" esclamò:
Ero andato a vedere quel quadro per spassarmela; ed ecco che mi trovo davanti alla pittura più libera, più salda, più meravigliosamente semplice e viva che sia dato di immaginare.
Pierre-Auguste Renoir - Corrispondenza (1881-1882).
Arrivederci in arte
"Autoritratto di Raffaello Sanzio" 1504-1506,  olio su tavola 
cm. 47,5x33 Galleria degli Uffizi - Firenze (Fig.11)

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