LA RAGAZZA COL CIUFFO (CARAVAGGIO?)

© Photo by Massimo Gaudio

L'Arte di fotografare l'Arte


Ritratto di giovane donna (La ragazza col ciuffo), olio su tela, cm 80×65

È noto che Caravaggio per i suoi dipinti utilizzasse spesso gli stessi modelli, soprattutto durante il periodo romano e Fillide Melandroni era una di queste. La ragazza di origine senese divenne una cortigiana molto nota a Roma per la sua condotta scandalosa e tra i suoi amanti c'era anche Ranuccio Tomassoni ucciso da Caravaggio durante una rissa nel 1606. Molto bella, era una delle modelle preferite dal Merisi che la dipinse nei panni di santa Caterina (Museo Thyssen, Madrid), nei panni della Maddalena nella Marta e Maddalena (Detroit Institute of Arts), e forse nei panni di Giuditta nella Giuditta e Oloferne che si trova a Palazzo Barberini.
Il Ritratto di giovane donna che fa parte di una collezione privata, mostra una ragazza che ha una forte somiglianza con l'omonimo dipinto realizzato da Caravaggio (ultima foto) che si trovava a Berlino ma purtroppo è andato distrutto durante i bombardamenti nel corso della Seconda guerra mondiale.
Già dal 1644 questo secondo dipinto viene considerato come originale di Caravaggio in quanto menzionato tra le opere del cardinale Antonio Barberini e poi successivamente riportato durante l'inventario del 1672 dove veniva descritto come "Ritratto di una donna con il ciuffo di palmi 3 incirca, con cornice dorata intagliata, mano di Caravaggio". La sua valutazione di 80 scudi, somma veramente importante all'epoca per un dipinto di dimensioni ridotte, avvalora l'ipotesi che tale valore assegnato era legato sicuramente al nome del presunto autore. Da notare inoltre nelle fotografie dell'articolo, il dettaglio dell'orecchino di perla a goccia indossato dalla modella sia nella Ragazza col ciuffo sia da Giuditta.



Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Giuditta e Oloferne (1600 ca.) Olio su tela, cm. 145 x 195

Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Ritratto di Fillide Melandroni, 1601-1605, olio su tela 66 x 53 cm

Vi ringrazio.

Arrivederci al prossimo articolo.

Massimo

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