GALLERIA BORGHESE

© Photo by Massimo Gaudio

L'Arte di fotografare l'Arte


Galleria Borghese

Incastonato come una gemma preziosa all'interno del parco di Villa Borghese, si trova un palazzetto che fu la residenza della famiglia Borghese già dall'inizio del XVII secolo con Camillo, salito al soglio pontificio come Paolo V (1605-1621). Molte delle opere che oggi possiamo ammirare all'interno di Galleria Borghese, sono state raccolte dal nipote prediletto di Paolo V, il cardinale Scipione Caffarelli Borghese (1577-1633).
Il 1607 è stato l'anno che ha visto gli inizi dei lavori per la costruzione del palazzo sotto la direzione di Flaminio Ponzio, ultimati successivamente da Giovanni Venanzio e rinnovati a partire dal 1770 da Domenico Asprucci dietro richiesta di Marcantonio V Borghese (1730-1800). In questa ultima fase sono stati curati soprattutto gli interni con la decorazione affidata a pittori di rilievo quali Mariano Rossi, Domenico Corvi, Christoph Unterberger, Anton von Maron, Giuseppe Cades, Niccolò Lapiccola, Tommaso Maria Conca. Anche scultori come Vincenzo Pacetti, Agostino Penna, Tommaso Righi e l'argentiere Giuseppe Valadier hanno contribuito all'arricchimento della struttura. 
L'allestimento voluto da Asprucci prevedeva un posizionamento privilegiato all'interno delle sale delle sculture come quelle di Gian Lorenzo Bernini o quelle della scultura antica. Queste ultime, entrate a far parte a suo tempo nella collezione grazie al lavoro del cardinale Scipione, nel 1807 furono vendute dietro imposizione a Napoleone da Camillo Borghese (1775-1832). Nonostante questa vendita e nonostante le successive integrazioni, le sale oggi rispecchiano l'allestimento originale.

    Mettetevi comodi, inizia la visita 

Sala degli Imperatori
La prima sala che il visitatore incontra lungo il percorso espositivo della Galleria Borghese è la Sala degli imperatori, chiamata così per via dei dodici busti in porfido e alabastro collocati lungo le pareti dalla sala che rappresentano altrettanti Cesari, realizzati nel '600 da un artista anonimo. Seguono il tema dell'Antica Roma sei sculture classica di Arte Romana imperiale, tra le quali si trova la cosiddetta Artemide del tipo Borghese in marmo pentelico (120-130 d.C.), racchiuse in altrettante nicchie ricavate nelle pareti, abbellite da una grande varietà di marmi allestite su progetto dell'architetto Antonio Asprucci (1723-1808).
La quadratura architettonica della volta segue il tema della sala con riferimenti alla pittura pompeiana eseguiti da Giovanni Battista Marchetti (1730-1800), accoglie i dipinti di Domenico de Angelis (1735-1804) ispirati alla narrazione di Ovidio nelle Metamorfosi che riguardano la ninfa Galatea.
Al centro della sala trova posto Il Ratto di Proserpina, prima opera autografa di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) e alle spalle del gruppo marmoreo, trovano posto due tavoli dodecagonali in porfido opera di Luigi Valadier (1726-1785), dove le maschere in bronzo dorato rappresentano le Quattro Stagioni. Sopra di essi trovano posto una coppia di anfore in marmo nero antico con manici a protome aquilina risalenti alla prima metà del XVII secolo opera di Silvio Calci da Velletri.

Volta di Domenico de Angelis, Trionfo di Galatea (1778-1780)

Sala degli imperatori


Gian Lorenzo Bernini, Il ratto di Proserpina (1621-1622)

Una delle opere di maggior rilievo e impatto emotivo che si trova alla Galleria Borghese è sicuramente il Ratto di Proserpina, scultura in marmo di Carrara di Gian Lorenzo Bernini (Napoli 1598 - Roma 1680) commissionata dal cardinale Scipione Borghese nel 1621, ciò significa che l'artista poco più che ventenne, con la sua bravura era riuscito a catturare l'attenzione delle famiglie aristocratiche dell'epoca.
La scultura alta 255 cm mostra il momento in cui Plutone con la forza rapisce Proserpina che prova in tutti i modi a sfuggire dalla presa possente del dio degli inferi, rappresentato dall'artista muscoloso e virile, con la corona in testa e lo scettro in terra vicino ai suoi piedi, simboli che sottolineano il suo status. Alla sua sinistra si trova Cerbero, il cane a tre teste guardiano del regno di Ade.
Bernini è riuscito a dare al gruppo marmoreo un'anima e una vita propria. Si nota chiaramente la forza bruta di Plutone, sottolineata oltre che dall'atteggiamento brutalmente compiaciuto, anche dalla pressione che esercita con le mani sulle carni di Proserpina mentre la stringe a sé nella fase concitata del rapimento. La dea in questa fase è disperata, ha provato con tutte le sue forze a scappare, ma non ci riesce e così l'artista per sottolineare la sua disperazione le ha scolpito alcune lacrime che le scendono dagli occhi.

Luigi Valadier, Tavolo dodecagonale (1773), Silvio Calci da Velletri, anfora con manici a protome aqulina in marmo nero antico (prima metà del XVII sec.)

Arte Romana Imperiale, Artemide (II sec.)

Arte Romana Imperiale, Dionisio (II sec.)

Arte Romana Imperiale, Venere ammantata e delfino con testa moderna (II sec.)


Sala del Sileno
Al piano terra si trova una stanza che si chiama Sala del Sileno, chiamata così in ricordo del gruppo con Sileno e Bacco bambino ora al Louvre. Quasi tutti i dipinti nella sala sono di Caravaggio e oltre alle opere dell'artista milanese, se ne possono ammirarne altre di artisti che in qualche modo sono a Lui collegati.
Le fotografie mostrano una panoramica sulla splendida sala, dove si possono ammirare sia i vari dipinti che le varie statue provenienti dalla Roma Imperiale come, ad esempio, quella del Satiro danzante restaurato con crotali (370-300 a.C.), oppure quella di un Imperatore seduto restaurato come Mercurio (6-30 a.C.) che fa bella mostra di sé in mezzo ad altre due sotto il dipinto di Giuditta e Oloferne di Giovanni Baglioni. Per non farsi mancare proprio niente, la volta è stata affrescata da Tommaso Maria Conca dove al centro c'è il Sacrificio del Sileno (1775-1778).

Sala del Sileno

Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Giovane con canestro di frutta (1593-1595) Olio su tela, cm. 70 x 67
Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Autoritratto in veste di Bacco (Bacchino Malato) (1592-1595) Olio su tela,   cm. 67 x 53
Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Madonna dei Palafrenieri (1605-1606), Olio su tela, cm. 292 x 211 

Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, San Giovanni Battista (1609-1610), Olio su tela, cm. 159 x 124
Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, David con la testa di Golia (1609-1610), Olio su tela, cm. 125 x 100

Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, San Gerolamo (1605-1606), Olio su tela, cm. 116 x 153
Giovanni Baglione, Giuditta con la testa di Oloferne (1608), Olio su tela, cm. 220 x 150 
Scipione Pulzone, Sacra Famiglia con i santi Giovannino ed Elisabetta (dopo 1570), Olio su tela, cm. 135 x 105
Ludovico Cardi detto CIGOLI, Giuseppe con la moglie di Putifarre (1610), Olio su tela, cm. 220 x 150
Giuseppe Cesari detto CAVALIER D'ARPINO, Ratto d'Europa (1603-1606), Olio su tavola, cm. 58 x 45

Giuseppe Cesari detto CAVALIER D'ARPINO, La cattura di Cristo (1598), olio su rame, cm. 79 x 58

Bernardino Cesari, Diana e Atteone (1601-1613), Olio su tela, cm. 62,5 x 83

Arte Romana Imperiale, Satiro danzante restaurato con crotali (370-300 a.C)

Arte Romana Imperiale, Imperatore


Volta di Tommaso Maria Conca, Sacrificio a Sileno (1775-1778)



Sala della Paolina
La Sala della Paolina è la prima del percorso espositivo della Galleria Borghese, ma non è la prima che si incontra quando vi si accede; infatti, si viene accolti dalla Sala degli imperatori dove la scultura del Bernini Il ratto di Proserpina padroneggia nel centro di essa, ma di questa splendida opera ne parleremo in un'altra occasione.
Torniamo ora alla sala regina di questo articolo. Fu concepita dall'architetto Antonio Asprucci (1723-1808) nel Settecento del quale stile è rimasto solo una minima parte, infatti nel secondo decennio dell'Ottocento, dopo gli "acquisti" napoleonici, l'architetto Luigi Canina (1795-1856) ne ridisegnò l'aspetto. La sala, una volta veniva chiamata del vaso per via dell'antico cratere neoattico chiamato appunto Vaso Borghese che si trova oggi al Louvre, prende il nome sia dalla scultura di Antonio Canova (1757-1822) Paolina Borghese Bonaparte nelle vesti di Venere vincitrice, che dai dipinti che si trovano nella volta dedicati alle Storie di Venere ed Enea eseguiti da Domenico de Angelis (1735-1804) nel 1779. Le cinque tele si trovano "incastonate" all'interno della quadratura prospettica realizzata da Giovanni Battista Marchetti (1730-1800). Lungo le pareti della sala decorate da rilievi antichi e moderni, è collocata l'Erma di Bacco realizzata da Luigi Valadier (1726-1785) nel 1773 posta nella parete alle spalle della statua del Canova; il Gruppo di Leda col cigno ed Eros, opera romana del III secolo d.C. con testa di Antonia minore non pertinente del I d.C.; il Busto di papa Clemente XII Corsini realizzato da Pietro Bracci (1700-1773), inoltre trovano la collocazione statue, busti e rilievi di arte romana.

La volta della Sala

Antonio Canova, Paolina Borghese Bonaparte nelle vesti di Venere vincitrice

Canova diceva che per ammirare meglio una statua, non è lo spettatore a girarle intorno, ma doveva essere essa stessa a dover girare. Sicuramente quel concetto con il ritratto di Paolina Borghese Bonaparte nelle vesti di Venere vincitrice non può essere attuato, ma la sua collocazione al centro della sala permette di poterla ammirare in tutto il suo splendore. Canova in quest'opera realizza il ritratto di Paolina dov'è raffigurata a seno scoperto, distesa su due cuscini e un morbido materasso, con il capo che poggia sulla mano destra, mentre con la sinistra tiene il pomo. L'artista riesce a dare leggerezza, eleganza e morbidezza alla scultura. Guardate i particolari del volto, le vesti, i cuscini e il pomo d'oro come sono finemente curati sin nei minimi particolari.

Paolina Borghese Bonaparte nelle vesti di Venere vincitrice ed alla sua destra l'Erma di Bacco di Luigi Valadier (1773)

Pietro Bracci, Busto di papa Clemente XII Corsini (1730-1740)

L'opera che raffigura papa Clemente XII Corsini, è stata attribuita allo scultore Pietro Bracci tenendo conto di un altro busto del pontefice che si trova alla Galleria Nazionale d'Arte Antica realizzato dallo stesso artista, anche se questa di opera non risulta nell'elenco del diario dello stesso.


Arte Romana Imperiale, Gruppo di Leda col cigno ed Eros (III sec. d.C.)


Sala di Apollo e Dafne
Al piano terra di Galleria Borghese ubicata all'interno del parco di Villa Borghese a Roma, la stanza che prende il nome dalla scultura berniniana di Apollo e Dafne, fu decorata tra il 1780 e 1785 su progetto di Antonio Asprucci (1723-1808). Al centro della volta si trova il dipinto del pittore Pietro Angeletti (1758-1786) dal titolo Metamorfosi di Dafne in albero di alloro e sempre a lui si deve la rappresentazione delle uattro stagioni dipinte in monocromo raccolte all'interno di finte nicchie. Nella sala sono esposti due dipinti realizzati da Dosso Dossi (ca. 1486-1542) uno dei quali collegato al tema di Apollo e Dafne.

Volta di Pietro Angeletti

Pietro Angeletti, Metamorfosi di Dafne in albero di alloro

Gian Lorenzo Bernini
Apollo e Dafne

Un blocco di marmo rimane tale finché non arriva qualcuno armato di martello e scalpello e comincia a lavorarlo. In pochi riescono a creare da quel marmo una scultura che abbia anche un'anima e Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) è tra questi. Nella sala si trova in tutta la sua bellezza il gruppo scultoreo Apollo e Dafne scolpito dall'artista napoletano tra il 1622 e il 1625. Bernini, ha scolpito nel marmo il momento in cui, secondo Ovidio, Apollo dopo essere stato colpito con una freccia da un Cupido geloso, si invaghisce della ninfa Dafne la quale però non vuole saperne niente, così chiede aiuto al padre Peneo che per aiutarla la trasforma in un albero di alloro. Ho evidenziato attraverso le immagini molte parti della scultura dove Apollo appare felice mentre raggiunge la ninfa, Dafne, impaurita dal dio greco, comincia a trasformarsi in albero di alloro. Non c'è una parte del gruppo marmoreo che non meriti di essere sottolineata dalle fotografie.

Gian Lorenzo Bernini, Apollo e Dafne (1622-1625)

Giovanni Luteri detto Dosso Dossi

Melissa

L'opera fece l'ingresso nella collezione di Scipione Borghese tra il 1607 e il 1608 proveniente da Ferrara, raffigura una donna vestita con abiti dai colori sgargianti e finemente decorati e con un turbante in testa, che dapprima è stata identificata come la maga Circe, ma poi come Melissa secondo la descrizione data da Ludovico Ariosto nell’Orlando Furioso. Si trova seduta all'interno di un cerchio dove nei bordi sono trascritti simboli che richiamano la Cabala ebraica. Con la mano destra regge una tavola con alcuni disegni, mentre con quella sinistra regge una fiaccola. Lo sguardo di Melissa non è rivolto per caso verso la sua destra; infatti, secondo quanto emerso durante il suo restauro, al posto del cane e l'armatura, si trovava una figura maschile.

Giovanni Luteri detto DOSSO DOSSI, Melissa (1520) Olio su tela, cm 170 x 172

Apollo
Il dipinto entrò a far parte della collezione Borghese nel 1659 da un lascito testamentario di Luigi Capponi per riconoscenza in quanto papa Paolo V lo aveva eletto cardinale. Come quello precedente, anche questo arriva da Ferrara ed è stato realizzato dal Luteri probabilmente in occasione del matrimonio tra Alfonso d'Este e Laura Danti avvenuto dopo la morte di Lucrezia Borgia. Si è arrivati a questa ipotesi seguendo alcuni particolari come, ad esempio, il lauro che cinge la testa di Apollo che richiama il nome della sposa, mentre il resto della figura di Apollo ha un carattere classicheggiante che ricorda il Torso del Belvedere che si trova nei Musei vaticani.

Giovanni Luteri detto DOSSO DOSSI, Apollo (1522) Olio su tela, cm 194 x 118

Sala di Psiche
Al primo piano del palazzetto si trova la Sala di Psiche, interamente dedicata alle opere pittoriche di artisti veneti. Ovviamente i quattro dipinti di Tiziano tra cui Amor Sacro e Amor Profano non sono gli unici che meritano di essere menzionati, perché nella sala se ne trovano altri di nomi illustri come Jacopo Palma il Vecchio, Veronese, Antonello da Messina, Giovanni Bellini e altri ancora.
Tutte queste meraviglie hanno sicuramente un posto d'onore, ma anche la Sala è un'opera d'arte; infatti, alzando lo sguardo verso la volta si può vedere uno splendido affresco realizzato da Giovan Battista Marchetti (1730-1800) che rappresenta un loggiato aperto verso il cielo azzurro e al suo interno sono incastonate le tele realizzate da Pietro Antonio Novelli (1729-1804) dove vengono raffigurati i momenti più importanti della favola di Amore e Psiche narrati nell'Asino d'oro di Apuleio.
Chiamata anche dell'Orizzonte per via dei dipinti che una volta erano presenti nella Sala dell'artista fiammingo Jan Frans van Bloemen (Anversa 1662 - Roma 1749) chiamato appunto l'Orizzonte, al centro di essa è collocata una statua dell'Antica Roma, Ritratto di fanciullo, che identifica un componente della famiglia dei Severi. Si pensa che si tratti di Caracalla. Una nota la merita il camino ornamentale più antico del palazzetto posto sotto un dipinto del Veronese, realizzato nel 1782 da Agostino Penna (1728-1800).

Volta di Pietro Antonio Novelli, Amore e Psiche

Pietro Antonio Novelli, Amore e Psiche
Sala di Psiche


Tiziano Vecellio

Amor Sacro e Amor Profano
La tela dal titolo Amor Sacro e Amor Profano che ha delle misure considerevoli (118 x 279 cm), è stata realizzata intorno al 1515, molto probabilmente commissionata dal Segretario del Consiglio dei Dieci, Niccolò Aurelio in occasione del suo matrimonio con Laura Bagarotto, la cui impresa araldica compare sul fondo del bacile d’argento appoggiato sopra il sarcofago, mentre lo stemma dello sposo è scolpito sul fronte del sarcofago. Che si tratti di un dipinto incentrato sul loro matrimonio è sottolineato da vari simboli che Tiziano vi ha inserito, come ad esempio la coroncina di mirto e la fibbia indossata dalla fanciulla a sinistra. Quella di destra che sembra avere le stesse sembianze è, in contrapposizione a quella di sinistra, nuda e la guarda tenendo in mano una lampada con una fiamma che la identifica come Venere. Tra le due si trova Cupido intento a mescolare l'acqua all'interno del sarcofago, inoltre le fanciulle rappresentano la sposa da una parte raffigurata vestita dove si conferma la sua dignità sociale, e dall'altra raffigurata nuda e ardente di amore per lo sposo.

Tiziano Vecellio, Amor Sacro e Amor Profano (1515ca)

Venere che benda Amore
Il secondo dipinto di Tiziano è intitolato Venere che benda Amore del 1565 ed è un olio su tela che misura 116 x 184 cm.
L'artista in questo splendido dipinto ha saputo rendere la scena elegante e molto ben curata. Sulla sinistra si vede Venere che benda Amore poggiato sul suo grembo nel mentre guarda da qualche parte fuori dalla scena. Alle sue spalle è poggiato un altro putto che assiste con interesse al bendaggio, mentre le due donne a destra sembra si stiano avvicinando per portare l'una un arco e l'altra la faretra con le frecce. Sullo sfondo si vede un paesaggio con montagne sovrastate da un cielo minaccioso e infuocato tipico del tardo pomeriggio che però lascia presagire qualcosa di poco bello.

Tiziano Vecellio, Venere che benda Amore (1565)

Cristo flagellato
Il Cristo flagellato risale all'ultimo periodo artistico di Tiziano (1560). Nell'olio su tela che misura 87 x 62,5 cm, l'artista enfatizza la drammaticità espressiva del Cristo legato alla colonna con toni scuri e in alcuni punti i tratti risultano poco delineati. La luce che corre su parte del corpo martoriato e sofferente tanto da preannunciare l'inevitabile epilogo, porta lo sguardo sul volto che risalta sullo sfondo scuro in modo chiaro e ben definito rispetto al resto del dipinto, dove lo sguardo è rivolto verso l'alto come volesse comunicare con colui che lo avrebbe accolto a breve. 
Com'è successo per le altre opere di Tiziano, anche di questa non si hanno notizie certe del suo ingresso all'interno della Collezione, di sicuro è citato nell'inventario del cardinale Scipione Borghese del 1615-1630.

Tiziano Vecellio, Cristo flagellato (1560)


San Domenico
La notizia certa sull'ingresso nella Collezione Borghese del San Domenico è il suo lascito da parte del cardinale Girolamo Bernerio del 1611 a favore del cardinale Scipione Borghese. Come la precedente anche questa fa parte dell'ultimo periodo stilistico dell'artista (1565). Nell'olio su tela che misura 97 x 80 cm, Tiziano ha raffigurato il santo che emerge dallo sfondo scuro, ma non nero, dove viene evidenziata la sua figura nel consueto abito dei frati predicatori formato da una tonaca bianca e un mantello con cappuccio nero. Un raggio di luce proveniente di lato, oltre l'abito illumina il suo volto e la mano che ha l'indice rivolto verso l'alto.

Tiziano Vecellio, San Domenico (1565)


Altre opere presenti in sala

Jaopo Negretti detto JACOPO PALMA IL VECCHIO, Sacra Conversazione con le sante Barbara e Cristina e due devoti (1510-1520), olio su tela, cm 137,5 x 195,5

Jacopo Negretti detto JACOPO PALMA IL VECCHIO, Lucrezia (1515), olio su tavola, cm 71,5 x 59

Jacopo Negretti detto JACOPO PALMA IL VECCHIO, Ritratto di giovane (1510), olio su tavola, cm 31,5 x 23,5
Paolo Caliari detto VERONESE, La predica del Battista (1562), olio su tela, cm 205 x 169

Paolo Caliari detto VERONESE, Predica di sant'Antonio da Padova (1580), olio su tela, cm 104 x 150

Marco Basaiti, Adamo (1504), olio su tavola, cm 152 x 86

Marco Basaiti, Eva (1504), olio su tavola, cm 152 x 86

Antonello di Antonio detto ANTONELLO DA MESSINA, Ritratto d'uomo (1474-1475), tempera e olio su tavola, cm. 31 x 25,2

Bartolomeo Montagna, Cristo giovinetto (1502), olio su tavola, cm 24 x 20

Bartolomeo Vivarini, Madonna col Bambino, attr. (metà sec. XV)

Giovanni Antonio de' Sacchis detto PORDENONE, Giuditta, attr. (1516), olio su tela, cm 95 x 78

Giovanni Bellini, Madonna col Bambino (1510 ca.), olio su tavola, cm 49,5 x 40,5

Giovanni Busi detto CARIANI, Madonna col Bambino e san Pietro (1510 ca.), olio su tela, cm 73 x 93

Lorenzo Lotto, Madonna col Bambino e i santi Ignazio di Antiochia e Onofrio (1508), olio su tavola, cm 53 x 67

Vittore Carpaccio, Ritratto di donna, attr. (1495-1500), olio su tavola, cm 28,5 x 24

Anonimo secolo XVII, Cantore con flauto

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Una vera opera d'Arte capace di contenere tante opere d'Arte.

Spesso capita che quando entriamo in un museo, non vediamo l'ora di ammirare di persona le opere che desideravamo ammirare da tanto tempo. Alcune volte può succedere che non ci accorgiamo che magari il museo è esso stesso un'opera d'Arte come accade per la Galleria Borghese. Non ci rendiamo conto delle decorazioni in marmi policromi, degli stucchi, degli affreschi sulle pareti o nelle volte delle sale. Le fotografie di alcune di esse le ho già inserite; quindi, adesso iniziamo il "tour" delle volte non ancora viste partendo dal Salone d'ingresso per poi passare via via per tutte le stanze sia del piano terra che del primo piano.
Salone di ingresso
Salone di ingresso, Volta di Mariano Rossi, Romolo accolto nell’Olimpo da Giove per propiziare la vittoria di Furio Camillo contro i Galli (1775-1779)
2 Sala del David, Volta di Francesco Caccianiga, Caduta di Fetonte (1775-1777)
2 Sala del David, Volta di Francesco Caccianiga, Caduta di Fetonte (1775-1777)
5 Sala dell'Ermafrodito, Volta di Nicola Buonvicini (1781-1782)
6 Sala dell'Enea e Anchise, Volta di Laurent Pécheux, Concilio degli dei (1777)
7 Sala egizia, Volta di Tommaso Maria Conca, Fiume Nilo con i suoi figli, le benefiche inondazioni, e la dea Cibele 
7 Sala egizia, Volta di Tommaso Maria Conca, Fiume Nilo con i suoi figli, le benefiche inondazioni, e la dea Cibele 
Tutte le fotografie viste fino adesso, fanno parte delle sale che si trovano al piano terra. Le prossime riguarderanno quelle situate al primo piano:

9 Sala di Didone, Volta di Anton von Maron, episodi della storia di Enea e Didone
9 Sala di Didone, Volta di Anton von Maron, episodi della storia di Enea e Didone
14 Loggia di Lanfranco, Volta di Giovanni Lanfranco, Concilio degli Dei (1624-1625)
14 Loggia di Lanfranco, Volta di Giovanni Lanfranco, Concilio degli Dei (1624-1625)
15 Sala dell'Aurora, Volta di Domenico Corvi, Allegoria dell’Aurora, i Crepuscoli dell’Alba e del Vespro (1782)
16 Sala della Flora, Volta di Domenico de Angelis, Flora (1785)
16 Sala della Flora, Volta di Domenico de Angelis, Flora (1785)
17 Sala del Conte di Angers, Volta di Giuseppe Cades, Il riconoscimento di Gualtiero Conte di Angers (1787)
17 Sala del Conte di Angers, Volta di Giuseppe Cades, Il riconoscimento di Gualtiero Conte di Angers (1787)
18 Sala di Giove e Antiope, Volta di Bénigne Gagneraux, Giove e Antiope (1787)
18 Sala di Giove e Antiope, Volta di Bénigne Gagneraux, Giove e Antiope (1787)
19 Sala di Elena e Paride, Volta di Gavin Hamilton, Iliade (1782-1784)

19 Sala di Elena e Paride, Volta di Gavin Hamilton, Iliade (1782-1784)
19 Sala di Elena e Paride, Volta di Gavin Hamilton, Iliade (1782-1784)
Visto che meraviglie? Sono convinto che a volte camminare con il naso all'insù aiuti a scoprire opere che meritano di essere ammirate.
... e in più ...
Oltre alle opere già nominate, la Galleria Borghese vanta all'interno della sua collezione opere pittoriche di nomi illustri come Raffaello, Bronzino, Correggio, Pinturicchio, Botticelli, Rubens e tanto altro ancora. Ecco alcune delle opere esposte

Raffaello Sanzio, Deposizione di Cristo (1507), Olio su tavola, cm. 184 x 176

Agnolo di Cosimo di Mariano detto IL BRONZINO, San Giovanni Battista (1562), olio su tavola, cm. 120 x 92

Antonio Allegri detto CORREGGIO, Danae (1530-1531), Olio su tela, cm. 161 x 193

Bernardino di Betto detto PINTURICCHIO, Crocefissione tra i santi Cristoforo e Girolamo (1473 ca), Olio su tavola, cm. 59 x 40

Filipepi Alessandro detto Sandro Botticelli e aiuti, Madonna col Bambino, san Giovannino e angeli (1488), Olio su tavola, cm. 170 (diametro)

Peter Paul Rubens, Pianto sul Cristo morto (1602), Olio su tela, cm. 180 x 157

Domenico Zampieri detto DOMENICHINO, La caccia di Diana (1616-1617), Olio su tela, cm. 225 x 320

Gian Lorenzo Bernini, Autoritratto (1635), Olio su tela, cm. 53 x 42

Pompeo Batoni, Madonna col Bambino (1741-1742), Olio su tela, cm. 64 x 48
Jacopo Zucchi, Cupido e Psiche (1589), Olio su tela, cm. 173 x 130
Lavinia Fontana, Testa di giovane (1606), Matita grassa, tempera e biacca su carta (avana), cm. 47,5 x 35,5
Gerrit van Honthorst (Gherardo delle Notti), Concerto (1621 ca.), Olio su tela, cm. 168 x 202

Andrea d'Agnolo detto ANDREA DEL SARTO, Pietà con quattro santi (1507), Olio su tavola, cm 22,5 x 172

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Non è ancora finita, perché nella parte posteriore di Galleria Borghese è possibile ammirare questo splendido giardino ricco di statue con al centro una bellissima fontana

Fontana della Venere e i giardini del Casino Nobile

Vi ringrazio.

Arrivederci al prossimo articolo.

Massimo

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