GALLERIE NAZIONALI DI ARTE ANTICA - PALAZZO BARBERINI: IL PIANO NOBILE, ALA NORD

© Photo by Massimo Gaudio

L'Arte di fotografare l'Arte


Palazzo Barberini

Dopo l'ala sud, il restyling di Palazzo Barberini ha interessato le sale dell'Ala Nord attraverso una nuova suddivisione degli spazi a volte aumentando lo spazio espositivo con l'aggiunta di pannelli al centro delle sale più grandi e infine una nuova collocazione delle opere. Alle Sale già esistenti se n'è aggiunta una nuova, dove si trova una teca con all'interno lo splendido tabernacolo di Annibale Carracci.

    Mettetevi comodi, inizia la visita 

La Vestale Tuccia
Salendo lo scalone a pozzo quadrato del Bernini si arriva al piano nobile dove si viene accolti (oltre al personale del Museo) dalla Vestale Tuccia, chiamata anche la Velata, splendida opera di opera dello scultore Antonio Corradini. Prima di iniziare il percorso ci si può affacciare dai finestroni e godere della vista sul piazzale del palazzo con la fontana.

Antonio Corradini, La Vestale Tuccia (la velata) (743) Marmo





Galata
La grande sala che accoglie la statua marmorea di Galata, splendida copia romana da originale ellenistico del I secolo d.C., in realtà è condivisa con la Sala 16 che troveremo più avanti.

Galata, Copia romana da originale ellenistico (I sec. d.C.), Marmo




Tradizione e devozione
La Sala 12 propone un percorso all'interno della tradizione e devozione religiosa vista attraverso le opere di artisti sui quali hanno avuto influenze dei grandi maestri come Raffaello, Michelangelo e Leonardo.

Sala 12 - Tradizione e devozione, Volta di Antonio Viviani detto IL SORDO, Il Giudizio Universale

Martino Piazza, Madonna col Bambino e i santi Elisabetta e Giovannino

Giulio Romano, Madonna col Bambino (madonna Hertz (1522-1533), Olio su tavola 

Andrea d'Agnolo detto ANDREA DEL SARTO, Sacra Famiglia

Andrea d'Agnolo detto ANDREA DEL SARTO, Madonna con Bambino e i santi Giuseppe e Pietro Martire

Domenico Beccafumi, Madonna col Bambino e san Giovannino (1540-1545), Olio su tavola



Lorenzo Lotto
Nella piccola Sala 13 di forma quadrata c'è soltanto il dipinto di Lorenzo Lotto a cui è dedicata e una teca con due cofanetti in legno e pastiglia su fondo dorato di manifattura veneto-ferrarese.

Sala 13 - Lorenzo Lotto

Sala 13 - Lorenzo Lotto, Volta di Antonio Viviani detto IL SORDO, Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra

Lorenzo Lotto, Matrimonio mistico di santa Caterina con i santi Girolamo, Giorgio, Sebastiano, Antonio Abate e Nicola di Bari (1524), Olio su tela

Manifattura veneto-ferrarese, Cofanetto (inizio del XVI sec.), Legno e pastiglia su sfondo dorato

Manifattura veneto-ferrarese, Cofanetto (inizio del XVI sec.), Legno e pastiglia su sfondo dorato


Ferrara
Il Rinascimento ha sviluppato la produzione artistica e culturale, favorita anche dalle famiglie nobili che facevano di tutto per aumentare il loro pregio attraverso artisti di fama e a volte erano proprio loro a incentivare tale sviluppo. Nel XVI secolo la Ferrara ducale fu tra i maggiori fautori dello sviluppo artistico attingendo anche alla vicina Venezia attraverso maestri come Tiziano e Bellini che contribuiscono a creare quell'ambiente dal quale in molti hanno attinto come Garofalo e Dosso Dossi.

Sala 14 - Ferrara


Sala 14 - Ferrara, Volta di Antonio Viviani, I tre angeli appaiono ad Abramo annunciando la gravidanza di Sara

Benvenuto Tisi detto il GAROFALO, Ascensione di Cristo (1510-1520), Olio su tavola

Benvenuto Tisi detto il GAROFALO, Circe Trasforma Pico in un picchio (1530-1540), Olio su tela

Benvenuto Tisi detto il GAROFALO, I santi Antonio Abate, Antonio da Padova e santa Cecilia (1523)

Benvenuto Tisi detto il GAROFALO, La vestale Claudia Quinta traina la nave con la statua di Cibele (1535 ca.), Olio su tela

Giovanni Luteri detto DOSSO SOSSI, I santi Giovanni Evangelista a Bartolomeo e due donatori (1527), Olio su tela


Siena
Siena è stata depositaria di una eredità artistica dal Medioevo al primo Umanesimo, fimo a quando verso la metà del XV secolo la città passo sotto il dominio del ducato mediceo. In quel periodo Domenico Beccafumi e Giovanni Antonio Bazzi detto Sodoma. Mentre i modelli del primo ricalcavano uno stile toscano a volte eccentrico, il secondo grazie alle sue esperienze romane, milanesi e fiorentine, è riuscito a dare una propria impronta alle sue opere che a volte si avvicinano allo stile leonardesco.

Sala 15 - Siena

Sala 15 - Siena, Volta di Antonio Viviani, Tu diventerai padre di una moltitudine di popoli

Giovanni Antonio Bazzi detto SODOMA, Matrimonio mistico di santa Caterina d'Alessandria (1520 ca) Olio su tavola

Giovanni Antonio Bazzi detto SODOMA, Ratto delle Sabine

Girolamo Genga, Sposalizio mistico di santa Caterina (1520-1530), Olio su tavola

Marco Bigio, Le tre Parche (1530-1540) Olio su tela


Lo sguardo del Rinascimento
La grande Sala 16, parzialmente condivisa con la statua di Galata situata alle spalle della Fornarina e divisi tra loro da un pannello, ospita una serie di opere dove viene approfondita attraverso una panoramica, l'interesse degli artisti del Cinquecento verso i ritratti. Le opere esposte di sicuro notevole pregio sono state realizzate da artisti illustri come Raffaello, Bronzino, Piero di Cosimo, Hans Holbein e Quentin Metsys. 

Sala 16 - Lo sguardo del Rinascimento, Volta

Agnolo di Cosimo di Mariano detto BRONZINO, Ritratto di Stefano IV Colonna (1546), Olio su tavola

Hans Holbein il giovane, Ritratto di Enrico VIII (1540), Olio su tavola

Hans Holbein il giovane, Ritratto di Thomas More (Fine XVI sec. ) Olio su tela

Piero di Lorenzo detto PIERO DI COSIMO, Santa Maria Maddalena che legge (1490-1495), Tempera su tavola

Quentin Metsys, Ritratto di Erasmo da Rotterdam (1517 ca.), Olio su tela trasferito su tavola

Raffaello Sanzio, La Fornarina (1520 ca.), Olio su tavola


La Maniera
Il termine Maniera fu coniato da Giorgio Vasari nel trattato Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori pubblicato nel 1550. Vasari faceva riferimento agli elementi tipici nei dipinti realizzati da maestri o scuole, facendo spesso riferimento non solo alla esasperata imitazione di Raffaello e Michelangelo, ma volgendo lo sguardo verso nuove forme sperimentali. La Maniera con la sua tendenza artistica figurativa trovò spazio nel '500 e all'inizio del '600, ma fu fortemente osteggiata da Caravaggio e Carracci che volevano riportare l'arte verso una forma più realistica e fedele propensa a un riavvicinamento verso la natura.
Nella parete centrale della Sala è esposta una grande pala del Vasari e bottega dov'è raffigurata l’Allegoria dell’Immacolata Concezione, dove l'artista contrariamente ai canoni che hanno raffigurato la Vergine fino a quel momento, ha voluto inserire la figura del serpente-diavolo sull'albero della Conoscenza che viene schiacciato dalla Vergine stessa.
Nella Sala 17 sono esposte opere di altri artisti come Francesco Salviati, Jacopino del Conte, Maestro della Madonna di Manchester, Marteen Van Heemskerck, Daniele Ricciarelli da Volterra e una scultura di Pierfrancesco di Bartolomeo detto Pierino da Vinci.

Sala 17 - La Maniera


Sala 17 - La Maniera, Volta di Andrea Camassei, La creazione degli Angeli

Francesco Salviati, Allegoria della carità

Giorgio Vasari, Allegoria della Immacolata Concezione (1541) Olio su tavola

Jacopino del Conte, La deposizione di Cristo (1550-1555), Olio su tavola

Maestro della Madonna di Manchester, La pietà, Olio su tavola

Marteen Van Heemskerck , Deposizione di Cristo dalla Croce, Olio su tavola

Daniele Ricciarelli da Volterra, Davide e Golia


Pierfrancesco di Bartolomeo detto PIERINO DA VINCI, Due putti con oca e tartaruga (1540-1550), Marmo



I Barberini
Quale luogo migliore di Palazzo Barberini può essere utilizzato per accogliere opere riguardanti i Barberini? La Sala 18 è dedicata appunto alla famiglia Barberini che nel periodo in cui Urbano VIII era papa, provvedeva a moltiplicare a dismisura i ritratti di tutti gli artefici della potenza della famiglia.
La volta è stata splendidamente affrescata nel 1630 da Andrea Sacchi che con il trionfo della Divina Sapienza si è voluto rappresentare l'arte, la politica, la religione e la scienza tanto ostentata dai Barberini.

Sala 18 - I Barberini


Sala 18 - I Barberini , Volta di Andrea Sacchi, Il trionfo della Divina Sapienza (1629-1621)

Andrea Sacchi, Allegoria della Divina Sapienza (1629-1631)

Andrea Sacchi, Jan Miel e Filippo Gagliardi, La celebrazione del centenario dei Gesuiti (1641), Olio su tela

9-Gian Lorenzo Bernini, Busto Urbano VIII Barberini, 1632 ca, marmo

Gian Lorenzo Bernini e Giuliano Finelli, Ritratto di Antonio Barberini (1626-1627), Marmo

Gian Lorenzo Bernini e Giuliano Finelli, Ritratto di Antonio Barberini (1626-1627), Marmo

Gian Lorenzo Bernini, David (1625), olio su tela

Gian Lorenzo Bernini, Ritratto di Papa Urbano VIII (1631-1632), Olio su tela

Gian Lorenzo Bernini, Ritratto di Urbano VIII (1655), Marmo

Lorenzo Ottoni, Ritratto del cardinale Francesco Barberini (1682), Marmo

Carlo Maratti, Ritratti di Antonio Barberini (1682ca.), Olio su tela


Cappella Pietro da Cortona
La cappella che prende il nome da Pietro da Cortona fu decorata da lui stesso insieme a Giovanni Francesco Romanelli. Soltanto la Crocifissione è riferibile al solo maestro. Alla Cappella il cui progetto architettonico si deve al Bernini, si accede direttamente dalla Sala Barberini 

Cappella Pietro da Cortona, Crocifisso (1632) Affresco






Fine del XVI secolo
La volta della Sala 19 fu fatta decorare intorno al 1585 quando la proprietà del palazzo era ancora degli Sforza. La realizzazione delle pitture è di Baldassarre Croce e il Pomarancio che raccontano le Storie di Giuseppe ebreo con gli stemmi dei cardinali come ad alludere alla protezione divina sui membri della famiglia stessa.

Sala 19 - Fine del XVI secolo


Sala 19 - Fine del XVI secolo, Volta di Baldassarre Croce e il Pomarancio, Storie di Giuseppe ebreo

Scipione Pulzone, Ritratto del Cardinale Giovanni Ricci (1569) Olio su tavola

Girolamo Muziano, Cristo portacroce (1561) Olio su tela

Girolamo Siciolante, Titratto di Francesco II Colonna (1561) Olio su Tavola

Jacob de backer, Cristo morto sorretto da un'angelo (1580-1585) Olio su tela

Jacopo Zucchi, Betsabea al bagno (1573-1574) Olio su tavola

Jacopo Zucchi, Ritratti di Clelia Farnese 

Jan Massijs, Giuditta con la testa di Oloferne (1540-1550) Olio su tavola

Joseph Heintz il vecchio, Copia, Diana e Atteone (1600 ca.) Olio su rame

Marcello Venusti, Orazione di Cristo nell'orto (1565-1571) Olio su tavola

Pietro Francavilla o de Francqueville, Aronne (1585) Terracotta

Pietro Francavilla o de Francqueville, Mosé (1585) Terracotta


Venezia
L'affresco della volta è di Giuseppe chiari realizzato nel 1693 dal titolo Carro di Apollo con le Quattro Stagioni. Nella Sala 20 è rappresentata la grande scuola veneziana che vide le botteghe di Tintoretto, Veronese, Tiziano, Bassano, tanto per citarne alcuni, formare nuovi pittori e influenzarono altri che poi proseguirono il loro cammino come l'eccentrico e visionario El Greco.

Sala 20 - Venezia


Dominikos Theotokopoulos detto EL GRECO, Adorazione dei pastori (1596-1597) Olio su tela

Dominikos Theotokopoulos detto EL GRECO, Battesimo di Cristo (1596-1597) Olio su tela

Francesco da Ponte detto BASSANO IL GIOVANE, Orazione di Cristo nell'orto del Getsemani (1590) Olio su tela

Giovanni Busi detto CARIANI, La Madonna che cuce (1525-1530) Olio su tela

Jacopo Negretti detto PALMA IL GIOVANE, Strage degli Innocenti (1623) Olio su tela

Jacopo Robusti detto TINTORETTO e bottega, Cristo e l'adultera (1549) Olio su tela

Tiziano Vecellio, Bottega di, Veneree Adone (1560 ca.) Olio su tela


Pittura di Genere
La Galleria che accoglie la Pittura di Genere, in origine era riservata ad Anna Colonna Barberini ed è stata affrescata dagli allievi di Pietro da Cortona su disegni dello stesso che celebrano la nascita del Principato di Palestrina nel 1630 a opera del marito, il principe Taddeo Barberini. Nella sala sono presenti tre dipinti di Bartolomeo Passerotti che raccontano al meglio la Pittura di Genere.

Sala 21 - Il Genere

Sala 21 - Il Genere

Bartolomeo Passerotti, Macelleria (1578-1580) Olio su tela

Bartolomeo Passerotti, Pescheria (1578-1580) Olio su tela

Bartolomeo Passerotti, Suonatore di Zufolo (1585-1590) Olio su tela

Benedetto Luti, Pio V benedice una Reliquia del suolo di Roma per inviarla al re di Polonia

Frans Francken II il giovane, L'esodo degli ebrei dall'Egitto (1631) Olio su tavola

Frans Francken II il giovane, La raccolta del collezionista (1616 ca.) Olio su rame

Jacopo Bassano, Bottega di, Il Diluvio Universale (1580-1590) Olio su tela


Sala Annibale Carracci
La Sala 22 ha le caratteristiche di una piccola cappella, ma non ha alcun riferimento religioso ma in compenso è tutta affrescata. È stata eletta per contenere la teca con all'interno un Tabernacolo realizzato da Annibale Carracci con Innocenzo Tacconi, uno dei suoi allievi più fidati. Così almeno c'è scritto nelle didascalie che accompagnano l'opera, perché da quanto si legge sul retro dello stesso l'autore è il cugino Ludovico Carracci (?)

Sala 22 - Carracci

Sala 22 - Carracci, Volta

Annibale Carracci con Innocenzo Tacconi, Tabernacolo portatile con la Pietà, scene di santi e martiri (1603ca.) Olio su rame su tavola

Annibale Carracci con Innocenzo Tacconi, Tabernacolo portatile con la Pietà, scene di santi e martiri (1603 ca.) Olio su rame su tavola


Sala Paesaggi Mattei
A cavallo tra il Cinquecento e il Seicento ci fu un vero e proprio interesse verso la pittura paesaggistica. Molte erano le famiglie nobili e borghesi che impreziosirono i loro saloni con quadri sempre più di grandi dimensioni. Nella Sala 23 dedicata ai paesaggi, sono esposti tre dipinti di grandi dimensioni eseguiti da Paul Bril all'inizio del '600.

Sala 23 - I Paesaggi Mattei

Paul Bril, Veduta di Castel di Tora e Monte Antuni (1601) Olio su tela, cm. 155 x 220

Paul Bril, Veduta di Giove (1601) Olio su tela, cm. 155 x 220

Paul Bril, Veduta di Rocca Sinibalda (1601) Olio su tela, cm. 155 x 220



Le sale dedicate a Caravaggio e i caravaggisti
Vorrei soffermarmi per il momento su quattro sale dedicate a Caravaggio e i caravaggisti che hanno seguito lo stile del maestro, sia durante che dopo la sua morte.
Cominciamo dalla Sala 24 (Caravaggio 1), dove al suo interno è esposto uno dei capolavori del pittore milanese Michelangelo Merisi detto Caravaggio (Milano 1571 - Porto Ercole 1610): Giuditta e Oloferne, indiscussa meraviglia del maestro eseguita intorno al 1600 che con la sua cruda visione, rappresenta uno dei momenti più concitati della scena narrata nel libro biblico. Il maestro, durante il suo periodo di permanenza a Roma, venne adocchiato da uno dei suoi avversari artistici, il pittore romano Giovanni Baglione (Roma 1566 - 1643), che tra emulazioni e invidie, crea opere di forte impatto caravaggesco come Amor sacro e amor profano del 1602. Di Carlo Saraceni (Venezia 1578/83 - 1620), trovano spazio nell'esposizione della Sala ben due dipinti. Sono due oli su tela che rappresentano la Madonna col Bambino e sant'Anna, pala d'altare datata tra il 1610 e 1611, e Santa Cecilia ed un angelo del 1610 inerente al tema musicale con la santa patrona della musica. 
Nella sala ci sono altri due dipinti del pittore romano Orazio Borgianni (Roma 1578 - 1616). Il primo riguarda la Sacra Famiglia con santa Elisabetta, san Giovannino e un angelo realizzato tra il 1609 e il 1910, dove sono presenti alcuni riferimenti dello stile di Caravaggio come la tenda rossa, lo sfondo buio e la luce proveniente dall'alto. Il secondo è un suo Autoritratto risalente al 1615 circa, dove non ci sono riferimenti di lui come pittore ma solo un ritratto in posa.

Sala 24 - Caravaggio 1

Sala 24 - Caravaggio 1

Sala 24 - Caravaggio 1

Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Giuditta e Oloferne (1600 ca.) Olio su tela

Giovanni Baglione, Amor sacro e amor profano (1602) Olio su tela

Carlo Saraceni, Madonna col Bambino e sant'Anna (1610-1611) Olio su tela

Carlo Saraceni, Santa Cecilia ed un angelo (1610) Olio su tela

Orazio Borgianni, Sacra Famiglia con santa Elisabetta, san Giovannino ed un angelo (1609-1910) Olio su tela

Orazio Borgianni, Autoritratto (1615 ca.) Olio su tela

Dalla Sala appena visitata, si passa alla Sala 25 (Caravaggio 2) dove sono raccolte opere degli artisti che hanno seguito l'impronta lasciata da Caravaggio. Le prime due si trovano una accanto all'altra e sono tutte e due dello stesso pittore proveniente dalla Spagna ma che poi ha scelto Napoli come sua dimora fino alla fine dei suoi giorni. Jusepe de Ribera detto anche Lo Spagnoletto (Xàtiva 1591 - Napoli 1652), abbracciò lo stile caravaggesco dopo la permanenza del maestro nella città partenopea. Nella sala è esposto un ritratto di San Gregorio Magno realizzato tra il 1614 e il 1615, nell'atto di scrivere le sue opere grazie alla dettatura dello Spirito Santo, in questo caso raffigurato dalla colomba alle sue spalle. L'altro dipinto si intitola Negazione di Pietro realizzato tra il 1615 e il 1616. Pietro, nella drammaticità della scena dipinta dall'artista, rilegato al lato della scena stessa, si nega di essere seguace di Gesù dopo essere stato additato.
L'artista francese Simon Vouet (Parigi 1590 - 1649), forte sostenitore del caravaggismo durante la sua permanenza in Italia, prese sicuramente spunto dal dipinto del Caravaggio che si trova nei Musei Capitolini di Roma intitolato La buona ventura. Vouet in questa sua versione del 1617, rispetto al Merisi aggiunse un personaggio che si trova alle spalle del malcapitato che, nell'atto di sottrargli il denaro, ci guarda dritti negli occhi rendendoci così suoi complici. L'ultimo dipinto della Sala non ha un preciso autore. The Candlelight Master, ovvero il Maestro del lume di candela, potrebbe essere identificato come Trophime Bigot (Arles 1579 - Avignone 1650) oppure Jacomo Massa, tutti e due attivi nei primi decenni del Seicento ed entrambi affascinati dal caravaggismo. Il titolo dell'opera è Vanitas dove sono stati inseriti i simboli che riguardano bene o male la nostra vita, come ad esempio la giovane ragazza che con l'indice tocca il teschio sul tavolo, la bilancia, la clessidra con sopra una fiammella accesa riflessa nello specchio. Simboli che devono farci riflettere.

Sala 25 - Caravaggio 2

Sala 25 - Caravaggio 2

Jusepe de Ribera, San Gregorio Magno (1614-1615) Olio su tela

Jusepe de Ribera, Negazione di Pietro (1615-1616) Olio su tela

Simon Voet, La buona ventura (1617) Olio su tela

The Candlelight Master, Vanitas (1630-1635) Olio su tela
La Sala 26 (Caravaggio 3) raccoglie al suo interno cinque dipinti. Cominciamo con il dipinto di Caravaggio dal titolo San Francesco in meditazione, un olio su tela del 1606. Di fianco alla sua sinistra nella stessa parete, si trova un altro dipinto, un olio su tela che, come il precedente, riprende uno dei momenti della vita del santo eseguito da Orazio Gentileschi (Pisa 1563 - Londra 1639) tra il 1612 e il 1613 dal titolo San Francesco e l'angeloContinuando in senso antiorario, troviamo nella parete di fianco il dipinto di uno degli artisti che più si avvicinava al modo di dipingere del maestro, il pittore lombardo Bartolomeo Manfredi (Ostiano 1582 - Roma 1622) che con un olio su tela realizzato negli ultimi anni della sua vita, ha voluto raffigurare Bacco con bevitore. A seguire troviamo un olio su tela dipinto di Bernardo Strozzi (Genova 1581 - Venezia 1644) dal titolo Elemosina di san Lorenzo (1615-1620) e infine, nella parete accanto a sinistra, un altro olio su tela del pittore senese Astolfo Petrazzi (Siena 1580 - 1653) dal titolo Amore vincitore.

Sala 26 (Caravaggio 3)
Sala 26 (Caravaggio 3)
Sala 26 (Caravaggio 3)

Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, San Francesco in meditazione (1606) Olio su tela

Orazio Gentileschi, San Francesco sorretto dall'angelo (1612-1613) Olio su tela

Bartolomeo Manfredi, Bacco e un bevitore (1921-1922) Olio su tela

Bernardo Strozzi, Elemosina di san Lorenzo (1615-1620) Olio su tela

Astolfo Petrazzi, Amore vincitore (1625-1630) Olio su tela
Alla fine del percorso delle quattro Sale dedicate ai dipinti di Caravaggio e dei caravaggisti, troviamo una grande Sala espositiva che contiene al suo interno ben undici dipinti. È stato possibile riunire così tanti dipinti grazie allo stand centrale frutto della ristrutturazione. A proposito della ristrutturazione, ho trovato molto interessante l'applicazione di didascalie contenenti i dati di riferimento e una descrizione sia in italiano che in inglese sull'opera stessa.
Caravaggio con il suo stile per lo più drammatico nelle rappresentazioni scenografiche, coinvolse molti pittori dell'epoca sia in territorio italiano che straniero. Molti di essi fecero proprio quello stile modificandolo secondo le loro esigenze e crebbe la voglia di effettuare ritratti, rappresentazioni religiose, scene tratte dai libri sacri e molto altro ancora utilizzando la tecnica cosiddetta a lume di candela, utilizzata in particolar modo dai pittori dei paesi del nord Europa. Alcuni di loro li ritroviamo nei dipinti esposti nella Sala come, ad esempio, Mathias Stomer (Paesi Bassi 1600 - Sicilia 1650) con il suo Sansone e Dalila del 1630, Hendrick Terbruggen (Paesi Bassi 1588 - 1629) con Il Concerto, un olio su tela del 1629, Michael Sweerts (Belgio 1618 - India 1664) con L'artista nel suo studio del 1650, Trophime Bigot (Francia 1579 - 1650) con San Girolamo un olio su tela del 1625. Ci sono ben tre grandi dipinti di un altro pittore francese Valentin De Boulogne (Francia 1591 - Roma 1632). Il primo dei tre oli su tela si intitola Il giudizio di Salomone (1627-1630), il secondo si intitola La cacciata dei mercanti dal tempio (1618-1622) mentre il terzo è lo splendido capolavoro L'ultima cena (1625-1626).
Anche gli artisti italiani hanno all'interno della Sala il loro posto d'onore. Cominciamo con l'olio su tela Incoronazione di spine (1615) attribuito al pittore bolognese Lionello Spada (Bologna 1576 - Parma 1622). L'altro italiano è Giovanni Serodine con San Pietro e san Paolo condotti al martirio realizzato tra il 1625 e il 1626, a seguire troviamo un olio su tela intitolato Vanitas del pittore romano Angelo Caroselli (Roma 1585 - 1552) realizzato tra il 1620 e il 1625.
Siamo arrivati all'ultimo dipinto, non perché sia meno importante degli altri, ma perché merita un'adeguata riflessione. Visitando il museo nei tempi passati, ero convinto che il dipinto intitolato Allegoria della pittura, un olio su tela realizzato tra il 1630 e il 1635, fosse del pittore francese Simon Vouet. Con mia somma meraviglia, nella didascalia attuale il dipinto è sotto il nome di Artemisia Gentileschi (Roma 1593 - Napoli 1653). Nel dipinto sono raffigurate due persone: una donna e un uomo. La prima potrebbe essere identificata come Artemisia, mentre il secondo visto i tratti somatici potrebbe essere identificato come Simon. La prima dipinge il secondo, quindi la domanda è: il dipinto lo ha realizzato chi dipinge oppure lo ha realizzato chi viene ritratto?


Sala 27, Caravaggisti

Sala 27, Caravaggisti

Sala 27, Caravaggisti

Sala 27, Caravaggisti

Mathias Stomer, Sansone e Dalila (1630)

Hendrick Terbruggen, Il Concerto (1629) Olio su tela

Michael Sweerts, L'artista nel suo studio (1650)

Trophime Bigot, San Girolamo (1625) Olio su tela

Valentin De Boulogne, Il giudizio di Salomone (1627-1630) Olio su tela

Valentin De Boulogne, La cacciata dei mercanti dal tempio (1618-1622) Olio su tela

Valentin De Boulogne, Ultima cena (1625-1626) Olio su tela 2
Lionello Spada (?), Incoronazione di spine (1615) Olio su tela 2

Giovanni Serodine, San Pietro e san Paolo condotti al martirio (1625-1626) Olio su tela

Angelo Caroselli, Vanitas (1620-1625) Olio su tela

Artemisia Gentileschi (?), Allegoria della pittura 1630-1635) Olio su tela


La Sala Reni e gli Emiliani
Nonostante la pittura del primo trentennio del '600 fosse in fermento causata da varie correnti diverse da loro, Guido Reni è stato un punto di riferimento per molti artisti, soprattutto per i suoi conterranei che l'hanno preso come esempio di classica eleganza. A riprova, per molti anni si è ritenuto che il presunto ritratto di Beatrice Cenci fosse attribuibile a Guido Reni, che però a quanto pare, da recenti ricerche si possa ascrivere a un lavoro eseguito dalla bolognese Ginevra Cantofoli. Sono esposti nella Sala 28 dedicata agli emiliani, altri pittori di elevata rilevanza artistica come Giovanni Lanfranco, Giovan Francesco Barbieri detto Guercino e Domenico Zampieri detto Domenichino.

Sala 28 - Reni e gli Emiliani


Guido Reni, Santa Maria Maddalena penitente (1631-1632) Olio su tela

Guido Reni, Putto dormiente (1627-1628) Affresco

Domenico Zampieri detto DOMENICHINO, Madonna col Bambino e i santi Petronio e Giovanni Evangelista (1625) Olio su tela

Ginevra Cantofoli, Donna con turbante (1650 ca.) Olio su tela

Giovan Francesco Barbieri detto GUERCINO e bottega, Saul e David (1646) Olio su tela

Giovan Francesco Barbieri detto GUERCINO, Flagellazione di Cristo (1657-1658) Olio su tela

Giovanni Francesco Barbieri detto GUERCINO e bottega, San Luca (1623 ca.) Olio su tela

Giovanni Francesco Barbieri detto GUERCINO, Et in arcadia ego (1618) Olio su tela

Giovanni Francesco Barbieri detto GUERCINO, San Girolamo penitente sigilla una lettera (1617-1617) Olio su tela
Giovanni Lanfranco, Crocifissione (1628) Olio su tela

Giovanni Lanfranco, San Luca guarisce il bambino idropico (1620 ca.) Olio su tela

Giovanni Lanfranco, Trasfigurazione (1627) Olio su tela

Vi ringrazio.

Arrivederci al prossimo articolo.

Massimo

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