ANTONIO CANOVA: BELLEZZA, PUREZZA, PERFEZIONE

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L'Arte di fotografare l'Arte


Gaspare Landi, Ritratto di Antonio Canova (1806) Galleria Borghese, Roma


Nulla avviene per caso, e se il primo incontro con l'arte è stato folgorante lo devo ad Antonio Canova.
Un giorno del 1992 lessi sulle pagine di un quotidiano, di una mostra dedicata ad Antonio Canova riguardante opere provenienti dall'Hermitage di San Pietroburgo, così, incuriosito e accompagnato dalla mia inseparabile fotocamera, andai a vedere quella mostra. Ovviamente rimasi estasiato dalla bellezza delle opere esposte, la stessa sensazione che ho avuto nel 2019 alla mostra a lui dedicata dal titolo Canova: Eterna Bellezza sempre a Roma. Ormai è passato molto tempo dal 1992 e il ricordo è lontano, di sicuro però la grazia delle forme femminili come Le Grazie, oppure quella di Ebe e la Danzatrice con le mani sui fianchi, oppure ancora Amore e Psiche, Orfeo, Amorino alato, Maddalena penitente e altre ancora, sono rimaste impresse nella mia mente, favorendo così il mio interesse verso il fantastico mondo dell'arte.
È passato da poco il bicentenario dalla sua morte, ma le sue opere sono e resteranno vive per sempre e avremo modo di vedere nel corso di questo articolo molte di esse, sia come sculture, sia come dipinti, sia come disegni preparatori o come studio.

Le opere
Nell'opera esposta alla Galleria Borghese di Roma, Camillo Borghese in occasione del suo matrimonio con la giovane Paolina Bonaparte, commissionò a Canova una scultura che esaltasse la sua bellezza, così Canova nel 1804 scolpì Paolina Borghese Bonaparte nelle vesti di Venere vincitrice. Egli riesce a dare leggerezza, eleganza e morbidezza alla scultura. Guardate i particolari del volto, le vesti, i cuscini e il pomo d'oro come sono finemente curati sin nei minimi particolari.

Paolina Borghese Bonaparte nelle vesti di Venere vincitrice, Galleria Borghese, Roma

Studio per Paolina Borghese Bonaparte come venere vincitrice (1804) Matita su carta

La Basilica dei Santi XII Apostoli che si trova nell'omonima piazza nel rione Trevi, racchiude al suo interno due opere in qualche modo legate al grande scultore veneto: Il monumento funebre di papa Clemente XIV e una stele dedicata all'incisore Giovanni Volpato.
Il monumento funebre realizzato tra il 1783 e il 1787, si trova alla fine della navata di sinistra, dal quale si ha accesso alla sacrestia attraverso una porta in legno incastonata all'interno dello stesso. La grandiosa opera in marmo di Carrara e lumachella alta 740 cm per una larghezza di 590 cm, fu commissionata dal ricchissimo mercante Carlo Giorgi che doveva le sue fortune proprio allo stesso Clemente XIV. Canova raffigura il pontefice con il braccio destro alzato in segno ammonitorio collocandolo nella sommità dell'opera. Mentre sotto di lui rappresentò la Temperanza china sul sarcofago e l'Umiltà con di fianco una pecora.
Uscendo dalla Basilica, sotto il portico volgendo lo sguardo verso destra sulla parete che lo chiude è posta una stele in marmo che Antonio Canova volle dedicare al suo amico Giovanni Volpato in senso di affetto e riconoscenza per colui che fu persino fidanzato della figlia. Fu lo stesso Volpato a permettere di ricevere la commessa per la costruzione del grandioso monumento di Clemente XIV, come lo stesso Canova ricorda con l'incisione sulla colonna sotto il suo ritratto. La stele in stile neoclassico realizzata tra il 1804 e il 1807, lo scultore raffigura una donna in lacrime che poggia al volto con la mano sinistra, un drappo della sua morbida veste. La donna è seduta di fronte alla colonna e tra quest'ultima e la donna Canova incise la parola "AMICITIA", proprio a sottolineare l'amicizia tra i due e anche per questo l'artista realizzò il monumento a proprie spese.

Monumento del papa Clemente XIV (1787)

Antonio Canova, Clemente XIV (1783) Gesso

(ambito), Monumento funerario di Clemente XIV (1784) Matita e acquarello su carta 

(ambito) (forse Giovanni Tognoli), Monumento a Clemente XIV - Matita e acquarello su carta



Stele per l'incisore G. Volpato (1807) Marmo

Stele di Giovanni Volpato - Gesso 

Disegno della Stele di Giovanni Volpato


I gessi perduti
Le tre opere sono tutte esposte al piano terra del Casino Nobile del Museo di Roma, Villa Torlonia, nella sala chiamata "Stanza a Berceau" e facevano parte di una serie di dieci pannelli. Erano inseriti nelle pareti della Salle à manger della palazzina che li ospita attualmente. Andarono dispersi in seguito alla nuova decorazione del salone e alla sua trasformazione nell’attuale Sala da ballo nell’ambito dei lavori di riqualificazione dell’intero edificio, condotti da Giovan Battista Caretti e iniziati nel 1832. Fortunatamente nel 1997, tre dei dieci rilievi sono stati rinvenuti nei sotterranei del Teatro della Villa ed è stato possibile identificarli come una copia, con alcune varianti, della serie che si trova oggi nel Museo Correr di Venezia.
Danza dei figli di Alcinoo - Bassorilievo in gesso

Morte di Priamo - Bassorilievo in gesso

Socrate che beve la cicuta - Bassorilievo in gesso

I gessi
Nel corso della propria carriera Canova scolpì molte statue creando un parallelo tra la scultura antica e il neoclassicismo. In primo luogo, l'artista realizza un disegno che serviva per creare varie bozze tridimensionali in argilla a volte cotta. Non è difficile trovare più versioni della stessa opera in terracotta anche di varie dimensioni, ma il gesso è stato un elemento essenziale per poter visualizzare il risultato finale; infatti, questo era l'ultimo passaggio prima della realizzazione finale della statua in marmo. A Possagno, nella provincia di Treviso, si trovano sia la Gypsotheca che il Museo di Canova che conservano molte delle opere in gesso da lui create.
Amore e Psiche Stanti (1806) Gesso, Collezione privata

Amorino alato (1797) Gesso

Apollo del Belvedere (1806) Gesso

Autoritratto (1812) Gesso, Museo di Roma - Palazzo Braschi

Busto di Clemente XIII (1792 ca.) Gesso

Ebe (1806) Gesso

Endimione dormiente (1822) Gesso, Gyspotheca di Possagno

Maddalena penitente (1806) Gesso

Perseo trionfante (1806) Gesso

Ritratto di Napoleone Bonaparte primo Console (1802) Gesso, Accademia Nazionale di San Luca, Roma

Satiro dormiente 'Fauno Barberini' (1811 ca.) Gesso, Accademia di Belle Arti di Bologna

Testa della Temperanza (post 1787) Gesso

Antonio Canova nella basilica di San Pietro in Vaticano
Per il Vaticano Canova aveva in mente di realizzare una statua colossale della Religione come omaggio personale a Pio VII che però non venne mai realizzata. Di quel progetto rimangono alcune statuette in gesso. La basilica vaticana però trovano al suo interno due capolavori realizzati da Canova: il primo è stato finanziato dal governo britannico. Si tratta del Monumento agli ultimi Stuart del quale sono presenti anche i gessi preparatori. Stendhal di fronte a questo monumento diceva: "Ecco poi il più gradevole dei capolavori di Canova [...] Un grande bassorilievo rappresenta la porta di una tomba, con al lato due angeli talmente belli da non poterli descrivere. Proprio di fronte c'è una panca di legno, sulla quale ho trascorso le ore più dolci del mio soggiorno a Roma. Al cader della notte, la bellezza delle due figure diviene celestiale. Giungendo a Roma, bisogna venir presso la tomba degli Stuart per provare se si abbia la capacità di comprendere la scultura".
Il secondo riguarda il Monumento funebre a Clemente XIII del quale esistono vari gessi preparatori e una statuetta in terracotta.
Nella basilica vaticana c'è un'altra opera di Canova. È la statua di Pio VI in preghiera, un omaggio dell'artista al papa morto in esilio nel 1799 che si trova attualmente nelle grotte e della quale è presente un modellino in gesso.

Genio funerario del monumento degli ultimi Stuart (1817) Gesso

Monumento degli ultimi Stuart (1816-1817) Gesso

Tre ritratti degli ultimi Stuart (1817) Gesso

Monumento funebre agli Stuart (1829), Basilica papale di San Pietro, Vaticano

Monumento funerario a Clemente XIII (1783) Gesso

Monumento funerario di Clemente XIII (1785) Gesso

La Religione (1787) Terracotta

Monumento funebre a Clemente XIII (1792)

La Religione (1814) Gesso

La Religione (1814-1815) Gesso, Accademia Nazionale di San Luca, Roma


Pio VI orante (1817) Gesso


I pugilatori Creugante e Damosseno
I personaggi raffigurati nelle statue in gesso realizzate tra il 1794 e il 1796, sono Creugante da Durazzo e Damosseno da Siracusa, i quali dopo aver combattuto fra loro durante i Giochi Nemei nell'antica Grecia, arrivarono alla fine dell'incontro in parità. I giudici decisero che ognuno potesse sferrare un solo colpo all'avversario in modo da terminare l'incontro. Damosseno mentre si protegge il petto con braccio sinistro, sferra all'avversario con la mano destra aperta come una lama un colpo sul fianco con tale potenza da estrargli le viscere causando così la sua morte. I giudici inorriditi per l'ignobile gesto lo punirono con l'esilio, di contro fecero erigere una statua in onore dello sconfitto. Nelle due statue si vedono i pugilatori nell'ultimo atto della gara, con Creugante in atteggiamento fiero e ben piantato sulle gambe, con il braccio sinistra a protezione della testa e quello destro con il pugno chiuso pronto per essere sferrato, lasciando però indifeso il fianco. Di contro Damosseno è stato raffigurato in atteggiamento aggressivo e brutale e nel volto si legge tutta la sua rabbia spietata e piena di odio.

Damosseno - Gesso
Creugante - Gesso


























Creugante (1794) Penna e inchiostro su carta
Damosseno (1794) Penna e inchiostro su carta


Ercole e Lica
Ercole e Lica (1795-1815)

(ambito forse Giovanni Tognoli) Ercole e Lica - Penna e inchiostro su carta

Ercole e Lica - Bronzo


Antonio Canova all'Hermitage di San Pietroburgo
L'Hermitage di San Pietroburgo è uno dei musei dove si possono ammirare la maggior parte delle opere marmoree di Antonio Canova, arrivate sia per via ereditaria che tramite acquisto da parte dello Zar che ne fece "incetta" visto che fino al XVII secolo era stato fatto divieto dalla Chiesa ortodossa di possedere sculture.

Amorino alato (1793-1795) Marmo

Danzatrice con le mani sui fianchi (1806-1814) Marmo

Genio della Morte (1789) Marmo

Maddalena penitente (1796) Marmo

Ritratto di Napoleone Bonaparte (1803)


Antonio Canova disegnatore
Il disegno per Canova fu vita quotidiana, per lui era uno strumento essenziale per la realizzazione dei suoi lavori. Era solito dire che per creare egli aveva bisogno di matita e scalpello, tanto importante era per lui la grafica. Quando giunse a Roma quando aveva ventidue anni, amava andare in Vaticano e in Campidoglio per studiare gli originali dell'arte antica, amava soprattutto andare la mattina presto a Monte Cavallo per studiare i Dioscuri del Quirinale. I disegni sottostanti testimoniano le varie argomentazioni del disegno canoviano: Accademie di nudo, studio di panneggio, studio dell'antico.

Cristo in Trono (1806) Matita su carta

Figura femminile panneggiata stante di profilo verso sinistra (1793) Matita su carta

Figura femminile panneggiata stante in atto di piangere - Matita e biacca su carta

Figura virile panneggiata stante di profilo (1792) Matita su carta

Nudo di profilo in atto di piangere (1794 ca.) Matita, penna e inchiostro su carta

Nudo virile di profilo (1795) Penna, inchiostro e acquarello su carta

Nudo virile di prospetto con le gambe divaricate (1795) Penna e inchiostro su carta

Nudo virile supino e nudo virile steso - Matita, penna e inchiostro su carta

Nudo virile virile stante volto a destra - Penna, inchiostro e acquarello su carta

Nudo virile di prospetto (1795) Penna e inchiostro su carta

Studio dei colossi di Monte Cavallo - Matita su carta 

Torso del Belvedere - Matita su carta

Figura femminile assisa piangente (1805) Tecnica mista su tela


Antonio Canova pittore
Molti conoscono Antonio Canova come uno dei più grandi scultori, ma poco si conosce di lui come pittore. In realtà di lui si conoscono molti disegni o studi inerenti alle sue opere, ma di veri e propri dipinti ne ha realizzati veramente pochi.
Come certo viene dato il dipinto che si trova conservato nella sua casa natale, un olio su tela dal titolo "La Venere con fauno", realizzato nel 1792 durante il suo primo soggiorno a Roma.
Anche se fino a poco tempo fa il Museo di Roma a Palazzo Braschi dava per certo il dipinto "La famiglia Vitali" come realizzato da Canova, confutato dalla Fondazione Zeri, lo stesso museo ora ne attribuisce la realizzazione al pittore Martino De Boni. In ogni caso qui l'artista ritrae la famiglia dell'incisore Pietro Maria Vitali del quale Antonio Canova era amico.

Venere con Fauno (1792) Olio su tela 

La Famiglia Vitali (1783) Olio su tela


Altro su Antonio Canova

Monumento funebre a Leonardo Pesaro (1796), Basilica di San Marco al Campidoglio, Roma

(ambito), Gladiatore Borghese (1806) Gesso 

(ambito), Alexandrine de Bleschamp (1808-1811) Marmo

(Ambito), Letizia Ramolino (post 1808) Marmo

Antonio D'Este, Busto di Antonio Canova (1832) Marmo, Musei Vaticani

Antonio D'Este, Erma di Antonio Canova (1795) Gesso

Bottega romana inizio XIX secolo, Teste colossali dei Dioscuri di Piazza del Quirinale (post 1822) Calco in gesso 

Bottega romana inizio XIX secolo, Teste colossali dei Dioscuri di Piazza del Quirinale (post 1822) Calco in gesso

Martino De Boni, Ritratto di Antonio Canova (1800-1805) Olio su tela

Roberto Roberti, lo studio di Canova a Roma - Tempera su carta

Canova nominato Ispettore delle Belle Arti

Vi ringrazio.

Arrivederci al prossimo articolo.

Massimo


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