Museo Boncompagni Ludovisi per le arti decorative

 #artiebellezzeitaliane

© Photo by Massimo Gaudio


Salone delle vedute di Villa Ludovisi

In Italia ci sono tantissimi musei molto interessanti ma poco conosciuti perché non rientrano nel circuito turistico di massa come per esempio il Museo Boncompagni Ludovisi per le arti decorative che si trova a Roma nel Rione Ludovisi e più precisamente in Via Boncompagni.
Vi farò da cicerone all'interno delle sale che si sviluppano su due livelli nelle quali si trovano dipinti, sculture, oggetti di arredamento, abiti creati stilisti di alta moda romana e tanto altro ancora.
Inizio col dire che l'ingresso è libero, quindi una volta entrati il personale addetto vi illustrerà com'è impostato il Museo e vi chiederà soltanto una firma nel registro dei visitatori.


Primo livello

Nella sala che accoglie i visitatori, sulle pareti di destra e di sinistra si trovano due dipinti a tema marino del pittore francese Andrien Manglard (Lione 1685 - Roma 1760). A destra dell'atrio si passa attraverso un piccolissimo corridoio dove su una parete si trova una vetrina con all'interno interessanti porcellane appartenute alla nobile famiglia nel corso dei secoli.

 
Atrio, Andrien Manglard, Mare in burrasca (fine XVIII sec.)
Atrio, Andrien Manglard, Porto di mare (fine XVIII sec.)
Superata la vetrina si accede alla Sala di Papa Boncompagni, uno studiolo ristrutturato negli anni trenta, dove sulla parete a destra della porta di accesso, si trova il dipinto che riguarda proprio Papa Gregorio XIII risalente al XVII secolo. Di fronte si trova un altro dipinto di scuola bolognese risalente al XVI secolo dov'è ritratto il Cardinale Boncompagni. La parete che si trova al centro delle due precedenti, è stata allestita una grande vetrata con al centro una fontanella in stile eclettico ed alla sua destra, posto sulla parete, si trova un dipinto di Pietro Algardi (Bologna 1598 - Roma 1654). Sono presenti altri due dipinti di nature morte con pesci, un pregevole mappamondo del 1632, una riproduzione della Colonna Traiana in bronzo risalente alla fine del XIX secolo. Ci sono altri oggetti di arredamento classico e ce ne sono anche altri più "contemporanei" che vengono di tanto in tanto sostituiti come ad esempio gli abiti sartoriali.
Sala di Papa Boncompagni
Sala di Papa Boncompagni
Sala di Papa Boncompagni
Sala di Papa Boncompagni, Ritratto del Cardinale Boncompagni (XVI sec.)
Ritratto di Gregorio XIII (XVII sec.)
Pietro Algardi, Allegoria del tempo (1855-1858)
Dalla sala del Papa Boncompagni si passa in uno splendido Salone delle Vedute di Villa Boncompagni. Nel salone di rappresentanza, ci accolgono due dipinti: quello del Ritratto della Principessa Alice Blancflor Boncompagni Ludovisi de Bildt de pittore ungherese Philip De Laszlo (Budapest 1869 - Londra 1937) "padrona di casa" e quello della madre Alessandra Keiller del pittore norvegese Christian Meyer Ross (Flekkefjord 1843 - Roma 1904). Su tutte le pareti del salone ci sono dei trompe-loeil raffiguranti i giardini della Villa di una volta andati distrutti con il passare del tempo. Guardandoli, è facile immaginare come si presentasse agli occhi dei nobili di allora il giardino. Sul soffitto è stata dipinta una finta balaustra in stile tardo-barocco, con vasi di fiori e stemmi dei Boncompagni che incorniciano una volta celeste. All'interno del salone sono esposti suppellettili di varie epoche e spesso questo spazio viene utilizzato per l'allestimento di mostre. Personalmente ho gradito moltissimo quando fu allestita l'esposizione di abiti di alta sartoria del XX secolo.
Salone delle Vedute di Villa Boncompagni
Salone delle Vedute di Villa Boncompagni
Salone delle Vedute di Villa Boncompagni
Salone delle Vedute di Villa Boncompagni
Salone delle Vedute di Villa Boncompagni
Salone delle Vedute di Villa Boncompagni
Angelo Litrico, Smoking (1962)
Philip De Laszlo, Ritratto della Principessa Alice Blancflor Boncompagni Ludovisi de Bildt (1925)
Christian Meyer Ross, Ritratto di Alessandra Keilic (1879)
La volta
Dal salone si passa ad una stanza molto più piccola chiamata Sala della culla dei Principi Savoia. al suo interno si trovano vetrinette contenenti oggetti vari della famiglia Savoia ed al centro della sala è in bella mostra una culla in stile liberty in bronzo, argento e oro dello scultore romano Giulio Monteverde (Bistagno 1837 - Roma 1817) realizzata nel 1901 per la Principessa Jolanda e commissionata dal Comune di Roma. Nella stanza si trova anche il ritratto bronzeo della Regina Margherita.
Sala della culla dei principi di Savoia
Giulio Monteverde, Culla per i Principi Reali di Casa Savoia (1901)
Busto di Regina Margherita
L'ultima sala di questo piano si chiama Galleria degli arazzi, che prende il nome appunto dagli arazzi eseguiti dalla manifattura fiamminga nel XVII secolo raffiguranti scene silvestri ed animali. Nelle teche si trovano esposti accessori di pregio utilizzati nella moda di varie epoche. La sua forma rettangolare è adatta ad ospitare una serie di abiti quasi a formare una sfilata di alta moda.
Galleria degli arazzi
Galleria degli arazzi
Galleria degli arazzi
Galleria degli arazzi
Poco prima di salire al piano superiore, di fronte le scale, si incontra un'altra vetrina nel cui interno sono esposti oggetti in terracotta e vasellame di varie epoche.
Se in questo primo livello siamo stati accolti dalla storia della Villa e della famiglia Boncompagni, nel livello superiore incontreremo un periodo che molto più si avvicina ai giorni nostri. Un periodo che va dalla fine del XIX secolo in poi.


Secondo livello

Per accedere al secondo livello, abbiamo due possibilità: l'uso delle scale oppure l'uso del bellissimo ascensore degli anni trenta tutto in legno (il legno ha sia un profumo dolce che di antico). Arrivati al piano (utilizzando le scale), si entra nel corridoio dove si affacciano molte sale e dove sono esposti alcuni dipinti, ma ve ne parlerò fra poco perché prima vi voglio portare nella sala chiamata La Primavera di Chini che si trova proprio di fronte le scale. Al suo interno troviamo alcune delle tele dell'artista fiorentino Galilei Chini (Firenze 1873 - 1956) realizzate per la Biennale di Venezia del 1914. Delle diciotto tele che componevano il ciclo della Primavera, quattro sono quelle esposte nella sala: due hanno come titolo La primavera che perennemente si rinnova, mentre le altre si intitolano La primavera classica e La primavera delle selve. Nella sala sono esposti due grandi vasi cinesi e gli immancabili abiti di alta sartoria tra cui un'abito da sera dello stilista Valentino.

La Primavera di Chini
La Primavera di Chini

La Primavera di Chini

Valentino, Abito da sera, Collezione Autunno-Inverno 1992
Uscendo dalla sala ritorniamo nel corridoio di prima. Qui entriamo in un percorso formato da tre spazi espositivi che ci porta all'interno della Belle-Epoque e più precisamente nella ritrattistica. Sulle pareti della corridoio-galleria si possono ammirare dipinti di Camillo Innocenti (Roma 1871 - 1961), Evangelina Alciati (Torino 1883 - 1959), Richard Emile Miller (St. Louis 1875 - St. Augustine 1943 Stati Uniti) e due sculture di Leo Guerrini (Faenza 1895 - 1925) e di Guido Balsamo Stella (Torino 1882 - Asolo 1941). Ovviamente non mancano oggetti di arredamento.

La ritrattistica della Belle Epoque

Camillo Innocenti, La visita (1907-08)

Camillo Innocenti, Sera d'estate

Evangelina Alciati, Mia madre (1919)

Richard Emile Miller, Donna dal ventaglio (1916)

Guido Balsamo Stella, Sirena (1915)

Leo Guerrini, Lo scolaro (Alfredo Lusa) (1923)

A metà del corridoio, sulla sinistra, si trova una stanza nella quale viene ripreso il tema della ritrattistica nel periodo della Belle-Epoque. E' affascinante vedere attraverso la pittura il modo di vestire durante quel periodo, grazie anche al pennello degli artisti provenienti da oltre confine. Nella sala a destra di come si entra, c'è una grande vetrina dove al suo interno sono esposti oggetti sempre dell'epoca ed alcuni dipinti come ad esempio quello del pittore ungherese Philip de Làszlò (Budapest 1869 - Londra 1937) e del pittore Inglese John Lavery (Belfast 1856 - Kilmoganny 1941). Sulle pareti della sala invece sono esposti dipinti di vari artisti come Camillo Innocenti, Edoardo Gelli (Savona 1856 - Firenze 1933), Giacomo Grosso (Cambiano 1860 - Torino 1938), Pilade Bertieri (Torino 1864 - 1965), Virginia Tomescu Scrocco (Bucarest 1886 - Tivoli 1950) ed una scultura di Amleto Cataldi (Napoli 1882 - Roma 1930).


La ritrattistica della Belle Epoque

La ritrattistica della Belle Epoque

Philip de Làszlò, Ritratto della moglie (1905)

John Lavery, Elisabetta Asqvith

Camillo Innocenti, In chiesa (1905-1906)

Edoardo Gelli, Ritratto di giovane donna (1906)

Giacomo Grosso, La Contessa Malacidra

Pilade Bertieri, Ritratto in rosso (1909)

Virginia Tomescu Scrocco, Autoritratto (1914)

Amleto Cataldi, Pagina triste (1907)


Alla terza sala (più che sala è il proseguimento del corridoio) dedicata alla ritrattistica della Belle-Epoque, ci si arriva sia dalla sala appena citata che dal corridoio. Qui troviamo due splendide tele di altrettanti artisti italiani: Enrico Lionne detto ENRICO DELLA LEONESSA (Napoli 1865 - 1921) e Arturo Noci (Roma 1874 - New York 1953). Sono presenti inoltre due sculture bronzee di Ernesto Bazzaro (Milano 1859 - 1937) e di Giulio Passaglia (Firenze 1879 - 1956). Anche qui non poteva mancare oggetti vari sia di arredamento che accessori moda e l'immancabile abito risalente a quel periodo.

La ritrattistica della Belle Epoque

Enrico Lionne detto ENRICO DELLA LEONESSA, La Signora dell'Oppio (1892)

Arturo Noci, Nella cabina (1911)

Ernesto Bazzaro, Il Giornalista Arturo Mazzucchetti (1910)

Giulio Passaglia, Ritratto (1916)


Dopo aver ammirato quello splendido esempio di divisionismo attraverso la tela di Arturo Noci, possiamo accedere ad una piccola sala chiamata Gli Affetti che si trova alla sua sinistra. Animali, rappresentazioni di bambini e di adolescenti sono i soggetti di questa sala dedicata ai sentimenti. Come si entra nella sala, ci accoglie un ritratto di una delle figlie di Giacomo Balla  (Torino 1871 - Roma 1958) posto sulla parete a sinistra, di fronte invece, c'è un altro ritratto questa volta della fidanzata di Cipriano Efisio Oppo (Roma 1891 - 1962) e sparsi nella sala altri due dipinti a tema floreale di Domenico Caputi (Vieste 1909 - 1971) e di Guido Peyron (Firenze 1898 - 1960). Nella grande vetrina, sono esposte piccole sculture bronzee, oggetti in ceramica ed altri dipinti tra cui spicca il ritratto dell'altra figlia di Giacomo Balla, seguito da un altro dipinto di Armando Spadini (Firenze 1883 - Roma 1925) dove i bambini sono i protagonisti.


Gli Affetti

Gli Affetti

Giacomo Balla, La figlia del pittore (1939)

Cipriano Efisio Oppo, Ritratto della fidanzata (1920)

Domenico Caputi, Fiori (1940)

Guido Peyron, Fiori con bicchiere (1941)

Giacomo Balla, Ritratto di Luce (1910)

Armando Spadini, Bambini con ventaglio (1913 ca.)

Amleto Cataldi, Acquaiola (1918)

Nicola D'Antino, Nudino femminile (1916)

Attilio Pallafacchina, Danzatrice (1925 ca.)

Con questa ultima sala, abbiamo visitato una metà del percorso d'arte che ci offre il secondo livello.


Riprendiamo il percorso entrando nella sala che prende in nome dall'artista romano Duilio Cambellotti (Roma 1876 - 1960). la sala Cambellotti ed il Modernismo romano, raccoglie alcune opere dell'artista. Tra tutte spicca uno dei capolavori nell'ambito della lavorazione della vetrata istoriata, vincitrice del primo premio della Mostra della vetrata artistica del 1912. Sono presenti anche manifesti, sculture, disegni dell'artista e oltre gli inseparabili abiti di alta moda, troviamo un dipinto di grandi dimensioni del pittore romano Umberto Prencipe (Napoli 1879 - Roma 1962).


Cambellotti ed il Modernismo romano

Cambellotti ed il Modernismo romano

Cambellotti ed il Modernismo romano
Cambellotti ed il Modernismo romano

Duilio Cambellotti, Visione eroica - I Guerrieri (1912)

Umberto Prencipe, Grande veduta di Roma (1911)

Duilio Cambellotti, I bufali (1910)


Nella sala di fianco a quella appena visitata chiamata Piccolo Atelier della Moda, si trova una vetrina dove sono esposti una serie di cappelli di alta moda appartenuti a varie rappresentanti dell'alta società tra gli anni trenta e gli anni settanta, tra cui Palma Bucarelli della quale parleremo tra poco. Sulle pareti sono esposti figurini originali di alta moda donati dalle case romane di alta sartoria come Fernanda Gattinoni, Fausto Sarli, Sorelle Fontana e Angelo Litrico.

Piccolo Atelier della Moda


Atelier Fernanda Gattinoni e Sorelle Fontana
Atelier Angelo Litrico

Atelier Fausto Sarli


Dalla sala degli atelier si passa in un'altra sala, La Palma dell'eleganza, chiamata così in onore di Palma Bucarelli (Roma 1910 - 1998) che è stata la direttrice della Galleria Nazionale d'Arte Moderna a Roma dal 1941 al 1975, del quale questo museo è parte integrante. Nella sala all'interno delle vetrine e delle teche, si possono ammirare sia le fotografie della Bucarelli, che gli abiti e gli accessori che facevano parte del guardaroba donato al museo nel 1996. Si tratta di una importante donazione di oltre un centinaio di capi.

La Palma dell'eleganza

La Palma dell'eleganza

Ritratto di Palma Bucarelli

Testa in bronzo di Palma Bucarelli



Usciti dalla sala, ci ritroviamo nel corridoio e per arrivare nella penultima sala di questo livello si devono percorrere alcuni metri. Nella sala chiamata Tra Futurismi e Déco, si trovano molti oggetti di arredamento ed abbigliamento risalenti a quel periodo, visibili anche all'interno nella vetrina e nelle teche. Come si entra nella sala, sulla parete a sinistra ci accoglie un dipinto di Giacomo Balla (Torino 1871 - Roma 1958) ed altri due sono esposti nelle vetrine. A me ha catturato l'attenzione già da subito, un dipinto di Antonio Donghi (Roma 1897 - 1963) anche se si trova nel posto più lontano rispetto la porta d'accesso alla sala. Un'altro dipinto che merita di essere nominato e quello di Gian Emilio Malerba (MIlano 1880 - 1926), anche se ce ne sono altri che meritano, come per esempio Alberto Salietti (Ravenna 1892 - Milano 1926), Oscar Brazda (Repubblica Ceca 1887 - 1977) ,Leonetta Cecchi Pieraccini (Poggibonsi 1882 - Roma 1977), le sculture di Antonio Berti (San Piero a Sieve 1904 - Sesto Fiorentino 1990) e Nicola D'Antino (Caramanico terme 1880 - Roma 1966) per finire con la sedia di Felice Casorati (Novara 1883 - Torino 1963). Al centro della sala si trova una chaiselongue di Le Corbusier.


 Tra Futurismo e Déco

 Tra Futurismo e Déco

Giacomo Balla, La Bionbruna  (1926)

Giacomo Balla, Le frecce della vita (1928)

Giacomo Balla, Linea di velocità + forma + rumore (1915)

Gian Emilio Malerba, Maschere (1922)

Alberto Salietti (1937)

Antonio Donghi, Figura di donna (1932)

Leonerri Cecchi Pieraccini Achille Campanile (1933)

Oscar Brazda, Ritratto del fotografo Gustavo Bonaventura (1921)

Nicola D'Antino (1921)

Antonio Berti, La Principessa Marina Ruspoli (1934)

Felice Casorati, Sedia nera (1925 ca.)



L'ultima sala è dedicata a Gli Anni Trenta perché vi si trova la Sala da bagno fatta realizzare appositamente da Andrea Boncompagni nel 1932 in occasione della ristrutturazione del villino. E' un piccolo gioiello dove è stata messa con gran cura, la scelta dei marmi, degli arredi e delle tende. Anche gli abiti esposti sono del periodo ed insieme offrono quella sensazione che c'era novanta anni fa. La sala da bagno è delimitata (direi per fortuna) da una grande vetrata dove al suo interno è esposta una scultura di Attilio Torresini (Venezia 1884 - 1961) mentre nel resto della sala ci sono arredamenti del periodo e sulle pareti si possono ammirare dipinti di Giorgio De Chirico (Volo 1888 - Roma 1978), Giacomo Vagnetti (Firenze 1897 - 1956), Giannino Marchig (Trieste 1897 - Ginevra 1983) e Pasquarosa Bertoletti Marcelli (Anticoli Corrado 1896 - Camaiore 1973).


Gli anni '30

Gli anni '30

Sala da bagno

Sala da bagno


Giorgio De Chirico, Le amiche (1940)

Giacomo Vagnetti

Giannino Marchig, Signorina

Pasquarosa Bertoletti Marcelli, Vaso di gerani

Attilio Torresini, Figurina in piedi (1939)

Con questa ultima Sala abbiamo terminato la visita al Museo Boncompagni Ludovisi per le arti decorative. Con il primo livello abbiamo visto la formalità degli ambienti, mentre con il secondo livello si è avuta la sensazione di essere a casa, grazie al calore che offrono le sale, insomma, un museo da vedere e rivedere.


Grazie

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