ARTEMISIA GENTILESCHI, GIUDITTA DECAPITA OLOFERNE (1612)

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L'Arte di fotografare l'Arte


Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne (1612), Olio su tela, Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

Artemisia Gentileschi con la sua bravura è riuscita ad emergere in quello che una volta era considerato come un mondo artistico dominato dalla pittura maschile. 
Artemisia subì uno stupro all'età di ventuno anni da parte del pittore paesaggista Agostino Tassi, collaboratore del padre di lei Orazio. Quanto vissuto dall'artista, nella rappresentazione pittorica fa sì che si sia immedesimata nella figura di Giuditta mentre conficca la spada nel collo di Oloferne aiutata dalla fantesca Abra. La tela fu realizzata l'anno successivo la violenza seguendo lo stile caravaggesco, diventando così uno dei capolavori di Artemisia più apprezzati. Fu uno degli migliori artisti capace di comprendere al meglio lo stile di Caravaggio e di metterlo in pratica, infatti, come per la versione del Merisi, anche Artemisia restituisce una scena cruenta dove il sangue del generale assiro cola sulle bianche lenzuola immortalando l'istante in cui viene commesso un efferato omicidio.
Artemisia successivamente riprese più volte l'argomento, infatti alla Galleria degli Uffizi è esposta una versione  molto simile, anch'essa intensamente caravaggesca.


Autore: Artemisia Gentileschi (Roma 1593 -  Napoli dopo 1654)
Titolo: Giuditta decapita Oloferne
Datazione: 1612
Supporto : Olio su tela
Misure (cm): 158,8 x 125,5
Si trova: Museo e Real Bosco di Capodimonte
Luogo: Napoli







Vi ringrazio.

Arrivederci al prossimo articolo.

Massimo

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