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La volta della Cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto

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A cura di Manuela Moschin del blog  www.librarte.eu Benvenuti carissimi, nel centro storico di Padova si trova la celebre Cappella degli Scrovegni, affrescata da Giotto, tra il 1303 e il 1305, su commissione di Enrico degli Scrovegni. Il pittore dipinse tutte le pareti dell’oratorio, seguendo un impianto decorativo ispirandosi ad Alberto da Padova, che era un teologo agostiniano. La decorazione fu trattata creando quattro fasce, in cui si trovano i pannelli dedicati al tema della salvezza: gli episodi di Gioacchino e Anna, di Maria, della vita e morte di Cristo, i monocromi dei Vizi e delle Virtù e il Giudizio Universale. L’immagine che propongo riproduce la volta azzurra a botte, con le stelle a otto punte come simbolo dell’ottavo giorno, alludente all’eternità e alla perfezione. Il cielo stellato si sviluppa proiettando tre fasce decorative e dieci tondi. Nei tre archi Giotto ritrasse patriarchi e re dell'Antico Testamento. Dal cielo blu appaiono la Madonna col Bambino e il Crist

Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Bacco

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    #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Bacco (1598 ca.) Il dipinto si inserisce nella serie giovanile delle mezze figure dipinte "in chiaro" che annovera opere come il "Fruttaiolo" della Galleria Borghese di Roma, il "Fanciullo morso dal ramarro" della Fondazione Longhi di Firenze , il "Canestro di frutta" della Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Caravaggio, protagonista a Roma nella prima decade del Seicento di una rivoluzione in pittura che invase l’Europa intera, ostenta in quest’opera una magistrale resa naturalistica del mondo vegetale. Sorprendente la resa del cesto di frutta e della coppa di vino offerto dal Dio , brani intesi da alcuni studiosi come invito oraziano alla vita frugale, alla convivialità e all'amicizia. La scultorea figura di Bacco, dall’espressione stordita dal vino è esemplata su modelli dell’arte classica, in particolare in ritratti di Antinoo, e appare intrisa di una s

Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione con i santi Ansano e Massima

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   #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione con i santi Ansano e Massima (1333) La tavola, firmata e datata, fu eseguita per l’altare di Sant’Ansano posto nel transetto del duomo di Siena, dedicato alla Vergine Assunta. L’arcangelo Gabriele appare alla Vergine preannunciando la nascita di Gesù e saluta Maria con parole che sono iscritte a rilievo nel fondo oro, “AVE GRATIA PLENA DOMINUS TECUM”. L’apparizione dell’angelo è improvvisa, come suggerisce lo svolazzare del mantello e le ali spiegate. La Vergine ne è turbata, si ritrae e si stringe nel mantello. L’ambiente in cui si svolge la scena non è definito, ma i pochi elementi raffigurati-il pavimento marmoreo, il seggiolone riccamente intagliato, le stoffe preziose, il libro che Maria stava leggendo prima dell’apparizione celeste - sono riconducibili allo stile di vita seguito nel Trecento dai ceti più agiati. In alto, al centro della scena, è raffigurato lo Spirito santo in forma di

Paolo di Dono detto PAOLO UCCELLO, Battaglia di San Romano

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L'Arte di fotografare l'Arte © Photo by Massimo Gaudio Paolo di Dono detto PAOLO UCCELLO, Battaglia di San Romano (1435-1440 c.) La tavola faceva parte di un ciclo di tre dipinti che celebrava la vittoria dei fiorentini sulle truppe senesi e sull’alleanza guidata dal duca di Milano nella battaglia di San Romano (Pisa) nel 1432. Niccolò da Tolentino, a capo dell’esercito fiorentino, è raffigurato mentre con l’asta colpisce e disarciona Bernardino della Carda, il condottiero alla guida delle truppe avversarie, mentre intorno infuria la battaglia. La direzione delle aste e delle balestre, leggermente inclinate in avanti quelle impugnate dai soldati fiorentini, lievemente arretrate quelle degli avversari, presagisce l’esito della battaglia. La tavola degli Uffizi è l’episodio centrale della sequenza narrativa, che iniziava con la raffigurazione di Niccolò da Tolentino alla guida delle truppe fiorentine nel dipinto oggi alla National Gallery di Londra e si chiudeva con l’attacco di

Sala Tribuna agli Uffizi

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   #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Sala Tribuna La Tribuna venne realizzata fra il 1581 e il 1583 dall’architetto Bernardo Buontalenti per “tenere le più preziose gioie ed altre delizie onorate e belle che abbi il Granduca”, Francesco I de' Medici. Secondo la concezione del museo di allora, non doveva esporre solo opere d’arte come sculture e pitture, ma anche oggetti straordinari e curiosi, provenienti dal mondo naturale. Una WunderKammer (camera delle meraviglie) concepita come uno scrigno prezioso, condensato di conoscenze. La struttura, a pianta ottagonale, svetta dai tetti degli Uffizi e richiama esternamente, celebri edifici dell’antichità classica, come l’antica Torre dei Venti di Atene, e dell’età cristiana, come i Battisteri e le Basiliche. L’architettura della Tribuna è pervasa da riferimenti simbolici. La cupola, richiamo alla volta celeste, esternamente presenta una lanterna sormontata da una banderuola di ferro legata ad una lancetta che ne riproduce gl

Piero della Francesca, I duchi di Urbino Federico da Montefeltro e Battista Sforza

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  #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Piero della Francesca, Doppio ritratto dei Duchi di Urbino (1473-1475) Fra i più celebri ritratti del Rinascimento italiano, il dittico raffigura i signori di Urbino, Federico da Montefeltro (1422-1482) e sua moglie Battista Sforza (1446-1472). In accordo con la tradizione quattrocentesca, ispirata alla numismatica antica, le due figure sono rappresentate di profilo, taglio che garantiva una notevole verosimiglianza e precisione nella resa dei particolari, senza che trasparissero gli stati d’animo: i duchi di Urbino appaiono infatti immuni da turbamenti e emozioni. I coniugi sono affrontati e l’unità spaziale è suggerita dalla luce e dalla continuità del paesaggio collinare sullo sfondo – il paesaggio marchigiano su cui i Montefeltro regnavano. Spicca il contrasto cromatico fra l’incarnato abbronzato di Federico e quello chiarissimo di Battista Sforza, pallore che, oltre a rispettare le convenzioni estetiche in voga nel Rinascimento, po

VENERE di BOTTICELLI

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L'Arte di fotografare l'Arte © Photo by Massimo Gaudio Sandro Botticelli, Nascita di Venere (1482-85) Nota come “Nascita di Venere”, la composizione raffigura più precisamente l’approdo sull’isola di Cipro della dea dell’amore e della bellezza, nata dalla spuma del mare e sospinta dai venti Zefiro e, forse, Aura. La dea è in piedi sopra la valva di una conchiglia, pura e perfetta come una perla. L’accoglie una giovane donna, identificata talvolta con una delle Grazie oppure con l’Ora della primavera, che le porge un manto cosparso di fiori; alla stagione primaverile rimandano anche le rose portate dai venti. Il tema del dipinto, che celebra Venere come simbolo di amore e bellezza, fu forse suggerito dal poeta Agnolo Poliziano. E’ molto probabile che il committente dell’opera sia da ricercarsi all’interno della casata dei Medici, sebbene non si abbiano notizie del dipinto prima del 1550, quando Giorgio Vasari lo descrive nella villa medicea di Castello, proprietà del ramo cadett