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Statua di Galata Capitolino ai Musei Capitolini

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Statua di Galata Capitolino - Musei Capitolini - Roma   La scultura, più volte replicata su incisioni e disegni, è forse la più nota dell'intera collezione. Fu acquistata nel 1734 dalle statue che erano parte della Collezione Ludovisi e probabilmente era stata rinvenuta dai Ludovisi stessi nell'area della loro villa. Questa insisteva sugli  Horti  antichi di Cesare, in parte coincidenti con l'area degli  Horti  di Sallustio. Con grande  pathos  raffigura un Gallo (Galata) ferito, del quale vengono messi bene in evidenza gli attributi: scudo,  torques  al collo, nudità del corpo, ciocche dei capelli scompigliate e baffi. La ferita ben visibile indica la volontà di rendere il guerriero nell'ultimo istante di resistenza al dolore. L'immagine è forse pertinente al grande donario di età pergamena che Attalo volle porre lungo la terrazza del tempio di  Athena Nikephóros  per celebrare le vittorie sui Galati.  Forse

Statua della Venere Capitolina

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Statua della Venere Capitolina,  Da originale di Prassitele (IV secolo a.C.) Musei Capitolini - Roma   La scultura, di dimensioni di poco maggiori del vero, fu rinvenuta nei pressi della basilica di San Vitale intorno al 1666-1670 e fu acquistata e donata alle collezioni capitoline, da papa Benedetto XIV nel 1752. E' una delle più note statue del museo e vanta una serie di riproduzioni anche all'interno di collezioni internazionali. In un marmo pregiato (probabilmente pario) è rappresentata la dea Venere-Afrodite uscente dal bagno nuda, in raccoglimento, protesa in avanti con le braccia poste ad assecondare le rotondità del corpo di ossatura fine, morbido e carnoso, e a coprire petto e pube.  La gamba destra è flessa e avanzata, e la sinistra è in appoggio. La testa è leggermente piegata verso sinistra e presenta una capigliatura complessa a mo' di cercine con un nodo alto "a fiocco" e ciocche ricadenti a to

Fauno in marmo rosso antico ai Musei Capitolini

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Fauno in marmo rosso antico (II sec. d.C.) - Musei Capitolini - Roma La scultura fu rinvenuta nel 1736. Il delicato e laborioso lavoro di restauro fu affidato a Clemente Bianchi e a Bartolomeo Cavaceppi. Numerose aggiunte in marmo rosso granato, con evidenti venature grigiastre, non hanno modificato particolarmente la struttura o l'immagine antiche. La scultura destò l'ammirazione dei viaggiatori e dei catalogatori del museo fin dal 1746, quando fu acquistata per le collezioni capitoline. La figura è in appoggio sulla gamba destra, mentre la sinistra, conforme all'originale, è avanzata e mostra il piede ruotato verso l'esterno, a indicare il ritmo della danza. L'idea del movimento è trasmessa sia dalla leggera rotazione verso destra, sia dalla muscolatura che presenta masse molto contratte lungo la schiena e nei glutei, posti su piani obliqui, al centro dei quali è inserita una coda a ciuffi poggiata sulla

Gian Lorenzo Bernini, Busto di Medusa

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Gian Lorenzo Bernini, Busto di Medusa (1644-1648) Musei Capitolini - Roma Ovidio narra che la mitica Medusa aveva il potere di pietrificare chiunque osasse incrociare il suo sguardo. Bernini scolpisce un vero e proprio ritratto della più bella e mortale delle Gorgoni (si tratta di un Busto, non di una Testa troncata), fermata nel momento transitorio della metamorfosi.  Il mito classico è rivisitato alla luce di una poesia di Giovan Battista Marino ("...Non so se mi scolpì scarpel mortale, / o specchiando me stessa in chiaro vetro / la propria vista mia mi fece tale", da La Galeria, 1630, I, 272): Medusa sta osservando in un immaginario specchio la sua immagine riflessa ed è colta nel momento in cui, con dolore ed angoscia, prende coscienza dell'atroce beffa e, materialmente davanti ai nostri occhi, si trasforma in un marmo. La Medusa, nelle intenzioni di Bernini, è una raffinata metafora barocca sulla scultura e s

GENTILUOMO CON CANE DI BARTOLOMEO PASSAROTTI

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Bartolomeo Passerotti, Gentiluomo con cane (1585 1592) - Pinacoteca - Musei Capitolini - Roma Nella Galleria Cini presso la Pinacoteca dei Musei Capitolini a Roma, sono esposte ben quattro tele del pittore bolognese Bartolomeo Passarotti o Passerotti (Bologna 1529 - 1592) una delle quali è intitolata Gentiluomo con cane , databile tra il 1585 ed il 1592 anno della sua morte. La pittura di genere , rese molto famoso l'artista con i dipinti che ritraggono scene di vita quotidiana, come per esempio quella nei mercati, nella vita domestica, nelle feste, senza tralasciare i ritratti legati alla vita comune della persona ritratta. Autore: Bartolomeo Passarotti Titolo: Gentiluomo con cane Supporto: Olio su tela Anno: 1585-1592 Misure (cm.): 57 x 46,5 Posizione: Musei Capitolini - Pinacoteca Località: Roma

AMORE E PSICHE

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio   All'interno della storia narrata da Lucio Apuleio Le Metamorfosi, l a tormentata storia d'amore tra Amore e Psiche ha ispirato moltissimi artisti nel corso dei secoli, i quali hanno fatto arrivare fino ai giorni nostri i loro lavori incentrati sui due personaggi mitologici, sia insieme mentre si scambiano effusioni che da soli. In questo articolo ce ne son alcuni. Amore e Psiche (II sec. d.C.) - Musei Capitolini - Roma Autore: - Titolo: Statua di Amore e Psiche Datazione: Da un originale greco del II secolo a.C. Supporto: Marmo Misure (cm): 125 Si trova: Musei Capitolini, Palazzo Nuovo, Sala del Gladiatore Luogo: Roma Amore e Psiche (IV sec. d.C.) - Galleria degli Uffizi - Firenze Autore: - Titolo: Amore e Psiche Datazione: Da un originale greco del IV secolo a.C. Supporto: Marmo Misure (cm): - Si tr

DOSSO DOSSI, UN'ALTRO ECCELLENTE ESPONENTE DELLA PITTURA FERRARESE

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Buongiorno Amici Ieri ho affrontato il tema sulla scuola ferrarese con Benvenuto Tisi detto il Garofalo (Ferrara 1476 ca. - 1559), Nell'articolo ho accennato ad alcuni nomi di artisti provenneinti proprio da quella scuola. Tra i tanti ho avuto modo di nominare Giovanni Francesco di Niccolò Luteri detto Dosso Dossi (Dossomantovano 1490 ca. - Ferrara 1542). Ebbe modo di lavorare principalmente presso la corte del duca Alfonso d'Este agli inizi del XVI seco lo. Il suo nome divenne così importante da essere chiamato alla corte dei Gonzaga a Mantova nel 1510, anche i Della Rovere si servirono delle sue arti per affrescare la Villa Imperiale di Pesaro nel 1530, inoltre ebbe l'incarico di affrescare e decorare molte stanze del Castello del Buonconsiglio per il principe e vescovo di Trento Bernardo Cles. Giovanni Luteri detto DOSSO DOSSI, Melissa (1520) - Galleria Borghese - Roma Autore:

BENVENUTO TISI detto il GAROFALO, UN DEGNO RAPPRESENTANTE DELLA SCUOLA FERRARESE

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Buongiorno Amici La pittura ferrarese ha avuto un posto di rilievo nel panorama artistico italiano. Dalla scuola ferrarese nel corso dei secoli si sono succeduti nomi di rilievo come ad esempio Dosso Dossi, Lorenzo Costa il vecchio, Ippolito Scarsella detto lo Scarsellino, Ludovico Mazzolino, Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, questi per citarne solo alcuni. C'è stato un'altro pittore italiano del tardo Rinascimento di indiscutibile bravura, Benvenuto Tisi detto il Garofalo (Ferrara 1476 ca. - 1559), che con la sua arte ci ha lasciato opere di bellezza unica. Poche notizie sono arrivate a noi della sua vita privata ed artistica, di sicuro ebbe occasione di lavorare a Ferrara per il duca Alfonso d'Este. Da quello che vediamo nei dipinti arrivati a noi, si può notare una particolare dedizione verso le figure legate alla chiesa. sopratutto fatti legati alla vita di Gesù e Maria. Benvenuto Tisi det