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Domenico Beccafumi, Madonna col Bambino e san Giovannino

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Domenico Beccafumi, Madonna col Bambino e san Giovannino (1540-1545) - Palazzo Barberini - Roma Il dipinto raffigura una Madonna con il seno scoperto, che sta per allattare il Bambino disteso sulle sue gambe, mentre un piccolo San Giovanni fa capolino in alto a sinistra. Le ridotte dimensioni dell’opera suggeriscono che sia stata realizzata per finalità di devozione privata.  In questa piccola tavola, Beccafumi sembra aver riflettuto sulle caratteristiche della pittura di Michelangelo e Leonardo: l’accentuata muscolatura del Bambino e le pennellate sfumate richiamano rispettivamente la lezione dei due maestri fiorentini.  L’opera è uno dei pochi capolavori della collezione della famiglia Barberini ancora conservati nel palazzo: acquistata dallo Stato nel 1959, è entrata subito a far parte delle collezioni della Galleria Nazionale d’arte Antica. (dal sito Palazzo Barberini) Autore: Domenico Beccafumi   (Montaperti

Piero di Cosimo, Santa Maria Maddalena che legge

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Piero di Lorenzo detto PIERO DI COSIMO, Santa Maria Maddalena che legge (1490-1495) - Palazzo Barberini - Roma Santa Maria Maddalena è riconoscibile dal profilo segnato dall’aureola, dai lunghi capelli e dal vaso di unguenti. Quest’ultimo fa riferimento alla visita della Maddalena e delle pie donne al sepolcro nella mattina di Pasqua: giunte sul luogo per imbalsamare il corpo di Gesù con oli profumati, trovarono il sepolcro vuoto, testimoniando per prime la Resurrezione.  I lunghi capelli con cui solitamente viene raffigurata la Maddalena derivano invece da un’erronea interpretazione del Vangelo, che ha portato a confondere la Maddalena con l’ignota prostituta che, pentendosi dei peccati commessi, pianse sui piedi di Gesù e li asciugò con i propri capelli.  Nel dipinto di Piero di Cosimo vi sono tuttavia degli elementi che vanno oltre la tradizionale rappresentazione della santa e rimandano invece alla contemporaneità dell’artis

Caravaggio, San Francesco in meditazione

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, San Francesco in meditazione (1606-1607) - Palazzo Barberini . Roma In uno scenario tenebroso e arido, San Francesco stringe tra le mani un teschio: sta meditando sulla morte, intesa in termini di redenzione dalla vita terrena. Ogni dettaglio reca il marchio dell’umiltà e della penitenza, come il saio strappato sulla spalla, il tronco spezzato e la croce di legno grezzo, chiaro rimando alla passione di Cristo. Teschio e croce mediano il dialogo intimo e profondo di Francesco col divino, in una variante iconografica molto diffusa in periodo controriformistico.  Non a caso il santo, famoso per aver abbracciato un ideale di vita basato sulla povertà, durante uno dei suoi ultimi ritiri in preghiera, avrebbe ricevuto le stimmate, rivivendo i segni fisici della crocifissione. É rappresentato in ginocchio, mostrando solo una parte del volto, illuminato strategicamente tra la guancia destra e le rug

Orazio Borgianni, Sacra Famiglia con santa Elisabetta, san Giovannino ed un angelo

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Orazio Borgianni, Sacra Famiglia con santa Elisabetta, san Giovannino ed un angelo (1609-1910) - Palazzo Barberini - Roma Il dipinto risale agli ultimi anni di vita del pittore, tornato a Roma dopo un periodo di assenza, ed è aggiornato sulle novità introdotte da Caravaggio: il forte contrasto tra luce ed ombra, l’evidenza plastica delle figure che si muovono come su un palcoscenico, l’ambientazione umile delle storie sacre presentate come scene quotidiane.  Qui la Sacra Famiglia, cui si aggiungono San Giovannino e Sant’Elisabetta all’estrema sinistra, emerge letteralmente dal fondo buio. La fonte di luce è collocata in alto a sinistra, alle spalle dell’angelo, come si può notare dall’ombra della sua testa sul violino.  Il dialogo tra Gesù e San Giovannino è intimo e immediato e la colomba diventa parte di un gioco apparentemente infantile, essendo in realtà, a un livello di lettura più profondo, il simbolo dello Spirito Santo

Giambattista Tiepolo e la pittura illusionistica.

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Giambattista Tiepolo “Il Banchetto di Cleopatra e Antonio” ca 650x300 cm. 1746-1747, Palazzo Labia, Salone delle Feste - Venezia A cura di Manuela Moschin Buongiorno carissimi, oggi desidero condividere con voi la bellezza di questo affresco di grandi dimensioni. Pensate che misura cm. 650x300. L'opera si intitola “Il banchetto di Cleopatra e Antonio”, nel quale Tiepolo narra la vicenda dei due amanti che si incontrano ad un banchetto. Cleopatra, nelle vesti di una dama settecentesca, per stupire Antonio sciolse una perla nel vino. Il pittore ha scherzato un po' con i personaggi, raffigurando la Regina con il volto della nobile veneziana Maria Labia, mentre egli si è autoritratto nella figura vestita di azzurro alle spalle di Antonio. Il pittore, rappresentando un episodio storico, si contraddistinse dai suoi predecessori, che furono maggiormente interessati a illustrare scene mitologiche o religiose. L’artista, per eseguire l’opera, si avvalse della collaborazione di Gerolam

Antonio Corradini, La Velata (vestale Tuccia)

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Antonio Corradini, La Velata (vestale Tuccia) (1743) - Palazzo Barberini - Roma Il tema della donna velata segna tutta la carriera dello scultore. Questa versione, scolpita nel 1743 durante il soggiorno romano, suscitò lo stupore del pubblico e degli appassionati d’arte.  Il velo, pur nell’elaborato panneggio della veste ricco di pieghe e intrecci, è così impalpabile da far trasparire le forme sottostanti, in particolare il seno rigoglioso. Lo scultore ha privilegiato il punto di vista frontale mentre la parte retrostante è appena abbozzata; ciononostante, a seconda del punto di vista, la statua offre scorci sempre nuovi e suggestivi. Dal punto di vista iconografico il velo è legato al tema della pudicizia e della castità, su cui è incentrata la vicenda della Vestale Tuccia. Le Vestali erano, nell’antica Roma, un ordine sacerdotale femminile che aveva il compito di mantenere sempre acceso il fuoco del tempio di Vesta. Le sacerd

Gian Lorenzo Bernini, Ritratto di Urbano VIII

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Gian Lorenzo Bernini, Ritratto di Urbano VIII (1632-1633) - Palazzo Barberini - Roma Osservando quest’opera è immediatamente percepibile la straordinaria capacità di Gian Lorenzo Bernini nel tirar fuori dalla materia inerte un respiro vitale. Un risultato ottenuto attraverso piccoli dettagli apparentemente secondari: le labbra che sembrano sul punto di dischiudersi, la barba non rasata sulle guance, un bottone della mozzetta non del tutto allacciato, le iridi degli occhi incise con la punta del trapano. Dettagli che fermano nella pietra il momento fugace del presente, colgono l’attimo, infondono al ritratto grande immediatezza e individualità psicologica. Tutti questi elementi testimoniano l’eccezionale maestria tecnica con cui Bernini riusciva a ottenere dal marmo effetti particolari, non per virtuosismo fine a sé stesso, ma per conferire al ritratto una naturalezza tale da far sembrare all’osservatore di trovarsi realmente al