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Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione con i santi Ansano e Massima

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   #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione con i santi Ansano e Massima (1333) La tavola, firmata e datata, fu eseguita per l’altare di Sant’Ansano posto nel transetto del duomo di Siena, dedicato alla Vergine Assunta. L’arcangelo Gabriele appare alla Vergine preannunciando la nascita di Gesù e saluta Maria con parole che sono iscritte a rilievo nel fondo oro, “AVE GRATIA PLENA DOMINUS TECUM”. L’apparizione dell’angelo è improvvisa, come suggerisce lo svolazzare del mantello e le ali spiegate. La Vergine ne è turbata, si ritrae e si stringe nel mantello. L’ambiente in cui si svolge la scena non è definito, ma i pochi elementi raffigurati-il pavimento marmoreo, il seggiolone riccamente intagliato, le stoffe preziose, il libro che Maria stava leggendo prima dell’apparizione celeste - sono riconducibili allo stile di vita seguito nel Trecento dai ceti più agiati. In alto, al centro della scena, è raffigurato lo Spirito santo in forma di

Paolo di Dono detto PAOLO UCCELLO, Battaglia di San Romano

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L'Arte di fotografare l'Arte © Photo by Massimo Gaudio Paolo di Dono detto PAOLO UCCELLO, Battaglia di San Romano (1435-1440 c.) La tavola faceva parte di un ciclo di tre dipinti che celebrava la vittoria dei fiorentini sulle truppe senesi e sull’alleanza guidata dal duca di Milano nella battaglia di San Romano (Pisa) nel 1432. Niccolò da Tolentino, a capo dell’esercito fiorentino, è raffigurato mentre con l’asta colpisce e disarciona Bernardino della Carda, il condottiero alla guida delle truppe avversarie, mentre intorno infuria la battaglia. La direzione delle aste e delle balestre, leggermente inclinate in avanti quelle impugnate dai soldati fiorentini, lievemente arretrate quelle degli avversari, presagisce l’esito della battaglia. La tavola degli Uffizi è l’episodio centrale della sequenza narrativa, che iniziava con la raffigurazione di Niccolò da Tolentino alla guida delle truppe fiorentine nel dipinto oggi alla National Gallery di Londra e si chiudeva con l’attacco di

Sala Tribuna agli Uffizi

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   #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Sala Tribuna La Tribuna venne realizzata fra il 1581 e il 1583 dall’architetto Bernardo Buontalenti per “tenere le più preziose gioie ed altre delizie onorate e belle che abbi il Granduca”, Francesco I de' Medici. Secondo la concezione del museo di allora, non doveva esporre solo opere d’arte come sculture e pitture, ma anche oggetti straordinari e curiosi, provenienti dal mondo naturale. Una WunderKammer (camera delle meraviglie) concepita come uno scrigno prezioso, condensato di conoscenze. La struttura, a pianta ottagonale, svetta dai tetti degli Uffizi e richiama esternamente, celebri edifici dell’antichità classica, come l’antica Torre dei Venti di Atene, e dell’età cristiana, come i Battisteri e le Basiliche. L’architettura della Tribuna è pervasa da riferimenti simbolici. La cupola, richiamo alla volta celeste, esternamente presenta una lanterna sormontata da una banderuola di ferro legata ad una lancetta che ne riproduce gl

Piero della Francesca, I duchi di Urbino Federico da Montefeltro e Battista Sforza

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  #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Piero della Francesca, Doppio ritratto dei Duchi di Urbino (1473-1475) Fra i più celebri ritratti del Rinascimento italiano, il dittico raffigura i signori di Urbino, Federico da Montefeltro (1422-1482) e sua moglie Battista Sforza (1446-1472). In accordo con la tradizione quattrocentesca, ispirata alla numismatica antica, le due figure sono rappresentate di profilo, taglio che garantiva una notevole verosimiglianza e precisione nella resa dei particolari, senza che trasparissero gli stati d’animo: i duchi di Urbino appaiono infatti immuni da turbamenti e emozioni. I coniugi sono affrontati e l’unità spaziale è suggerita dalla luce e dalla continuità del paesaggio collinare sullo sfondo – il paesaggio marchigiano su cui i Montefeltro regnavano. Spicca il contrasto cromatico fra l’incarnato abbronzato di Federico e quello chiarissimo di Battista Sforza, pallore che, oltre a rispettare le convenzioni estetiche in voga nel Rinascimento, po

VENERE di BOTTICELLI

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L'Arte di fotografare l'Arte © Photo by Massimo Gaudio Sandro Botticelli, Nascita di Venere (1482-85) Nota come “Nascita di Venere”, la composizione raffigura più precisamente l’approdo sull’isola di Cipro della dea dell’amore e della bellezza, nata dalla spuma del mare e sospinta dai venti Zefiro e, forse, Aura. La dea è in piedi sopra la valva di una conchiglia, pura e perfetta come una perla. L’accoglie una giovane donna, identificata talvolta con una delle Grazie oppure con l’Ora della primavera, che le porge un manto cosparso di fiori; alla stagione primaverile rimandano anche le rose portate dai venti. Il tema del dipinto, che celebra Venere come simbolo di amore e bellezza, fu forse suggerito dal poeta Agnolo Poliziano. E’ molto probabile che il committente dell’opera sia da ricercarsi all’interno della casata dei Medici, sebbene non si abbiano notizie del dipinto prima del 1550, quando Giorgio Vasari lo descrive nella villa medicea di Castello, proprietà del ramo cadett

Honthorst Gerrit van detto Gherardo delle notti alla Galleria Borghese

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     #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Gerrit van Honthorst, Concerto (il furto dell'amuleto) (1621) Il Concerto si può datare alla seconda parte del soggiorno romano di van Honthorst (1610 – 1621). Il tema dell’opera sembra risentire della morale religiosa dei Paesi Bassi, dove la musica, arte eccellente e virtuosa, è tuttavia fugace, tanto da essere associata alla vanità. Il soggetto dell’opera va identificato come un vero e proprio inganno ai danni del giovane che, intento a cantare, non si accorge che la fanciulla gli sta per sfilare il piccolo amuleto in forma di croce che gli pende dall’orecchio, con la complicità della vecchia sdentata e del suonatore del basso di viola.  (testo tratto dal sito della Galleria Borghese) Autore: Honthorst Gerrit van detto Gherardo delle notti   (Utrecht 1590 - 1656) Titolo: Concerto (il furto dell'amuleto) Datazione: 1621 Supporto : Olio su tela Misure (cm): 168 x 202 Si trova:

Giuditta con la testa di Oloferne di Fede Galizia

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L'Arte di fotografare l'Arte © Photo by Massimo Gaudio Fede Galizia, Giuditta con la testa di Oloferne (1601)  L’opera firmata e datata nel bordo del catino, proviene dall’eredità del cardinale Salviati. Il soggetto è raccontato nel Vecchio Testamento: l’ebrea Giuditta, che salvò la patria dall’invasione assira, è simbolo della Fortezza e come salvatrice del suo popolo prefigura la Madonna ed è invocata nel giorno dell’Immacolata Concezione. L’episodio è presentato dalla pittrice, particolarmente abile nella resa delle stoffe e gli ornamenti, accentuandone il significato vittorioso nella bellezza della donna, elegantemente vestita, ed escludendo dalla rappresentazione il momento drammatico e violento della decapitazione.   (testo tratto dal sito della Galleria Borghese) Autore: Fede Galizia    (Milano 1578 ca - 1630) Titolo: Giuditta con la testa di Oloferne Datazione: 1601 Supporto : Olio su tela Misure (cm): 141 x 108 Si trova: