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Visualizzazione dei post con l'etichetta galleria degli uffizi

Leonardo da Vinci, Annunciazione

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   #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Leonardo da Vinci, Annunciazione (1472) Davanti ad un palazzo rinascimentale, in un rigoglioso giardino recintato che evoca l’ hortus conclusus  allusivo alla purezza di Maria, l’Arcangelo Gabriele si inginocchia davanti alla Vergine rivolgendole il saluto ed offrendole un giglio. La Vergine risponde, seduta con grande dignità davanti a un leggio sul quale è poggiato un libro. Il tradizionale tema sacro è collocato da Leonardo in un’ambientazione naturalistica e terrena: l’angelo ha una corporeità concreta, suggerita dall’ombra proiettata sul prato e dalla resa dei panneggi che presuppongono studi dal vero. Anche le sue ali prendono ispirazione da quelle di qualche poderoso rapace. E’ straordinaria la resa della luce crepuscolare che plasma le forme, unifica la scena e fa risaltare le sagome scure degli alberi sul lontano paesaggio dello sfondo, dominato dai toni sfumati cari all’artista. Gli elementi architettonici sono disegnati seco

Tiziano Vecellio, Flora

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  #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Tiziano Vecellio, Flora (1517 ca.) La giovane donna emerge dal fondo bruno del dipinto porgendo con la mano destra un mazzo di fiori primaverili, composto di roselline, viole, gelsomini; è abbigliata all’antica, con una candida camiciola che scivola sulla spalla destra lasciando intravedere il seno, mentre reclina dolcemente la testa sulla spalla sinistra, volgendo lo sguardo fuori dallo spazio dipinto. Il suo volto, dai tratti delicatissimi, corrisponde perfettamente ai canoni della bellezza rinascimentale cinquecentesca: pelle chiara e luminosa, il rosa sulle guance, e il viso incorniciato da lunghi capelli sciolti, biondo ramati, il colore tipico delle chiome delle donne ritratte da Tiziano (da qui il termine “rosso Tiziano”). L’identificazione del soggetto come “Flora”, la ninfa sposa di Zefiro di origine greca le cui gesta sono narrate da Ovidio, risale a Joachim von Sandrart, storiografo olandese, che nel 1635 circa vide l’opera n

Sandro Botticelli, Annunciazione di Cestello

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L'Arte di fotografare l'Arte © Photo by Massimo Gaudio Sandro Botticelli, Annunciazione di Cestello (1489-90) La tavola fu commissionata nel 1489 a Sandro Botticelli dal cambiavalute fiorentino Benedetto di ser Francesco Guardi per la cappella di famiglia nella chiesa di Santa Maria Maddalena in borgo Pinti a Firenze. L’essenzialità dell’ambientazione, dove mancano quasi del tutto gli elementi di arredo, la sobrietà delle vesti dell’arcangelo Gabriele e della Vergine, caratterizzate da un ridotto uso di toni cromatici e di decorazioni, la gestualità accentuata e un po’ teatrale dei personaggi rispecchiano la ricerca di semplicità e il fervore religioso che si afferma negli anni della predicazione del frate domenicano Girolamo Savonarola. Sono presenti elementi consueti della simbologia mariana, come l’apertura nella parete che allude a Maria come porta del cielo e il giardino recintato visibile sullo sfondo, emblema della verginità della Madonna. Il dipinto ha conservato la cor

Artemisia Gentilechi, Giuditta decapita Oloferne

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     #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Artemisia Gentilechi, Giuditta decapita Oloferne (1620 ca.) “Dio lo ha colpito per mano di donna”. Così Giuditta, giovane ebrea di Betulia, commenta nella Bibbia il suo atto eroico che portò Israele alla liberazione del suo popolo dall’assedio dell’esercito di Nabucodonosor. Giuditta si era presentata all’accampamento del crudele Oloferne, capo dell’esercito nemico, vestita nei suoi abiti migliori, fingendo di volersi alleare con lui. Il generale assiro, colpito dalla bellezza di lei, la invita ad un ricco banchetto nella sua tenda. Dopo aver mangiato e bevuto, Oloferne, ubriaco, cade addormentato nel suo letto, dando occasione a Giuditta di sottrargli la scimitarra e infierirgli il colpo mortale. Nell’imponente dipinto degli Uffizi (1620 circa), Artemisia Gentileschi affronta il momento dell’uccisione di Oloferne per mano di una determinata e vigorosa Giuditta. L’effetto d’insieme è potente e spaventoso: il corpulento generale è ubr

Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Bacco

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    #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Bacco (1598 ca.) Il dipinto si inserisce nella serie giovanile delle mezze figure dipinte "in chiaro" che annovera opere come il "Fruttaiolo" della Galleria Borghese di Roma, il "Fanciullo morso dal ramarro" della Fondazione Longhi di Firenze , il "Canestro di frutta" della Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Caravaggio, protagonista a Roma nella prima decade del Seicento di una rivoluzione in pittura che invase l’Europa intera, ostenta in quest’opera una magistrale resa naturalistica del mondo vegetale. Sorprendente la resa del cesto di frutta e della coppa di vino offerto dal Dio , brani intesi da alcuni studiosi come invito oraziano alla vita frugale, alla convivialità e all'amicizia. La scultorea figura di Bacco, dall’espressione stordita dal vino è esemplata su modelli dell’arte classica, in particolare in ritratti di Antinoo, e appare intrisa di una s

Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione con i santi Ansano e Massima

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   #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione con i santi Ansano e Massima (1333) La tavola, firmata e datata, fu eseguita per l’altare di Sant’Ansano posto nel transetto del duomo di Siena, dedicato alla Vergine Assunta. L’arcangelo Gabriele appare alla Vergine preannunciando la nascita di Gesù e saluta Maria con parole che sono iscritte a rilievo nel fondo oro, “AVE GRATIA PLENA DOMINUS TECUM”. L’apparizione dell’angelo è improvvisa, come suggerisce lo svolazzare del mantello e le ali spiegate. La Vergine ne è turbata, si ritrae e si stringe nel mantello. L’ambiente in cui si svolge la scena non è definito, ma i pochi elementi raffigurati-il pavimento marmoreo, il seggiolone riccamente intagliato, le stoffe preziose, il libro che Maria stava leggendo prima dell’apparizione celeste - sono riconducibili allo stile di vita seguito nel Trecento dai ceti più agiati. In alto, al centro della scena, è raffigurato lo Spirito santo in forma di

Sala Tribuna agli Uffizi

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   #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Sala Tribuna La Tribuna venne realizzata fra il 1581 e il 1583 dall’architetto Bernardo Buontalenti per “tenere le più preziose gioie ed altre delizie onorate e belle che abbi il Granduca”, Francesco I de' Medici. Secondo la concezione del museo di allora, non doveva esporre solo opere d’arte come sculture e pitture, ma anche oggetti straordinari e curiosi, provenienti dal mondo naturale. Una WunderKammer (camera delle meraviglie) concepita come uno scrigno prezioso, condensato di conoscenze. La struttura, a pianta ottagonale, svetta dai tetti degli Uffizi e richiama esternamente, celebri edifici dell’antichità classica, come l’antica Torre dei Venti di Atene, e dell’età cristiana, come i Battisteri e le Basiliche. L’architettura della Tribuna è pervasa da riferimenti simbolici. La cupola, richiamo alla volta celeste, esternamente presenta una lanterna sormontata da una banderuola di ferro legata ad una lancetta che ne riproduce gl

Piero della Francesca, I duchi di Urbino Federico da Montefeltro e Battista Sforza

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  #artiebellezzeitaliane Photo by  Massimo Gaudio Piero della Francesca, Doppio ritratto dei Duchi di Urbino (1473-1475) Fra i più celebri ritratti del Rinascimento italiano, il dittico raffigura i signori di Urbino, Federico da Montefeltro (1422-1482) e sua moglie Battista Sforza (1446-1472). In accordo con la tradizione quattrocentesca, ispirata alla numismatica antica, le due figure sono rappresentate di profilo, taglio che garantiva una notevole verosimiglianza e precisione nella resa dei particolari, senza che trasparissero gli stati d’animo: i duchi di Urbino appaiono infatti immuni da turbamenti e emozioni. I coniugi sono affrontati e l’unità spaziale è suggerita dalla luce e dalla continuità del paesaggio collinare sullo sfondo – il paesaggio marchigiano su cui i Montefeltro regnavano. Spicca il contrasto cromatico fra l’incarnato abbronzato di Federico e quello chiarissimo di Battista Sforza, pallore che, oltre a rispettare le convenzioni estetiche in voga nel Rinascimento, po

NOLI ME TANGERE DI ANDREA DEL SARTO

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Andrea del Sarto, Noli me tangere (1510) - Galleria degli Uffizi - Firenze Noli me tangere , letteralmente significa non mi toccare .  Si tratta di una frase attribuita a Gesù quando  si rivolge così a Maria Maddalena subito dopo la risurrezione.  L'artista esegui questa opera per la chiesa di San Gallo a Firenze e molto probabilmente valse la commissione di  altre due opere sempre per convento agostiniano: L'Annunciazione e la Trinità .  Dopo la demolizione della chiesa nel 1531, la tavola, insieme ad altri importanti opere, fu trasferita nella chiesa di S. Jacopo tra i Fossi, e collocata nella cappella Morelli.  La pala rimase nella cappella fino al 1849, per poi arrivare nelle residenze dei Morelli fino al 1875, quando entro' agli Uffizi. Autore:         Andrea del Sarto (Firenze 1486 - 1530) Titolo: Noli me tangere Supporto: Olio su tavola Anno: 1510 Misure (cm.):

AMORE E PSICHE

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio   All'interno della storia narrata da Lucio Apuleio Le Metamorfosi, l a tormentata storia d'amore tra Amore e Psiche ha ispirato moltissimi artisti nel corso dei secoli, i quali hanno fatto arrivare fino ai giorni nostri i loro lavori incentrati sui due personaggi mitologici, sia insieme mentre si scambiano effusioni che da soli. In questo articolo ce ne son alcuni. Amore e Psiche (II sec. d.C.) - Musei Capitolini - Roma Autore: - Titolo: Statua di Amore e Psiche Datazione: Da un originale greco del II secolo a.C. Supporto: Marmo Misure (cm): 125 Si trova: Musei Capitolini, Palazzo Nuovo, Sala del Gladiatore Luogo: Roma Amore e Psiche (IV sec. d.C.) - Galleria degli Uffizi - Firenze Autore: - Titolo: Amore e Psiche Datazione: Da un originale greco del IV secolo a.C. Supporto: Marmo Misure (cm): - Si tr

GIUDITTA E OLOFERNE

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L'Arte di fotografare l'Arte © Photo by Massimo Gaudio Un tema che ha affascinato gli artisti di ogni epoca è sicuramente Giuditta e Oloferne . La storia è questa, una giovane e ricca vedova ebrea di nome Giuditta, di notte, approfittando delle tenebre, si introduce nella tenda dove dormiva un generale di Nabucodonosor re degli Assiri di nome Oloferne che assediava la sua città e gli taglia la testa. L'accompagna la serva che ha il compito di raccogliere la testa Oloferne per portarla con se nella propria città come incoraggiamento per combattere il nemico. Alcuni artisti come per esempio Caravaggio o Artemisia Gentileschi hanno raccontato con il pennello il momento critico del distacco della testa, c'è chi quel momento lo ha voluto raccontare nelle fasi successive e c'è chi invece ha preferito raccontarlo mentre Giuditta, fiera di quanto appena fatto, mostra la testa del nemico. Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Giuditta e Oloferne (1599) - Palazzo Barb

FILIPPINO LIPPI, LA GRAZIA E LA BRAVURA DI UN FIGLIO D'ARTE

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Buongiorno Amici Essere figli d'arte, alcune volte implica un continuo raffronto tra padre e figlio sulle loro capacità artistiche. Ieri ho voluto dedicare i post al grandissimo artista del XV secolo Filippo Lippi (Firenze 1406 - Spoleto 1469) , artisticamente nato come frate. In quel periodo conobbe una suora che ben presto sarebbe diventata la sua compagna e che da lì a poco gli avrebbe dato un erede. Lippi diede il nome di Filippo al figlio, ma venne chiamato in seguito Filippino Lippi (Prato 1457 - Firenze 1504) per distinguerlo dal padre. Filippino sin da giovane ebbe la fortuna di stare a contatto con Sandro Botticelli dal quale imparò moltissimo mentre frequentava la sua bottega. Sembra che Botticelli lo abbia portato con se come aiuto per la realizzazione di una parte della decorazione della Cappella Sistina. Filippino dal canto suo portò all'interno della bottega del Botticelli un nuovo modo di abbellire le