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Giovanni Baronzio, Storie della Passione di Cristo

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Giovanni Baronzio, Storie della Passione di Cristo (1330-1335) - Palazzo Barberini - Roma Il dipinto di Giovanni Baronzio illustra sei episodi tratti dalla Passione di Cristo, inseriti in scomparti quadrati e leggibili in senso antiorario, partendo in alto a sinistra:  Deposizione ,  Compianto ,  Resurrezione ,  Discesa al Limbo ,  Ascensione  e  Pentecoste . In un articolo di Federico Zeri (1958), l’opera per la prima volta fu messa in relazione con un dipinto analogo conservato presso il Museo della Città di Rimini: i due dipinti – insieme ad altri attualmente non rinvenuti – costituivano il dossale di un altare del convento francescano di Villa Verucchio. Nell’opera esposta a palazzo Barberini, si trovano le scene della Passione successive alla morte di Cristo, in quella riminese le scene precedenti: in entrambe, manca, però, l’episodio della Crocifissione, che doveva, quindi, essere raffigurato in un altro scomparto, posto al

Canaletto e le splendide vedute

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Antonio Canal detto il Canaletto “Il ritorno del Bucintoro al molo, nel giorno dell’Ascensione”, cm 182 x 259 - 1729 circa. Milano collezione Aldo Crespi. A cura di Manuela Moschin della pagina Facebook e blog www.librarte.eu  Ciao carissimi, oggi vi invito a immergervi nelle opere di un pittore veneziano che, nel Settecento, fu uno degli artisti maggiormente influenti sul piano innovativo. Mi riferisco ad Antonio Canal detto il Canaletto (Venezia, 1697- Venezia, 1768), che realizzò quello che lo storico dell’arte Roberto Longhi definì “certezza illuministica di verità assoluta”. Venezia nel Settecento, dal punto di vista artistico, fu un’epoca di rinnovamento. I pittori veneziani venivano richiesti in tutta Europa e fu così che, viaggiando molto, ebbero l’opportunità di sperimentare tecniche e generi nuovi. Canaletto si trasferì dapprima a Roma e poi a Londra, dove ricevette numerose commissioni inglesi attraverso l'amico mecenate e collezionista d'arte Joseph Smith (1682-1770

Pietro Vannucci detto PERUGINO, San Filippo Benizi

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Pietro Vannucci detto PERUGINO, San Filippo Benizi (1505-1507) - Palazzo Barberini - Roma Il dipinto raffigura san Filippo Benizi, uno dei sette fondatori dell’ordine dei Servi di Maria, a lungo identificato con san Nicola da Tolentino. Entrata a far parte della collezione grazie alla donazione Torlonia del 1892, l’opera fu attribuita a Perugino da Federico Zeri (1953), che la indicò come parte del complesso altare commissionato per la chiesa della Santissima Annunziata di Firenze.  Nel 1546, per rinnovare il polittico, la tavola fu spostata e recisa nella parte inferiore, ma rimase nella chiesa fino allo smontaggio definitivo della struttura, avvenuto nel 1654. La scelta di inserire nella composizione Filippo Benizi – non ancora santo, dato che sarà infatti canonizzato soltanto nel 1671 – faceva parte del più esteso programma di promozione dei beati dell’ordine, avviato dai Serviti a partire dalla seconda metà del Quattrocento. I

Domenico Beccafumi, Madonna col Bambino e san Giovannino

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Domenico Beccafumi, Madonna col Bambino e san Giovannino (1540-1545) - Palazzo Barberini - Roma Il dipinto raffigura una Madonna con il seno scoperto, che sta per allattare il Bambino disteso sulle sue gambe, mentre un piccolo San Giovanni fa capolino in alto a sinistra. Le ridotte dimensioni dell’opera suggeriscono che sia stata realizzata per finalità di devozione privata.  In questa piccola tavola, Beccafumi sembra aver riflettuto sulle caratteristiche della pittura di Michelangelo e Leonardo: l’accentuata muscolatura del Bambino e le pennellate sfumate richiamano rispettivamente la lezione dei due maestri fiorentini.  L’opera è uno dei pochi capolavori della collezione della famiglia Barberini ancora conservati nel palazzo: acquistata dallo Stato nel 1959, è entrata subito a far parte delle collezioni della Galleria Nazionale d’arte Antica. (dal sito Palazzo Barberini) Autore: Domenico Beccafumi   (Montaperti

Piero di Cosimo, Santa Maria Maddalena che legge

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Piero di Lorenzo detto PIERO DI COSIMO, Santa Maria Maddalena che legge (1490-1495) - Palazzo Barberini - Roma Santa Maria Maddalena è riconoscibile dal profilo segnato dall’aureola, dai lunghi capelli e dal vaso di unguenti. Quest’ultimo fa riferimento alla visita della Maddalena e delle pie donne al sepolcro nella mattina di Pasqua: giunte sul luogo per imbalsamare il corpo di Gesù con oli profumati, trovarono il sepolcro vuoto, testimoniando per prime la Resurrezione.  I lunghi capelli con cui solitamente viene raffigurata la Maddalena derivano invece da un’erronea interpretazione del Vangelo, che ha portato a confondere la Maddalena con l’ignota prostituta che, pentendosi dei peccati commessi, pianse sui piedi di Gesù e li asciugò con i propri capelli.  Nel dipinto di Piero di Cosimo vi sono tuttavia degli elementi che vanno oltre la tradizionale rappresentazione della santa e rimandano invece alla contemporaneità dell’artis

Caravaggio, San Francesco in meditazione

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, San Francesco in meditazione (1606-1607) - Palazzo Barberini . Roma In uno scenario tenebroso e arido, San Francesco stringe tra le mani un teschio: sta meditando sulla morte, intesa in termini di redenzione dalla vita terrena. Ogni dettaglio reca il marchio dell’umiltà e della penitenza, come il saio strappato sulla spalla, il tronco spezzato e la croce di legno grezzo, chiaro rimando alla passione di Cristo. Teschio e croce mediano il dialogo intimo e profondo di Francesco col divino, in una variante iconografica molto diffusa in periodo controriformistico.  Non a caso il santo, famoso per aver abbracciato un ideale di vita basato sulla povertà, durante uno dei suoi ultimi ritiri in preghiera, avrebbe ricevuto le stimmate, rivivendo i segni fisici della crocifissione. É rappresentato in ginocchio, mostrando solo una parte del volto, illuminato strategicamente tra la guancia destra e le rug

Orazio Borgianni, Sacra Famiglia con santa Elisabetta, san Giovannino ed un angelo

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Orazio Borgianni, Sacra Famiglia con santa Elisabetta, san Giovannino ed un angelo (1609-1910) - Palazzo Barberini - Roma Il dipinto risale agli ultimi anni di vita del pittore, tornato a Roma dopo un periodo di assenza, ed è aggiornato sulle novità introdotte da Caravaggio: il forte contrasto tra luce ed ombra, l’evidenza plastica delle figure che si muovono come su un palcoscenico, l’ambientazione umile delle storie sacre presentate come scene quotidiane.  Qui la Sacra Famiglia, cui si aggiungono San Giovannino e Sant’Elisabetta all’estrema sinistra, emerge letteralmente dal fondo buio. La fonte di luce è collocata in alto a sinistra, alle spalle dell’angelo, come si può notare dall’ombra della sua testa sul violino.  Il dialogo tra Gesù e San Giovannino è intimo e immediato e la colomba diventa parte di un gioco apparentemente infantile, essendo in realtà, a un livello di lettura più profondo, il simbolo dello Spirito Santo

Giambattista Tiepolo e la pittura illusionistica.

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Giambattista Tiepolo “Il Banchetto di Cleopatra e Antonio” ca 650x300 cm. 1746-1747, Palazzo Labia, Salone delle Feste - Venezia A cura di Manuela Moschin Buongiorno carissimi, oggi desidero condividere con voi la bellezza di questo affresco di grandi dimensioni. Pensate che misura cm. 650x300. L'opera si intitola “Il banchetto di Cleopatra e Antonio”, nel quale Tiepolo narra la vicenda dei due amanti che si incontrano ad un banchetto. Cleopatra, nelle vesti di una dama settecentesca, per stupire Antonio sciolse una perla nel vino. Il pittore ha scherzato un po' con i personaggi, raffigurando la Regina con il volto della nobile veneziana Maria Labia, mentre egli si è autoritratto nella figura vestita di azzurro alle spalle di Antonio. Il pittore, rappresentando un episodio storico, si contraddistinse dai suoi predecessori, che furono maggiormente interessati a illustrare scene mitologiche o religiose. L’artista, per eseguire l’opera, si avvalse della collaborazione di Gerolam

Antonio Corradini, La Velata (vestale Tuccia)

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Antonio Corradini, La Velata (vestale Tuccia) (1743) - Palazzo Barberini - Roma Il tema della donna velata segna tutta la carriera dello scultore. Questa versione, scolpita nel 1743 durante il soggiorno romano, suscitò lo stupore del pubblico e degli appassionati d’arte.  Il velo, pur nell’elaborato panneggio della veste ricco di pieghe e intrecci, è così impalpabile da far trasparire le forme sottostanti, in particolare il seno rigoglioso. Lo scultore ha privilegiato il punto di vista frontale mentre la parte retrostante è appena abbozzata; ciononostante, a seconda del punto di vista, la statua offre scorci sempre nuovi e suggestivi. Dal punto di vista iconografico il velo è legato al tema della pudicizia e della castità, su cui è incentrata la vicenda della Vestale Tuccia. Le Vestali erano, nell’antica Roma, un ordine sacerdotale femminile che aveva il compito di mantenere sempre acceso il fuoco del tempio di Vesta. Le sacerd

Gian Lorenzo Bernini, Ritratto di Urbano VIII

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Gian Lorenzo Bernini, Ritratto di Urbano VIII (1632-1633) - Palazzo Barberini - Roma Osservando quest’opera è immediatamente percepibile la straordinaria capacità di Gian Lorenzo Bernini nel tirar fuori dalla materia inerte un respiro vitale. Un risultato ottenuto attraverso piccoli dettagli apparentemente secondari: le labbra che sembrano sul punto di dischiudersi, la barba non rasata sulle guance, un bottone della mozzetta non del tutto allacciato, le iridi degli occhi incise con la punta del trapano. Dettagli che fermano nella pietra il momento fugace del presente, colgono l’attimo, infondono al ritratto grande immediatezza e individualità psicologica. Tutti questi elementi testimoniano l’eccezionale maestria tecnica con cui Bernini riusciva a ottenere dal marmo effetti particolari, non per virtuosismo fine a sé stesso, ma per conferire al ritratto una naturalezza tale da far sembrare all’osservatore di trovarsi realmente al

Jacopo Zucchi, Ritratto di Clelia Farnese

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Jacopo Zucchi, Ritratto di Clelia Farnese (1570 ca.) - Palazzo Barberini - Roma Un’elaborata acconciatura adornata di fiori, una gorgiera di merletto e una collana con gli stemmi di famiglia sono gli attributi utilizzati da Jacopo Zucchi per raffigurare Clelia Farnese. Figlia illegittima del cardinale Alessandro, tra i più influenti esponenti della Curia romana, la giovane è sempre vissuta al centro della vivace vita mondana della città, fatta di feste e banchetti. Jacopo Zucchi, incaricato da Giovan Giorgio Cesarini, primo marito di Clelia, ha dipinto un’immagine iconica e senza tempo: la bellezza della donna, dote per la quale era stata celebrata come la più amabile dama di Roma da turisti e poeti, è resa nobile grazie allo sguardo gelido, alle delicate guance rosse e alla ricca veste. Dopo il primo matrimonio, terminato con la morte dello sposo nel 1585, Clelia diventò l’amante di Ferdinando de’ Medici, cardinale protettore d