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Francesco Borromini, Scala elicoidale di Palazzo Barberini

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Scala elicoidale di Francesco Borromini (1633-1634) - Palazzo Barberini - Roma  La scala, progettata da Francesco Borromini, serve l’ala sud del palazzo, ed è complementare a quella del Bernini, secondo un principio non solo estetico, ma anche distributivo e funzionale. Accessibile dal porticato esterno, conduceva agli ambienti del cardinale Francesco Barberini ed era destinata a una circolazione più privata.  È elicoidale, quindi segue il principio dell’avvitamento attorno a un’asse di rotazione, ed è a pianta ovale, ovvero presenta uno schiacciamento in senso longitudinale, consentendo una salita più agevole rispetto alle scale a pianta circolare. Tale modello è codificato nella trattatistica cinquecentesca dal Vignola, da Sebastiano Serlio e Andrea Palladio.  Ogni girata è composta da 12 colonne doriche binate, il cui capitello è decorato con piccole api (simbolo araldico della famiglia). L’asse maggiore misura 9,40 m, l’asse

Giovanni da Rimini, Storie di Cristo

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Giovanni Da Rimini, Storie di Cristo (1305ca.) - Palazzo Barberini - Roma La tavola, acquistata nel 1897 dalla collezione Sciarra, illustra in sei riquadri altrettanti episodi della vita di Cristo: la  Natività , la  Crocifissione , la  Deposizione , la  Discesa al Limbo , la  Resurrezione  e, infine, il  Giudizio universale . L’opera è stata attribuita a Giovanni da Rimini per la prima volta da Roberto Longhi nel 1935; in seguito, è stata inoltre identificata come parte di un dittico, l’altra metà del quale è conservata alla National Gallery di Londra. Resta tuttavia ignota l’originaria collocazione delle due tavole.  I soggetti scelti rimandano a modelli della tradizione bizantina, a dimostrazione del fascino esercitato dall’arte orientale sugli artisti riminesi del XIV secolo, nonostante la ricezione e la rielaborazione delle innovazioni di Giotto siano invece rintracciabili nella resa dei corpi e dello spazio. Nelle allunga

Alessandro Algardi, Battesimo di Cristo

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Alessandro Algardi, Battesimo di Cristo (1644-1654) - Galleria Corsini - Roma La piccola scultura attribuita ad Algardi è composta da due blocchi in bronzo dorato uniti al di sopra della base in marmo. Secondo le fonti dell’epoca, una fusione dello stesso modello era stata donata dall’artista al pontefice Innocenzo X Pamphili per ottenerne i favori. L’opera della collezione Corsini è caratterizzata dalla grande qualità del modellato, dalla precisione con cui sono restituiti i dettagli e dall’equilibrio compositivo: lo spazio che separa le due figure principali è chiuso in alto dal gesto del braccio con cui il Battista versa l’acqua su Gesù, e in basso dalle acque del Giordano.  Il bronzetto è rappresentativo della produzione di Algardi, esponente di spicco della scultura classicista seicentesca. L’artista bolognese rappresentò infatti una sorta di alter ego di Bernini, contrapponendo alla predominante corrente barocca una dive

Jacopo da Ponte detto BASSANO, Adorazione dei pastori

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Jacopo da Ponte detto BASSANO, Adorazione dei pastori (1562) - Galleria Corsini - Roma L’episodio dell’adorazione dei pastori, accorsi a Betlemme dopo l’annuncio degli angeli, è narrato nel Vangelo di Luca. Bassano affronta il tema da un lato rispettando la tradizione, dall’altro introducendo innovazioni. Fanno da quinta scenica delle rovine archeologiche, elemento frequente nell’iconografia italiana della Natività. Qui si vede una fila di colonne spezzate su un alto piedistallo, sul modello dei templi greci, cui è addossata una capanna. L’insolita struttura architettonica simboleggia il superamento del paganesimo e la costruzione della chiesa cristiana, di cui la nascita di Gesù è il primo atto di fondazione.  La tela risale agli anni ’60 del Cinquecento, periodo in cui Bassano comincia a scurire le tinte. Le vesti della Madonna, di Giuseppe e dei pastori hanno tonalità smaltate, ma il paesaggio ha un’atmosfera notturna. Ciò

Rosalba Carriera, Allegoria dei quattro elementi - L'Aria, L'Acqua, La Terra, Il Fuoco

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Rosalba Carriera, Fuoco (1739-1743) - Galleria Corsini - Roma La serie dei quattro elementi è realizzata in pastello su carta, tecnica che ha larga diffusione nel Settecento. Rosalba Carriera, pittrice veneziana, diventa una delle ritrattiste più richieste da nobili e sovrani d’Europa, molto abile nel raggiungere col pastello risultati di morbidezza, luminosità, immediatezza e introspezione psicologica. Le serie allegoriche formate da quattro personificazioni – i continenti, le stagioni, gli elementi – sono una tipologia particolarmente diffusa in questo periodo. La Carriera porta a termine quest’opera tra il 1741 e il 1743 per Giovan Francesco Stoppani, nunzio apostolico presso il Senato di Venezia.  Le allegorie hanno un taglio ritrattistico, sono colte in primissimo piano e i loro attributi finiscono al margine (inferiore destro, tranne che nell’Aria), integrati con differenti colori o accessori che ne chiariscono il ruolo

ANNIBALE OPPURE LUDOVICO CARRACCI A PALAZZO BARBERINI ?

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Annibale (o Lodovico) Carracci, Tabernacolo portatile con la Pietà, scene di santi e martiri (1603) - Palazzo Barberini - Roma   Visitando i nuovi allestimenti delle nuove Sale al primo piano dell'Ala nord della Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma, sono entrato in una Sala che non avevo mai visto prima nel corso delle varie visite effettuate al museo. La Sala 22 è bellissima ed è ricca di marmi e decorazioni che dalle pareti salgono su fino alla volta. Non conosco la sua destinazione iniziale, ma le decorazioni non hanno riferimenti religiosi quindi non credo che fosse una cappella privata. La Sala è dedicata ad una sola singola opera esposta all'interno di una teca che la protegge. L'opera è di un pittore bolognese della famiglia Carracci che si intitola Tabernacolo portatile con la Pietà, scene di santi e martiri   realizzata intorno al 1603 ed è un olio su tavola, rame, ebano e o

Dominikos Theotokopoulos detto EL GRECO, Battesimo di Cristo

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Dominikos Theotokopoulos detto EL GRECO, Battesimo di Cristo (1596-1597) - Palazzo Barberini - Roma Il  Battesimo di Cristo  può essere letto parallelamente all’altro dipinto in collezione, l' Adorazione dei pastori ,  realizzati entrambi come bozzetti per un’opera monumentale composta da più tele e destinata ad una chiesa madrilena. El Greco ha sfruttato il formato verticale per conferire uno slancio ascendente alle composizioni: se per le raffigurazioni del Battesimo è abbastanza comune impostare la scena sulla verticale, per mettere in risalto la discesa dello Spirito Santo su Gesù, questa modalità risulta, invece, decisamente insolita per l’Adorazione dei pastori.  Nei due dipinti, El Greco ha organizzato lo spazio dividendolo a metà: in basso il mondo materiale, in alto la realtà ultraterrena, unificati da una luce quasi argentata, la luce divina, emanata da Dio nel  Battesimo , dalle schiere angeliche e dal Bambino n

Dominikos Theotokopoulos detto EL GRECO, Adorazione dei pastori

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Dominikos Theotokopoulos detto EL GRECO, Adorazione dei pastori (1596-1597) - Palazzo Barberini - Roma L’ Adorazione dei pastori  e il Battesimo di Cristo   sono stati messi in relazione con un’importante commissione che El Greco ricevette nel 1596, un  retablo  – una pala d’altare di grandi dimensioni composta da più dipinti – per la chiesa dell’Incarnazione del Colegio de Doña Maria de Aragón a Madrid. Il  retablo  venne smembrato durante l’età napoleonica e l’ipotesi di ricostruzione più accreditata prevede l’originaria presenza di sei maestose tele, alte fino a 3,5 metri; cinque di queste si trovano al Museo del Prado, mentre l’ Adorazione dei pastori  è conservata presso il Museu de Artà di Bucarest.  I recenti studi e l’ultimo restauro (2009), condotto sulle piccole tele di palazzo Barberini, ne hanno dimostrato l’autografia: si pensa, quindi, che potessero essere dei bozzetti preparatori per il  retablo  o delle copie succe

Giovanni Baronzio, Storie della Passione di Cristo

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Giovanni Baronzio, Storie della Passione di Cristo (1330-1335) - Palazzo Barberini - Roma Il dipinto di Giovanni Baronzio illustra sei episodi tratti dalla Passione di Cristo, inseriti in scomparti quadrati e leggibili in senso antiorario, partendo in alto a sinistra:  Deposizione ,  Compianto ,  Resurrezione ,  Discesa al Limbo ,  Ascensione  e  Pentecoste . In un articolo di Federico Zeri (1958), l’opera per la prima volta fu messa in relazione con un dipinto analogo conservato presso il Museo della Città di Rimini: i due dipinti – insieme ad altri attualmente non rinvenuti – costituivano il dossale di un altare del convento francescano di Villa Verucchio. Nell’opera esposta a palazzo Barberini, si trovano le scene della Passione successive alla morte di Cristo, in quella riminese le scene precedenti: in entrambe, manca, però, l’episodio della Crocifissione, che doveva, quindi, essere raffigurato in un altro scomparto, posto al

Pietro Vannucci detto PERUGINO, San Filippo Benizi

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Pietro Vannucci detto PERUGINO, San Filippo Benizi (1505-1507) - Palazzo Barberini - Roma Il dipinto raffigura san Filippo Benizi, uno dei sette fondatori dell’ordine dei Servi di Maria, a lungo identificato con san Nicola da Tolentino. Entrata a far parte della collezione grazie alla donazione Torlonia del 1892, l’opera fu attribuita a Perugino da Federico Zeri (1953), che la indicò come parte del complesso altare commissionato per la chiesa della Santissima Annunziata di Firenze.  Nel 1546, per rinnovare il polittico, la tavola fu spostata e recisa nella parte inferiore, ma rimase nella chiesa fino allo smontaggio definitivo della struttura, avvenuto nel 1654. La scelta di inserire nella composizione Filippo Benizi – non ancora santo, dato che sarà infatti canonizzato soltanto nel 1671 – faceva parte del più esteso programma di promozione dei beati dell’ordine, avviato dai Serviti a partire dalla seconda metà del Quattrocento. I

Domenico Beccafumi, Madonna col Bambino e san Giovannino

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Domenico Beccafumi, Madonna col Bambino e san Giovannino (1540-1545) - Palazzo Barberini - Roma Il dipinto raffigura una Madonna con il seno scoperto, che sta per allattare il Bambino disteso sulle sue gambe, mentre un piccolo San Giovanni fa capolino in alto a sinistra. Le ridotte dimensioni dell’opera suggeriscono che sia stata realizzata per finalità di devozione privata.  In questa piccola tavola, Beccafumi sembra aver riflettuto sulle caratteristiche della pittura di Michelangelo e Leonardo: l’accentuata muscolatura del Bambino e le pennellate sfumate richiamano rispettivamente la lezione dei due maestri fiorentini.  L’opera è uno dei pochi capolavori della collezione della famiglia Barberini ancora conservati nel palazzo: acquistata dallo Stato nel 1959, è entrata subito a far parte delle collezioni della Galleria Nazionale d’arte Antica. (dal sito Palazzo Barberini) Autore: Domenico Beccafumi   (Montaperti

Piero di Cosimo, Santa Maria Maddalena che legge

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Piero di Lorenzo detto PIERO DI COSIMO, Santa Maria Maddalena che legge (1490-1495) - Palazzo Barberini - Roma Santa Maria Maddalena è riconoscibile dal profilo segnato dall’aureola, dai lunghi capelli e dal vaso di unguenti. Quest’ultimo fa riferimento alla visita della Maddalena e delle pie donne al sepolcro nella mattina di Pasqua: giunte sul luogo per imbalsamare il corpo di Gesù con oli profumati, trovarono il sepolcro vuoto, testimoniando per prime la Resurrezione.  I lunghi capelli con cui solitamente viene raffigurata la Maddalena derivano invece da un’erronea interpretazione del Vangelo, che ha portato a confondere la Maddalena con l’ignota prostituta che, pentendosi dei peccati commessi, pianse sui piedi di Gesù e li asciugò con i propri capelli.  Nel dipinto di Piero di Cosimo vi sono tuttavia degli elementi che vanno oltre la tradizionale rappresentazione della santa e rimandano invece alla contemporaneità dell’artis

Caravaggio, San Francesco in meditazione

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, San Francesco in meditazione (1606-1607) - Palazzo Barberini . Roma In uno scenario tenebroso e arido, San Francesco stringe tra le mani un teschio: sta meditando sulla morte, intesa in termini di redenzione dalla vita terrena. Ogni dettaglio reca il marchio dell’umiltà e della penitenza, come il saio strappato sulla spalla, il tronco spezzato e la croce di legno grezzo, chiaro rimando alla passione di Cristo. Teschio e croce mediano il dialogo intimo e profondo di Francesco col divino, in una variante iconografica molto diffusa in periodo controriformistico.  Non a caso il santo, famoso per aver abbracciato un ideale di vita basato sulla povertà, durante uno dei suoi ultimi ritiri in preghiera, avrebbe ricevuto le stimmate, rivivendo i segni fisici della crocifissione. É rappresentato in ginocchio, mostrando solo una parte del volto, illuminato strategicamente tra la guancia destra e le rug