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Jacopo Zucchi, Ritratto di Clelia Farnese

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Jacopo Zucchi, Ritratto di Clelia Farnese (1570 ca.) - Palazzo Barberini - Roma Un’elaborata acconciatura adornata di fiori, una gorgiera di merletto e una collana con gli stemmi di famiglia sono gli attributi utilizzati da Jacopo Zucchi per raffigurare Clelia Farnese. Figlia illegittima del cardinale Alessandro, tra i più influenti esponenti della Curia romana, la giovane è sempre vissuta al centro della vivace vita mondana della città, fatta di feste e banchetti. Jacopo Zucchi, incaricato da Giovan Giorgio Cesarini, primo marito di Clelia, ha dipinto un’immagine iconica e senza tempo: la bellezza della donna, dote per la quale era stata celebrata come la più amabile dama di Roma da turisti e poeti, è resa nobile grazie allo sguardo gelido, alle delicate guance rosse e alla ricca veste. Dopo il primo matrimonio, terminato con la morte dello sposo nel 1585, Clelia diventò l’amante di Ferdinando de’ Medici, cardinale protettore d

Bronzino, Ritratto di Stefano IV Colonna

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Agnolo di Cosimo di Mariano detto BRONZINO, Ritratto di Stefano IV Colonna (1546) - Palazzo Barberini - Roma Il condottiero Stefano IV Colonna, luogotenente di casa Medici che si distinse per la difesa di papa Clemente VII durante il Sacco di Roma del 1527, viene ritratto dal Bronzino con il chiaro intento di mettere in risalto le virtù militari del soggetto. L’armatura brunita, la posa solida e sicura, i gesti delle mani che evidenziano l’elmo e la spada, lo sguardo fermo e fiero descrivono Stefano Colonna al pari di una biografia. La cornice originale del dipinto è decorata con rilievi di armi, con riferimento al mestiere del personaggio ritratto.  Il dipinto, esposto come ritratto funerario nella chiesa fiorentina di san Lorenzo durante la cerimonia funebre del 1548, è firmato e datato sulla base della colonna, che chiude lo spazio a sinistra e allude alla nobile casata di Stefano IV.  Pochi anni prima di realizzare questo

Lorenzo Lotto, Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Lorenzo Lotto, Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria (1524) - Palazzo Barberini - Roma L’iconografia del Matrimonio mistico deriva da un testo medievale che descrive la conversione al cristianesimo di Caterina d’Alessandria. Il testo racconta come, dopo esser stata battezzata, la giovane abbia avuto una visione: nel cielo, tra angeli e santi, le apparvero la Madonna con in grembo il bambino Gesù, il quale infilò al dito di Caterina un anello, facendola sua sposa.  Come nella maggioranza di dipinti di soggetto analogo, i tre protagonisti dell’episodio sono circondati da alcuni santi. Tuttavia, rispetto all’iconografia tradizionale dove viene raffigurato il momento della consegna dell’anello, nel dipinto di Lotto troviamo una variante significativa: Santa Caterina indossa già l’anello al dito e riceve dal bambin Gesù una rosa, simbolo d’amore.  Questo slittamento in avanti della raffigurazione, verso un momento su

Pittore Romano, Madonna Advocata e Cristo benedicente

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Pittore Romano, Madonna Advocata e Cristo benedicente (sec. XI) - Palazzo Barberini - Roma La tavola risale all’XI secolo ed è il dipinto più antico della collezione. La Madonna è rappresentata a mezzo busto, col volto di tre quarti, ed esercita la funzione di Advocata (protettrice), colei che raccoglie le preghiere dei fedeli e intercede presso Gesù. Il volto è indulgente, ma è soprattutto nelle mani che si catalizza il suo potere d’intercessione: una poggia sul petto, l’altra è sollevata, col palmo rivolto verso l’esterno. Il Cristo, la cui presenza è insolita rispetto all’iconografia tradizionale, solleva una mano e poggia l’altra sull’aureola della Madre, in segno di benedizione. La forte bidimensionalità delle figure, il colore steso per campiture contornate da linee nette, la fissità dei tratti somatici rimandano all’arte bizantina.  La cornice presenta una decorazione a palmette e, sul bordo inferiore, l’iscrizione “SˉCˉAVI

Tintoretto, Cristo e l'adultera

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Jacopo Robusti detto TINTORETTO e bottega, Cristo e l'adultera (1549) - Palazzo Barberini - Roma “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Dopo quest’affermazione di Gesù, divenuta proverbiale, tra i personaggi sembra essere calato il silenzio. L’adultera, rimasta in piedi con le braccia sollevate, stava rischiando la lapidazione ma ora è di nuovo libera; la folla di scribi e farisei, che fino a poco tempo prima la circondava, si è allontanata, e l’ultimo di loro visibile sulla destra accanto ai soldati sta per uscire di scena. I discepoli sono schierati a semicerchio alle spalle di Gesù, quasi a formare un blocco di contrapposizione ai farisei. Infatti, in questo episodio, il loro scopo non è punire l’adultera trovata in flagranza di reato, ma far cadere Gesù in contraddizione e sminuirne la popolarità, affidandogli la sentenza sulle sorti della donna. La scena è ambientata in un’architettura di tipo rinascimentale. L

Filippo Lippi, Annunciazione con due donatori

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Filippo Lippi, Annunciazione con due donatori (1435) - Palazzo Barberini - Roma In un sontuoso interno domestico, la Madonna riceve dall’angelo l’annuncio della sua maternità divina, episodio narrato nei Vangeli di Luca e Matteo.  La triplice arcata dello sfondo incornicia i personaggi in primo piano e accelera la prospettiva a cannocchiale che si apre su un  hortus conclusus , il giardino incontaminato simbolo della verginità di Maria. In fondo a destra, fanno capolino due domestiche, quasi spaventate dalla presenza dell’inaspettato visitatore. All’estrema destra i donatori, riservati testimoni della scena.  I ricami dorati dei tessuti, gli arabeschi e i motivi vegetali sugli arredi, le ali e le ciocche dei capelli dell’angelo, i marmi screziati delle colonne, sono resi con estrema minuziosità, il che denota una conoscenza e un’influenza della coeva pittura fiamminga (ugualmente evidente nella  Madonna di Tarquinia , esposta nell

Andrea Sacchi, Allegoria della Divina Sapienza

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Andrea Sacchi, Allegoria della Divina Sapienza (1629-1631) - Volta della Sala del Mappamondo - Palazzo Barberini - Roma L’affresco celebra la Divina Sapienza, un tema dalle forti valenze politiche ed encomiastiche. La complessa iconografia deriva dal Libro della Sapienza, scritto dell’Antico Testamento attribuito al re Salomone, prototipo del re saggio e illuminato assistito dalla sapienza divina, a cui Urbano VIII si paragona.  La personificazione della Divina Sapienza è seduta in trono al centro della scena. È circondata da undici figure femminili, incarnazioni dei suoi attributi divini: a sinistra, Nobiltà (corona di Arianna), Eternità (serpente nell’atto di mordersi la coda), Soavità (lira), Divinità (triangolo), Giustizia (bilancia), Forza (clava), Beneficenza (spiga di grano); a destra, Santità (croce e altare fiammeggiante), Purezza (cigno), Perspicacia (aquila) e Bellezza (Chioma di Berenice). In alto, tra le nubi, appaion

CRISTO MOSTRATO AL POPOLO DI GREGORIO PRETI

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Gregorio Preti, Cristo mostrato al popolo (1645-1655) - Collezione privata L'inserzione dei volti espressivi dei due popolani consentì all'artista di superare la tradizionale raffigurazione dell'Ecce Homo, con il Cristo flagellato e coronato di spine presentato alla folla. L'opera costituisce una filiazione diretta del Pilato che si lava le mani  già presentato nell'articolo di questa mattina, realizzato da Gregorio in collaborazione con il più giovane e talentuoso Mattia. (da Palazzo Barberini) Autore: Gregorio Preti (Taverna 1603 - Roma 1672) Titolo: Cristo mostrato al popolo Supporto: Olio su tela Anno: 1645 - 1655 Misure (cm.): 113 x 157 Posizione: Collezione privata Si trovava: Palazzo Barberini Località: Roma

PILATO SI LAVA LE MANI DEI FRATELLI GREGORIO E MATTIA PRETI

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Gregorio e Mattia Preti, Pilato si lava le mani (1640ca.) - Collezione Rospigliosi presso la sede della Coldiretti - Roma Il quadro illustra due distinti passi del Vangelo: Pilato che si lava le mani e Cristo condotto al calvario. Il dipinto fu realizzato poco dopo il 1640 dai fratelli Gregorio e Mattia Preti , attivi a due mani sulla tela: se la primo spettano i personaggi del gruppo centrale e i due uomini che mimano con le dita il gesto della crocifissione, al secondo possiamo attribuire il gruppo di destra e il bell'armigero con l'alabarda. Autore: Gregorio e Mattia Preti Titolo: Pilato si lava le mani Supporto: Olio su tela Anno: 1640 ca. Misure (cm.): 135 x 320 Posizione: Collezione Rospigliosi presso la sede della Coldiretti Si trovava: Palazzo Barberini Località: Roma

ULTIMA CENA di VALENTIN DE BOULOGNE

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L'Arte di fotografare l'Arte © Photo by Massimo Gaudio Valentin de Boulogne, Ultima Cena (1625-1626) - Palazzo Barberini - Roma Richiesta dal nobile collezionista Asdrubale Mattei per il suo palazzo romano, la commissione dell' Ultima Cena segna un momento decisivo nell'affermazione del pittore francese nella scena artistica romana. In ossequio alla tradizione iconografica consolidata, l'immagine si sviluppa in senso orizzontale, con gli apostoli che si dispongono in perfetto equilibrio intorno alla mensa, spartita dalla bisettrice della composizione, che coincide con la figura di Cristo e con la piega, non a caso cruciforme, della tovaglia. L'apertura centrale e il drammatico chiaroscuro di matrice caravaggesca servono a stabilire un più intimo contatto tra Cristo e l'osservatore, gli unici a conoscere l'identità del traditore, il primo per preveggenza divina, il secondo per il privilegio della sua posizione. (da Palazzo Barberini)

CACCIATA DEI MERCANTI DAL TEMPIO di VALENTIN DE BOULOGNE

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L'Arte di fotografare l'Arte © Photo by Massimo Gaudio Valentin de Boulogne, La cacciata dei mercanti dal tempio (1618-1622) - Palazzo Barberini - Roma La grande tela mette fedelmente in scena l'episodio della cacciata dei mercanti dal tempio di Gerusalemme così come viene descritto in particolare nel Vangelo di Giovanni (2, 12-25). Gesù, entrato nel tempio, scaccia con "una sferza di cordicelle" i venditori di pecore e colombe e rovescia i tavoli dei cambiavalute. La tumultuosa azione è tutta compressa nel primissimo piano. La calca variopinta dei mercanti viene letteralmente travolta e sospinta a destra dall'impeto irresistibile del comando di Gesù, che pure non tradisce nel volto né ira e né violenta. Quasi confrontandosi con il Caravaggio della Vocazione di san Matteo in San Luigi dei francesi, Valentin esplora, in chiave dinamicamente superlativa, gli effetti della potenza del gesto di Cristo. (da Palazzo Barberini) Autore: Valentin d

BUONA VENTURA di SIMON VOUET

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L'Arte di fotografare l'Arte © Photo by Massimo Gaudio Simon Vouet, La buona ventura (1617) - Palazzo Barberini - Roma Un giovanotto dall'aria un po' rustica, si lascia convincere a farsi leggere la mano da una bella indovina, senza accorgersi della trappola che lo attende. Vouet si ispira al dipinto caravaggesco con lo stesso soggetto, oggi ai Musei Capitolini, per restituire una versione più esplicitamente ironica, se non sarcastica, come mostra l'impietosa rappresentazione del giovane ingenuo, più attratto dallo sguardo suadente della zingara che dalle sua capacità divinatorie. Alle sue spalle la vecchia megera ci rende suoi complici esibendo sguaiatamente il gesto volgare della "fiche", che non ha bisogno di traduzione e allude al furto della borsa del malcapitato credulone. Se la pittura è specchio della realtà, "ad vivum depicta", come recita l'iscrizione sul retro della tela, lo è innanzitutto perché anche in pittura non è tutto c

NEGAZIONE DI PIETRO DI JUSEPE DE RIBERA

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Jusepe de Ribera detto LO SPAGNOLETTO, Negazione di Pietro (1615-1616) - Palazzo Barberini - Roma  Il soggetto ebbe molta fortuna tra gli imitatori di Caravaggio, giacché consentiva una ambientazione notturna, con vivaci effetti di luce, uno studio realistico dei tipi fisionomici, nonché una più immediata attualizzazione del racconto evangelico in termini di costumi, attitudini ed atmosfere. Il pittore, memore della concentrata retorica gestuale della messa in scena del Merisi nella Chiamata di san Matteo , rovescia, per così dire, la dinamica drammaturgica dell'azione. Qui è san Pietro, ancora al limite del quadro, ma rimasto solo, ad esser fatto segno di un gesto che lo chiama in causa personalmente, un movimento che si ripete, come un'eco, nella mano scura del vecchio e in quella pallida della donna, cui l'apostolo risponde col proprio gesto, quasi a rendere tangibile il dramma della triplice negazione. (dal sito

SANTA CECILIA E L'ANGELO DI CARLO SARACENI

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Carlo Saraceni, Santa Cecilia e l'angelo (1610) - Palazzo Barberini - Roma Il dipinto è un raffinato saggio di equilibrio formale, luministico e cromatico. La santa, considerata per tradizione patrona della musica, si accinge a un duetto celeste, accordando, istruita dall'angelo, le corde più gravi del suo liuto attiorbato, "ritratto" con meticolosa perizia. E al tema della divina armonia musicale sembrano intonarsi anche le corrispondenze alternate dei colori e il graduale modularsi del chiaroscuro, dalle ombre profonde ai riflessi sul serico panneggio e i lucidi strumenti, fino al candore delle ali angeliche. L'opera, di cui si ignora l'originaria destinazione, è stata oggetto di ipotesi attributive alternative, in particola a favore del francese Guy François (1578-1650) attivo a Roma nel primo decennio del Seicento e non lontano dall'orbita caravaggesca. (da Palazzo Barberini) Autor

SAN FRANCESCO SORRETTO DALL'ANGELO DI ORAZIO GENTILESCHI

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#artiebellezzeitaliane Photo by Massimo Gaudio Orazio Gentileschi, San Francesco sorretto dall'angelo (1612-1613) - Palazzo Barberini - Roma  Come ricorda l'iscrizione della tela, molto probabilmente la tela fu realizzata per decorare l'oratorio romano di San Girolamo alla Carità, fondato nel 1612 dal religioso e compositore Orazio Griffi (1566-1624). Come la produzione musicale dello stesso Griffi, sodale di San Filippo Neri, anche il dipinto commissionato a Orazio Gentileschi (Pisa 1563 - Londra 1639) sembra improntato alla meditazione e alla edificazione spirituale. Francesco non è rappresentato nel momento dell'estasi, ma mentre rivive la passione di Gesù: non a caso il suo deliquio ricorda da vicino le immagini dell'agonia nell'Orto degli ulivi, in cui, dalla fine del XVI secolo, Cristo viene spesso raffigurato quasi privo di sensi e fisicamente sorretto da un angelo. Altrettanto fisici sono i segni delle stimmate e della dolorosa imitazione